Commenti a: Siamo alla canna del gas da 30 anniLa vergogna di Madrid http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431 Il blog ufficiale di Ubaldo Scanagatta (tennis, calcio, vela e altri sport) Fri, 10 May 2013 17:05:39 +0000 http://wordpress.org/?v=2.3.3 Di: TCC'75 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87637 TCC'75 Mon, 27 Oct 2008 19:20:09 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87637 Non solo siamo alla canna del gas. Temo che la bombola sia anche finita! Non solo siamo alla canna del gas. Temo che la bombola sia anche finita!

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Di: Roberto Commentucci http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87622 Roberto Commentucci Mon, 27 Oct 2008 09:55:16 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87622 Caro Gudpis, la tua analisi è assolutamente corretta. Quello che manca è una rete periferica di centri di eccellenza, rete periferica che non può essere costituita solo da academies private, che restano fuori portata per troppa gente. Credo che la FIT ne sia consapevole. Tempo fa, circa un anno fa, si era sparsa la voce che la Federazione intendeva stipulare un accordo con i principali team privati italiani, per costruire una rete pubblico-privata di centri tecnici di eccellenza volta a consentire una migliore copertura del territorio. La FIT avrebbe sostenuto parte delle spese incontrate dai giovani talenti meritevoli e desiderosi di allenarsi in tali centri (molti dei quali fanno capo ai principali coach e team di giocatori italiani: Blue Team, Match Ball Firenze, Caldaro, Palpacelli a Palermo, Rizzo a Catania, etc.) nello stesso tempo realizzando un più attento monitoraggio sulle metodologie di allenaamento e sulla programmazione. Purtroppo l'accordo tra team privati e Federazione non è stato ancora trovato. Poi l'affare Bolelli ha complicato ulteriormente le cose, anche se sembra che il dialogo con gli altri Team sia ripreso. Io credo che intorno a questa questione ruoti, davvero, il futuro del nostro tennis. Appena avrò maggiori notizie, ci scriverò su un articolo. Caro Gudpis, la tua analisi è assolutamente corretta. Quello che manca è una rete periferica di centri di eccellenza, rete periferica che non può essere costituita solo da academies private, che restano fuori portata per troppa gente.
Credo che la FIT ne sia consapevole. Tempo fa, circa un anno fa, si era sparsa la voce che la Federazione intendeva stipulare un accordo con i principali team privati italiani, per costruire una rete pubblico-privata di centri tecnici di eccellenza volta a consentire una migliore copertura del territorio. La FIT avrebbe sostenuto parte delle spese incontrate dai giovani talenti meritevoli e desiderosi di allenarsi in tali centri (molti dei quali fanno capo ai principali coach e team di giocatori italiani: Blue Team, Match Ball Firenze, Caldaro, Palpacelli a Palermo, Rizzo a Catania, etc.) nello stesso tempo realizzando un più attento monitoraggio sulle metodologie di allenaamento e sulla programmazione.
Purtroppo l’accordo tra team privati e Federazione non è stato ancora trovato. Poi l’affare Bolelli ha complicato ulteriormente le cose, anche se sembra che il dialogo con gli altri Team sia ripreso.
Io credo che intorno a questa questione ruoti, davvero, il futuro del nostro tennis.
Appena avrò maggiori notizie, ci scriverò su un articolo.

