Perché ho deciso di sfondare la… Blogosfera con i miei servizi vincenti (e la filosofia d’un approccio a questo microcosmo).

 
11 Novembre 2006 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

di Ubaldo Scanagatta
11 novembre 2006

Beh, quando ho visto che l’aveva fatto Roger Federer, e prima di lui Maria Sharapova, mi sono detto: “E che io sono un blogger più scarso? Sì, un po’ meno forte a tennis, sì un po’ meno bello (mica tanto…), ma di tennis ne vedo e ne ho visto in giro per il mondo quanto e più di loro. Non foss’altro perché, ahimè, ho quasi tre volte gli anni di Maria!”.
Ok, siete caduti su… “Scherzi a parte”. Ma, scherzi a parte, questo blog nasce come una sfida bella (e impossibile?) con il tentativo di farvi partecipi nel modo meno banale possibile di tante cose che vedo, che so, che immagino, che sento in giro per il mondo e nella mia Firenze e alle quali non avevo la possibilità di dar forma fino all’avvento suggestivo e rivoluzionario di Internet … ma anche, attenzione, per dare spazio ai tanti che avrebbero qualcosa da dire (su qualsiasi argomento, come si fa tra amici) e ci terrebbero a dirlo pubblicamente, a farlo sapere.
Mi piacciono più coloro che si firmano con il loro vero nome che quelli che si trincerano dietro l’anonimato (ci vuole più coraggio e senso della responsabilità) ma se sentirsi più coperti consente di essere più sinceri, beh, fate come volete.
Lo spazio è l’unica cosa che non ci mancherà mai. Semmai il tempo…
Mi dicono gli internettiani e i titolari dei blog che una volta che ci cadi dentro non ne esci più, 25 ore su 24…e addio qualità della vita. A proposito di qualità, dalla qualità (e non solo dalla quantità) di questa interazione _ sostantivo di gran moda _ dipenderà il successo di questo blog. Oltre che dai suoi contenuti che mi riprometto, anche con l’aiuto di volenterosi amici e validi colleghi che me l’hanno offerto, di provare a migliorare sempre.
Vi chiedo di aspettare un po’ prima di stendere giudizi definitivi sul mio “neonato” perché…si sa che i parti sono sempre un po’ agitati, concitati, la lucidità non è sempre presente, si crede di aver pensato a tutto, di aver preso tante cautele, ma l’imprevisto è sempre in agguato, qualcosa ci è sempre sfuggito. E poi questa è la prima…paternità.
Ancora. Questo blog nasce dall’esigenza (tutta mia, spero anche vostra) di approfittare di tutti i viaggi che da 30 anni faccio dietro a quella pallina gialla come cronista (dopo averci corso dietro altri 20 anche come tennista di …belle speranze e modesti risultati) per dare ai lettori più informazioni, più spunti di riflessione, più opinioni, di quanto mi sia altrimenti possibile offrire. La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno hanno ospitato anche più di 300 miei articoli all’anno, ma le misure standard dei “pezzi” _ anche per via del formato tabloid _ non sono certo cresciute.
I giornali, si sa, o hanno spazi sempre più limitati (soprattutto dacchè, nello sport, il calcio se li è mangiati quasi tutti), o escono a cadenze periodiche (quindicinali, mensili) facendoti perdere l’immediatezza. E anche in tv un discorso minimamente approfondito di più di 30 secondi, fra un punto e l’altro, difficilmente si riesce a farlo, anche quando se ne abbia la capacità.
Penso sì che un blog debba rappresentare l’occasione per scambiarci amichevolmente qualche riflessione, ma debba essere anche leggero, scherzoso come una chiacchierata fra amici, possibilmente stimolante. E magari un tantino imprevedibile.
Come mi comporterò con le varie istituzioni del tennis, dalle federazioni a quegli organismi ricchi di sigle (ATP, WTA, ITF, FIT e chi più ne ha…), con i giocatori, i giornali, i colleghi?
Cercherò di essere soprattutto franco, non necessariamente in modo brutale, ma il più chiaro possibile sì, anche nell’esprimere opinioni che in quanto tali _ la cultura anglo-americana docet _ non dovranno essere confuse con i fatti assodati. Esprimendole nel modo più aperto esprimerò me stesso, senza sognare di raggiungere l’unanimità.
Chi mi rimprovera di essere spesso troppo critico, probabilmente si radicherà ancor più in questa convinzione. Severo sono stato a volte con i tennisti italiani, in buona fede e non per partito preso, principalmente per… passione, talvolta per senso di frustrazione. Sono 28 anni che non riusciamo a piazzare un tennista italiano nelle semifinali d’uno Slam, Barazzutti a Parigi…e fece un game con Borg!). Frustrazione perché mi auguravo che alcuni facessero di più e talvolta (penso a Omar Camporese, ad esempio, e non certo a Renzo Furlan, penso a Adriano Panatta che pure è stato un grande, e non certo a Corrado Barazzutti) sono convinto che avrebbero potuto farlo. Nei confronti di professionisti di alto livello, siano tennisti, dirigenti, ma anche giornalisti della carta stampata, commentatori televisivi, è giusto pretendere il massimo della professionalità. Qualcuno si offenderà? Pazienza. Mi sono scontrato per 20 anni con il presidente della Federtennis Paolo Galgani _ quando avrei avuto tutto l’interesse ad andarci d’accordo, e politica sportiva a parte eravamo abbastanza amici da giocare a tennis e a Peppa insieme al circolo tennis Firenze _ non mi sono parlato per anni con Adriano Panatta (e poi abbiamo ricominciato a farlo), con Corrado Barazzutti (e non abbiamo ricominciato), ho avuto contrasti anche con alcuni colleghi (superiori come pari grado, nei giornali come in tv) e certamente tante volte (magari troppe…) ho avuto torto, ma ad ispirarmi non è mai stato il calcolo.
