Gp Montecarlo: Su quella curva il lato oscuro di San Michele

La domenica nera della Ferrari, per la prima volta nella sua storia al via con due macchine confinate in fondo allo schieramento, finisce tra bandiere rosse che sventolano. Rimontando addirittura diciassette posizioni, San Michele chiude quinto e sfiora il podio: grande impresa, degna di lui. Però il mondiale se ne va, in compagnia di Fernando Alonso. O meglio: se ne era andato sabato pomeriggio, nel momento dell’infelice parcheggio alla Rascasse.
Meglio essere chiari, a scanso di equivoci: Schumi non è mica Moggi. Ma nemmeno è Padre Pio. C’è in lui, non da oggi, quello che al cinema, nella saga delle Guerre Stellari, il regista George Lucas ha chiamato «il lato oscuro della Forza».
Forse è vero che i tre commissari che lo hanno spedito dietro la lavagna, cioè in fondo alla griglia, hanno voluto fargli pagare, in un’unica rata, il conto di tanti sospetti accumulati in carriera, dalla collisione con Hill ad Adelaide nel 1994 allo scontro con Villeneuve a Jerez nel 1997. Forse è vero che una ipotesi di colpevolezza è stata trasformata in severissima punizione, pur in assenza di prove certe. E senz’altro sulla drastica decisione dei giudici ha pesato il clima di ostilità che circonda il tedesco ai box: tolti i ferraristi, non ha un amico che sia uno. Ha vinto e guadagnato troppo, per essere amato dai colleghi.

Tutto ciò premesso, la sceneggiata della Rascasse al vostro cronista non è piaciuta. Anche la Formula Uno deve difendere la sua etica. Lo sport, qualunque sport, non è una guerra nella quale ogni mezzo è lecito, pur di arrivare alla vittoria. E i furbi è meglio lasciarli al calcio, così come la convinzione che qualcuno sia necessariamente al di sopra della legge. La verità è che ci sono, da sempre, due Schumacher. Quello di ieri, quello della gara, è fantastico. Quello del sabato dei sospetti, non ci ha mai riempito di entusiasmo, nossignore.

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