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Di: Stefano Grazia http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87475 Stefano Grazia Thu, 23 Oct 2008 14:29:23 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87475 Gudpis,mi sa che siamo d'accordo. E queste cose le scrivevamo gia' noi a g&f l'anno scorso ma essendo Genitori e non Addetti ce ne hanno dette di tutti i colori...Centri Provinciali e Regionali che accolgano i Migliori e li facciano allenare insieme perche' e' questo che rende superiore il concetto di Academy rispetto al Circoletto sotto casa: la possibilita' di allenarti e competere con i piu' forti. Se poi riesci anche a non buttare a mare il tuo rapporto col tuo Maestro di fiducia, allora hai fatto jackpot... Tutti questi discorsi potremo forse riprenderli presto su G&F in compagnia di Hulk Mad Max e Andrew che su questi argomenti hanno prodotto tonnellate di posts... Gudpis,mi sa che siamo d’accordo. E queste cose le scrivevamo gia’ noi a g&f l’anno scorso ma essendo Genitori e non Addetti ce ne hanno dette di tutti i colori…Centri Provinciali e Regionali che accolgano i Migliori e li facciano allenare insieme perche’ e’ questo che rende superiore il concetto di Academy rispetto al Circoletto sotto casa: la possibilita’ di allenarti e competere con i piu’ forti. Se poi riesci anche a non buttare a mare il tuo rapporto col tuo Maestro di fiducia, allora hai fatto jackpot…
Tutti questi discorsi potremo forse riprenderli presto su G&F in compagnia di Hulk Mad Max e Andrew che su questi argomenti hanno prodotto tonnellate di posts…

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Di: Gudpis http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87466 Gudpis Thu, 23 Oct 2008 10:54:27 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87466 Cari Roberto/Wik ciao direi di si: tutto questo puzzle descritto da tanti post ci riconduce poi a tante piccole verità che messe insieme descrivono bene lo stato del nostro tennis. Roberto, sono uno che per campare si occupa di vendite nel mondo dell'industria, e questo mi porta a comprendere e sottoscrivere tutto quello che hai brillantemente enunciato, comprese le dinamiche produttive dei nostri tempi. Voglio adesso proporti un ragionamento meno aziendalistico e più pubblicistico applicato al sistema di gestione del governo federale, concentrando l’attenzione ovviamente solo sui giovani potenziali (mai arrivati) campioni in Italia. Mi spiego meglio: la concorrenza, in un sistema super dispersivo come il nostro potrebbe essere uno stimolo per i circoli. Bisogna però analizzare qual'è il fattore di concorrenza tra circoli, che cosa si confronta. Nella mia realtà questo fattore è riconducibile spessissimo (purtroppo) al numero dei soci non al numero degli allievi della scuola e ai loro risultati. Quindi quello della concorrenza è un aspetto che porrei in successivamente rispetto ad alcuni fattori di carattere procedurale e dunque di amministrazione federale. Dobbiamo ridare (a mio avviso) una spina dorsale al movimento, rendere chiari gli steps di evoluzione didattica di potenziali talenti, dall'avviamento fino alla crescita. Come farlo? In primis nella fase dell'avviamento possiamo sfruttare la nostra struttura capillare. Incentivare forme di collaborazione tra circoli, far funzionare i consigli regionali, mandarli alla ricerca di sponsorizzazioni per sovvenzionare la rete di "reclutamento" dei giovani. Tutto in uno schema di estrema semplicità, evitando complicazioni e burocrazie asfissianti, formo restando la necessità di non fare danni, quindi schierando personale all’altezza. Secondo step: problema cronico: mio figlio è forte che faccio, dove lo porto. Nel circoletto reclutatore non può stare, ma non posso neanche mandarlo da Bollettieri (vedi Quinzi). Qui per me è il fulcro del problema: disperdiamo talenti in questa fase. Occorre creare delle strutture (quali e come ne riparleremo) dove allenare i migliori e dove far rifluire in continuazione le seconde e terze scelte (che non vanno buttate a mare al primo screening in quanto non tutti abbiamo una maturazione psico/fisica/attitudinale) in un ottica di confronto continuo con le scuole di avviamento sottostanti. Poi da questi centri usciranno coloro che troveranno coach privati e team (livello pro o quasi) a suon di risultati, o si potranno ancor di più sovrapporre strutture nazionali. Questo è uno schema simbolico dove si descrive quello che manca e quello che si dovrebbe fare secondo me. Non è importante soffermarsi sui miei steps, le cose si possono organizzare anche diversamente. L’importante a mio avviso è darsi una struttura certa, evitare i buchi, i tempi morti, non sprecare talenti nell’incertezza. Dare una via. Bandire gli una tantum. Credo che sia cruciale porre l'attenzione sulla produzione, su quello che si fa e che si crea in modo da far sì che la concorrenza diventi virtuosa e non tra poveri. Il Pia in quest’ottica potrebbe essere una buona cosa. Occorre dargli delle vie d’uscite verso l’alto. Mi sono spiegato? Bohhh. Caro Roberto & C. cosa ne pensate di questa visione. Un saluto! Cari Roberto/Wik ciao
direi di si: tutto questo puzzle descritto da tanti post ci riconduce poi a tante piccole verità che messe insieme descrivono bene lo stato del nostro tennis.
