Gp Australia: Dominio Renault, a Maranello serve un mezzo miracolo

Ne sono capitate di tutti i colori. Fra incidenti e ingressi in pista della safety car, sicuramente questo Gran Premio d’Australia ha evitato la trappola della noia in servizio permanente effettivo. Eppure, due cose sono rimaste inesorabilmente identiche. La prima: il dominio della Renault. La seconda: la crisi di competitività della Ferrari.
Sui meriti di Alonso e di Briatore, nemmeno val la pena insistere. Sin dal Bahrain si era compreso il vero valore della monoposto transalpina: un missile. Semmai costituisce motivo di turbamento il fatto che a pagare dazio ai piccoli errori e alle minuscole incertezze sia sempre e solo Fisichella.
Non sarebbe male se l’ex geometra di Cuneo, l’abbronzatissimo Flavione, prendesse sul serio la tentazione di aiutare un pilota italiano a laurearsi campione del mondo di F1, 53 anni dopo Ciccio Ascari. Speriamo ne abbia voglia: in fondo, trattasi di impresa sempre rifiutata, a prescindere, dai rivali Montezemolo e Todt.

Viceversa, di titolo iridato a Maranello non possono parlare. Non in questo momento. La storia di una errata scelta delle gomme funziona come esempio di lodevole autocritica, ma non altera la sostanza. In sintesi: la 248 non è abbastanza veloce. Nel Bahrain ci eravamo tutti illusi. I limiti della monoposto obbligano Schumi e Massa ad aumentare i rischi. Con le conseguenze che sappiamo.

Spiegazione. Quando una macchina nasce bene, si fa riconoscere da un dettaglio: non soffre carenze di competitività, le sue prestazioni non dipendono dalle caratteristiche di questo o di quel tracciato. Va forte e basta: esattamente come la Renault di oggi. La nuova Ferrari, invece, somiglia a una seducente incompiuta. Qualcosa di buono esiste, per carità. Ma su ogni circuito ingegneri e piloti sono costretti a cercare la quadra. E la coperta rischia di sembrare sempre troppo corta.

La domanda che milioni di ferraristi si pongono non si fatica ad intuirla: esistono margini per un recupero? Una risposta positiva sarebbe un tributo all’ottimismo. Infatti la Renault ha ancora margini di miglioramento, in nessuna delle tre gare fin qui disputate i piloti di Briatore, pur vincendo sempre, sono stati costretti a forzare al massimo. Anzi, hanno dato l’impressione di prendersela comoda.
Insomma, alla Rossa serve un mezzo miracolo. Per Imola sono annunciate corpose innovazioni tecnologiche. Un segnale che si presta a doppia interpretazione: se bisogna cambiare tanto (e bisogna e in fretta…), allora la situazione non permette di essere allegri. Il nostro amico Jean Todt conosce questi sentieri, li ha percorsi in un passato che speravamo dimenticato. Auguri sinceri: gli serviranno.

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