Non ho mai avuto un carattere…facile. Ma se avevo un’opinione ho sempre cercato di esprimerla, piacesse o no, chiunque fosse il mio interlocutore. E questo farò anche in questo blog. Se poi qualche commento troppo critico, o ironico, all’indirizzo di qualche dirigente, di qualche tennista, provocherà in loro reazioni così negative da negarmi un’intervista…anche qui pazienza. Troppi giornali (perché magari coinvolti nell’organizzazione di un evento), troppi giornalisti accettano continui compromessi pur di conservare l’amicizia, la simpatia, l’accesso a questo o quel canale preferenziale. Tanti colleghi, magari amici, si giustificano dicendo “me lo chiede il giornale”. Io non la penso così. Ognuno deve rispondere di se stesso. E’ chiaro che anche a me piace ottenere un’”esclusiva” _ che poi non si sa mai fino a che punto sia tale, perché magari dopo 10 minuti il tuo interlocutore parla con una tv, una radio, un collega _ ma non al punto di rinunciare alla propria dignità. Anche perché, comunque, il tennis, lo sport, non potrà mai essere questione di vita o di morte. Eppoi la propria credibilità, alla lunga, vale più di qualsiasi dichiarazione, o SGUB (alla Biscardi…), strappata alla benevolenza di un intervistato di fronte al quale ci si è inginocchiati per un motivo o per l’altro. Ciò detto non sono per nulla d’accordo con il mio grande amico Rino Tommasi che professa sempre la sua coerenza. Io, certo più imperfetto, mi accorgo spesso di sbagliare (magari in ritardo) e allora cambio idea senza vergognarmene (anche se lì per lì, e magari più a lungo del dovuto, l’orgoglio mi frena ad ammetterlo).
Se riuscirò ad essere interessante, non banale, non so. Non sta a me dirlo. So soltanto che se non lo fossi mai stato non lo diventerei adesso.
Come andrà quest’esperimento davvero non lo so, il neonato deve ancora emettere i primi vagiti, poi imparare a stare in piedi da solo, camminare e _ chissà _ correre. A muoverlo sarà il mio amore per il tennis, per lo sport, per la scrittura e anche per …la lettura perché certamente leggerò tutto quello che mi scriverete, quello che vorrete commentare, aprendo sempre nuovi fronti di discussione…). Mi piacerebbe anche riuscire a dare un contributo positivo alle problematiche che affronterò, che affronteremo, ma questo è forse un progetto troppo ambizioso e non vorrei sconfinare nella presunzione.
Tante volte noi giornalisti, e anche voi lettori, facciamo l’errore di credere che chi prende una decisione (il dirigente, lo sportivo, il manager) lo faccia per superficialità, per arroganza. Beh, talvolta è così, ma non sempre. Anzi spesso non lo è affatto. Approfondire, capire perché sono state prese, spiegarle a chi non ha la possibilità di appurare, è uno dei compiti del bravo giornalista. Speriamo, qui, di essere all’altezza.
L’aspetto economico, sempre importante, per ora è secondario. Certo mi conforta l’aver appena letto che Google nel Regno Unito ha superato il fatturato dell’advertising del quarto canale televisivo britannico, Channel Four, e anche che la distanza fra il fatturato advertising dei web-sites si sta avvicinando a passi di gigante (progressi percentuali in doppia cifra) a quello della stampa scritta. Insomma quel che non è stato finora, sembra stia per accadere anche se il futuro non è mai semplice da predire, nemmeno per il Mago Ubaldo (questa era una rubrica che tenevo anni addietro su Matchball, la rivista “papà” di Matchpoint cui ancora adesso collaboro: azzardavo una cinquantina di previsioni all’inizio dell’anno e alla fine si faceva il bilancio di quelle indovinate e quelle no).
In conclusione (e sarò certo più sintetico d’ora in avanti, perché questo mondo di Internet va sempre di fretta) fra i motivi per cui apro questo blog _ e non vorrei parlare di filosofia del blog…_ c’è il desiderio di comunicare quel che penso a gente che vorrebbe far la stessa cosa, migliorare le mie capacità di scrittura (è una battaglia continua, vorrei scrivere sempre più chiaramente, concisamente, efficacemente senza dovermi arrampicare in mille frasi per esprimere un’idea) e dare modo a me stesso di leggere sempre di più cose interessanti senza doverlo considerare un lavoro, e sempre più spesso con il sorriso sulle labbra.
Augurando a voi e a me stesso di passare piacevolmente un po’ di tempo insieme, insieme alle nostre passioni, alle nostre sensazioni, alle nostre curiosità, buona…navigazione a tutti, ci sentiamo on line
Ubaldo Scanagatta

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1 Commento a “Perché ho deciso di sfondare la… Blogosfera con i miei servizi vincenti (e la filosofia d’un approccio a questo microcosmo).”

  1. Paolo Saccenti scrive:

    Ciao Ubaldo

    ma tu ti interessi anche di vela , non solo di tennis! A gennaio parte la coppa America, si può parlare anche di vela ?

    ciao

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