Roberto, sono uno che per campare si occupa di vendite nel mondo dell’industria, e questo mi porta a comprendere e sottoscrivere tutto quello che hai brillantemente enunciato, comprese le dinamiche produttive dei nostri tempi.
Voglio adesso proporti un ragionamento meno aziendalistico e più pubblicistico applicato al sistema di gestione del governo federale, concentrando l’attenzione ovviamente solo sui giovani potenziali (mai arrivati) campioni in Italia.
Mi spiego meglio: la concorrenza, in un sistema super dispersivo come il nostro potrebbe essere uno stimolo per i circoli. Bisogna però analizzare qual’è il fattore di concorrenza tra circoli, che cosa si confronta. Nella mia realtà questo fattore è riconducibile spessissimo (purtroppo) al numero dei soci non al numero degli allievi della scuola e ai loro risultati.
Quindi quello della concorrenza è un aspetto che porrei in successivamente rispetto ad alcuni fattori di carattere procedurale e dunque di amministrazione federale.
Dobbiamo ridare (a mio avviso) una spina dorsale al movimento, rendere chiari gli steps di evoluzione didattica di potenziali talenti, dall’avviamento fino alla crescita.
Come farlo? In primis nella fase dell’avviamento possiamo sfruttare la nostra struttura capillare. Incentivare forme di collaborazione tra circoli, far funzionare i consigli regionali, mandarli alla ricerca di sponsorizzazioni per sovvenzionare la rete di “reclutamento” dei giovani. Tutto in uno schema di estrema semplicità, evitando complicazioni e burocrazie asfissianti, formo restando la necessità di non fare danni, quindi schierando personale all’altezza.
Secondo step: problema cronico: mio figlio è forte che faccio, dove lo porto. Nel circoletto reclutatore non può stare, ma non posso neanche mandarlo da Bollettieri (vedi Quinzi). Qui per me è il fulcro del problema: disperdiamo talenti in questa fase. Occorre creare delle strutture (quali e come ne riparleremo) dove allenare i migliori e dove far rifluire in continuazione le seconde e terze scelte (che non vanno buttate a mare al primo screening in quanto non tutti abbiamo una maturazione psico/fisica/attitudinale) in un ottica di confronto continuo con le scuole di avviamento sottostanti.
Poi da questi centri usciranno coloro che troveranno coach privati e team (livello pro o quasi) a suon di risultati, o si potranno ancor di più sovrapporre strutture nazionali.
Questo è uno schema simbolico dove si descrive quello che manca e quello che si dovrebbe fare secondo me. Non è importante soffermarsi sui miei steps, le cose si possono organizzare anche diversamente. L’importante a mio avviso è darsi una struttura certa, evitare i buchi, i tempi morti, non sprecare talenti nell’incertezza. Dare una via. Bandire gli una tantum.
Credo che sia cruciale porre l’attenzione sulla produzione, su quello che si fa e che si crea in modo da far sì che la concorrenza diventi virtuosa e non tra poveri.
Il Pia in quest’ottica potrebbe essere una buona cosa. Occorre dargli delle vie d’uscite verso l’alto.
Mi sono spiegato? Bohhh.
Caro Roberto & C. cosa ne pensate di questa visione. Un saluto!

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Di: Avec Double Cordage http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87429 Avec Double Cordage Wed, 22 Oct 2008 18:37:53 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87429 vero o falso? vero o falso?

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Di: Avec Double Cordage http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87428 Avec Double Cordage Wed, 22 Oct 2008 18:37:08 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87428 ok Stefano andiamo a punti, sono molti, io parto con questo punto 1.) in Spagna i juniores giocano molti tornei futures e pochi tornei di Mickey Mouse ok Stefano andiamo a punti, sono molti, io parto con questo punto

1.) in Spagna i juniores giocano molti tornei futures e pochi tornei di Mickey Mouse

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Di: Stefano Grazia http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87423 Stefano Grazia Wed, 22 Oct 2008 16:48:27 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87423 Dunque, avevo scritto un post che NON mi e’ stato accettato...FERMI TUTTI, la presunta censura non c’entra nulla ma e’ piuttosto uno dei lati negativi del vivere nel terzo mondo dove si passa dall’eta’ della pietra a quella del razzo in 100 metri e quindi cosa vuoi che sia un Provider che fa i capricci un giorno si e l’altro pure ... Ero stato invogliato alla discussione dall’annotazione di Gudpis riguardo all’eccesso di minicircoli in guerra fra loro come nell’Italia dei Comuni e ricordavo che anch’io, ovviamente su G&F (notate l’imponente campagna promozionale che lascia presagire a una prossima riapertura...)tanto tempo fa avevo registrato una eccessiva proliferazione di Circoli nella stessa Bologna col risultato che ognuno di loro aveva non piu’ di uno,massimo due U10 o U12 di un certo livello (diciamo quelli che hanno qualche ambizione agonistica) col risultato che raramente giocano fra loro e Il risultato di questa dispersione anche secondo me rallenta il miglioramento dei ragazzini (della serie A Egregie cose l’Animo Accendon L’urne dei Forti...) ed e’ uno dei motivi che mi fa preferire le Academies rispetto al Circolo... Non ricordo poi se scrivevo altre cose ma rnnovavo l’invito all’Autorevole Commentucci a scrivere un’ Inchiesta dal titolo VIAGGIO FRA LE FEDERAZIONI DA COPIARE, invito gia’ rivolto a seguito dell’articolo di UBS Francesi Si, Italiani No che ripeteva le considerazioni fatte per gli Argentini...Ora e’ indubbio che anche i francesi maschi non hanno vinto uno Slam dai tempi di Noe’, anzi di Noah, ma e’ indubbio che di giocatori da top 10-20 ne hanno creati e ne hanno sempre avuti negli ultimi 30 anni...Come faceva notare il redivivo Kill Bill, poi, se i Francesi hanno il RG a cui attingere, che dire degli Spagnoli? Insomma, cosa fanno di diverso da noi le Federazioni Francesi e Spagnole e perche’ non e’ possibile copiare un modello vincente? Qui non si tratta di vincere lo Slam (che li’ ci vuole culo) ma di creare giocatori in grado di farlo, di arrivare in semi o in finale che poi se becchi Sampras o Federer c’e’ poco da recriminare, ci ha perso anche Agassi... O ha ragione il Vaffantennista andrew quando sostiene che il problema e’ il Sistema, una Federazione che si regge (e’ schiava?) su Associazioni (i Circoli) che non sono Associazioni Sportive e che anzi nello trasformarsi in queste ultime economicamente hanno tutto da perdere? (non ci crederete ma postare sta schifezza di post ci son volute tre ore...) Dunque, avevo scritto un post che NON mi e’ stato accettato…FERMI TUTTI, la presunta censura non c’entra nulla ma e’ piuttosto uno dei lati negativi del vivere nel terzo mondo dove si passa dall’eta’ della pietra a quella del razzo in 100 metri e quindi cosa vuoi che sia un Provider che fa i capricci un giorno si e l’altro pure … Ero stato invogliato alla discussione dall’annotazione di Gudpis riguardo all’eccesso di minicircoli in guerra fra loro come nell’Italia dei Comuni e ricordavo che anch’io, ovviamente su G&F (notate l’imponente campagna promozionale che lascia presagire a una prossima riapertura…)tanto tempo fa avevo registrato una eccessiva proliferazione di Circoli nella stessa Bologna col risultato che ognuno di loro aveva non piu’ di uno,massimo due U10 o U12 di un certo livello (diciamo quelli che hanno qualche ambizione agonistica) col risultato che raramente giocano fra loro e
Il risultato di questa dispersione anche secondo me rallenta il miglioramento dei ragazzini (della serie A Egregie cose l’Animo Accendon L’urne dei Forti…) ed e’ uno dei motivi che mi fa preferire le Academies rispetto al Circolo…
Non ricordo poi se scrivevo altre cose ma rnnovavo l’invito all’Autorevole Commentucci a scrivere un’ Inchiesta dal titolo VIAGGIO FRA LE FEDERAZIONI DA COPIARE, invito gia’ rivolto a seguito dell’articolo di UBS Francesi Si, Italiani No che ripeteva le considerazioni fatte per gli Argentini…Ora e’ indubbio che anche i francesi maschi non hanno vinto uno Slam dai tempi di Noe’, anzi di Noah, ma e’ indubbio che di giocatori da top 10-20 ne hanno creati e ne hanno sempre avuti negli ultimi 30 anni…Come faceva notare il redivivo Kill Bill, poi, se i Francesi hanno il RG a cui attingere, che dire degli Spagnoli?
Insomma, cosa fanno di diverso da noi le Federazioni Francesi e Spagnole e perche’ non e’ possibile copiare un modello vincente? Qui non si tratta di vincere lo Slam (che li’ ci vuole culo) ma di creare giocatori in grado di farlo, di arrivare in semi o in finale che poi se becchi Sampras o Federer c’e’ poco da recriminare, ci ha perso anche Agassi…
O ha ragione il Vaffantennista andrew quando sostiene che il problema e’ il Sistema, una Federazione che si regge (e’ schiava?) su Associazioni (i Circoli) che non sono Associazioni Sportive e che anzi nello trasformarsi in queste ultime economicamente hanno tutto da perdere?
(non ci crederete ma postare sta schifezza di post ci son volute tre ore…)

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Di: wik http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87398 wik Wed, 22 Oct 2008 10:31:39 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87398 Leggo tante belle cose qui in fondo, tutte vere e tutte che fanno quel pezzettino in piú di un puzzle che si chiama "ma quanti problemi ha il tennis Italiano !!!!" Si perché se si vuole cercare una ragione non la troviamo, ve ne sono tante e piccole che messe tutte assieme danno quel risultato finale ben esposto da Scanzi. Leggo tante belle cose qui in fondo, tutte vere e tutte che fanno quel pezzettino in piú di un puzzle che si chiama “ma quanti problemi ha il tennis Italiano !!!!”
Si perché se si vuole cercare una ragione non la troviamo, ve ne sono tante e piccole che messe tutte assieme danno quel risultato finale ben esposto da Scanzi.

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Di: Roberto Commentucci http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87391 Roberto Commentucci Wed, 22 Oct 2008 08:55:42 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87391 Caro Gudpis, è per me molto interessante quello che mi racconti sulle realtà periferiche, che conosco molto poco. Forse la mia visione è distorta dalla mia formazione pregressa (mi occupo di economia) ma mi pare che il problema che mi descrivi sia assimilabile a quello, tipicamente italiano, della sostenibilità del modello della piccola impresa. Una SAT, infatti, può essere assimilata ad una impresa che produce servizi. Ha un input (impianti, materiale tecnico, risorse umane, risorse manageriali) e un output (giovani agonisti). Storicamente, il modello italiano di piccola impresa si regge sulla capacità di innovare in settori di nicchia, grazie alla capacità di agire in modo flessibile e destrutturato. In questo modo, gli svantaggi della dimensione piccola sono minimi, mentre si massimizzzano i vaantaggi della snellezza operativa. Negli ultimi 20 anni, tuttavia, l'innovazione tecnologica è diventata più rapida, e presuppone investimenti in ricerca e sviluppo che sono alla portata solo delle imprese più grandi. A questo, nell'impossibilità di concentrare la proprietà delle imprese, (tutti vogliono mantenere il controllo sulla loro realtà) si è risposto con la creazione dei "distretti industriali", che sono delle reti di piccole imprese, che mettono a fattor comune le attività, come la ricerca, sulle quali non potrebbero investire da sole. Allo stesso modo, con i PIA la FIT ha cercato di replicare quel modello dei distretti industriali, per formare una massa critica di agonisti, per cercare di uniformare e migliorare la qualità dell'addestramento, tentando nel contempo di fornire, a un costo ritenuto non eccessivo, un know-how comune e di qualità certificata. Ma perché il sistema risponda, occorrono 2 cose: la prima è la volontà sincera dei gestori delle piccole SAT di cooperare fra loro; con le gelosie e le ripicche da condominio non si mette a fattor comune un bel nulla e il nostro autolesionistico individualismo italico trionfa; la seconda, connessa con la prima, è che ci sia effettiva concorrenza fra le scuole. E tra vincoli al trasferimento e valore legale della targa abbiamo visto che la concorrenza è molto tenue, a mi avviso per volontà espressa dei circoli, tutti, grandi e piccoli, PIA e non PIA. Solo la concorrenza del resto, porta alla volontà di migliorare il prodotto/servizio; se non c'è concorrenza, ognuno coltiva il proprio piccolo orticello, con i figli dei soci limitrofi, e la portata innovativa dei PIA si riduce. Non si cambia nulla, non c'è progresso, ma solo stagnazione, perché il nuovo know-how aggiornato, che la FIT vuole diffondere, non interessa a nessuno. Ma così, gli agonisti non escono, e si tira a campare. Forse il mio è un discorso astratto e lontano dalla realtà, aspetto con interessse il tuo parere, Gudpis. Caro Gudpis, è per me molto interessante quello che mi racconti sulle realtà periferiche, che conosco molto poco.
Forse la mia visione è distorta dalla mia formazione pregressa (mi occupo di economia) ma mi pare che il problema che mi descrivi sia assimilabile a quello, tipicamente italiano, della sostenibilità del modello della piccola impresa.
Una SAT, infatti, può essere assimilata ad una impresa che produce servizi. Ha un input (impianti, materiale tecnico, risorse umane, risorse manageriali) e un output (giovani agonisti).
Storicamente, il modello italiano di piccola impresa si regge sulla capacità di innovare in settori di nicchia, grazie alla capacità di agire in modo flessibile e destrutturato.
In questo modo, gli svantaggi della dimensione piccola sono minimi, mentre si massimizzzano i vaantaggi della snellezza operativa.
Negli ultimi 20 anni, tuttavia, l’innovazione tecnologica è diventata più rapida, e presuppone investimenti in ricerca e sviluppo che sono alla portata solo delle imprese più grandi.
A questo, nell’impossibilità di concentrare la proprietà delle imprese, (tutti vogliono mantenere il controllo sulla loro realtà) si è risposto con la creazione dei “distretti industriali”, che sono delle reti di piccole imprese, che mettono a fattor comune le attività, come la ricerca, sulle quali non potrebbero investire da sole.
Allo stesso modo, con i PIA la FIT ha cercato di replicare quel modello dei distretti industriali, per formare una massa critica di agonisti, per cercare di uniformare e migliorare la qualità dell’addestramento, tentando nel contempo di fornire, a un costo ritenuto non eccessivo, un know-how comune e di qualità certificata.
Ma perché il sistema risponda, occorrono 2 cose:
la prima è la volontà sincera dei gestori delle piccole SAT di cooperare fra loro; con le gelosie e le ripicche da condominio non si mette a fattor comune un bel nulla e il nostro autolesionistico individualismo italico trionfa;
la seconda, connessa con la prima, è che ci sia effettiva concorrenza fra le scuole. E tra vincoli al trasferimento e valore legale della targa abbiamo visto che la concorrenza è molto tenue, a mi avviso per volontà espressa dei circoli, tutti, grandi e piccoli, PIA e non PIA. Solo la concorrenza del resto, porta alla volontà di migliorare il prodotto/servizio; se non c’è concorrenza, ognuno coltiva il proprio piccolo orticello, con i figli dei soci limitrofi, e la portata innovativa dei PIA si riduce. Non si cambia nulla, non c’è progresso, ma solo stagnazione, perché il nuovo know-how aggiornato, che la FIT vuole diffondere, non interessa a nessuno.
Ma così, gli agonisti non escono, e si tira a campare.
Forse il mio è un discorso astratto e lontano dalla realtà, aspetto con interessse il tuo parere, Gudpis.

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Di: Gudpis http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87380 Gudpis Wed, 22 Oct 2008 06:27:44 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2431#comment-87380 @Roberto concordo ancora con te, anche se tu rispetto a me hai una visione più centrale, io periferica. I Pia vanno bene, ma da noi sono stati concessi ad alcuni circoli, e di differente rispetto ad una Sat c'è solo la tabella esposta nel circolo stesso. Comunque capisco che con la dislocazione territoriale dei circoli che abbiamo... tanto di più non si può fare. Una leva possibile sarebbe incentivare la nascita di queste macrostrutture: mi spiego meglio. Gestisco un piccolo circolo, e nel raggio di 5/7 km dal mio ce ne sono altri 4/5 tutti con Sat, uno addirittura nel Pia. 10/15 km: 12/13 circoli tutti con scuola! e la cosa della che gestiamo 30/40 ragazzi massimo ognuno. Facciamo fatica a trovare personale qualificato (istruttori o maestri federali), non facciamo preparazione atletica come si deve e garantiamo un servizio di serie C. Quando esce qualcuno bravino apriti cielo! Rivalità gelosie lotte, sirene da parte dei limitrofi che vogliono fregartelo ecc. Così non si va da nessuna parte!. Ho proposto un coordinamento/fusione tra scuole, mi hanno guardato come fossi un marziano. Quindi, o ce lo impone (o incentiva) la Fit o non si caverà un ragno dal buco. Altra cosa sarebbe la gestione di un monitoraggio da parte di tecnici federali per verificare la didattica nelle sat. Ce ne fossa una che applica lo stesso metodo di insegnamento. Per adesso non abbiamo mai visto nessuno e secondo me sarebbe importante aumentare le possibilità di confronto. Mi fa piacere che sembra che siamo un pò tutti ritornati sul piano delle proposte. @Roberto
concordo ancora con te, anche se tu rispetto a me hai una visione più centrale, io periferica. I Pia vanno bene, ma da noi sono stati concessi ad alcuni circoli, e di differente rispetto ad una Sat c’è solo la tabella esposta nel circolo stesso. Comunque capisco che con la dislocazione territoriale dei circoli che abbiamo… tanto di più non si può fare. Una leva possibile sarebbe incentivare la nascita di queste macrostrutture: mi spiego meglio. Gestisco un piccolo circolo, e nel raggio di 5/7 km dal mio ce ne sono altri 4/5 tutti con Sat, uno addirittura nel Pia. 10/15 km: 12/13 circoli tutti con scuola! e la cosa della che gestiamo 30/40 ragazzi massimo ognuno. Facciamo fatica a trovare personale qualificato (istruttori o maestri federali), non facciamo preparazione atletica come si deve e garantiamo un servizio di serie C. Quando esce qualcuno bravino apriti cielo! Rivalità gelosie lotte, sirene da parte dei limitrofi che vogliono fregartelo ecc. Così non si va da nessuna parte!. Ho proposto un coordinamento/fusione tra scuole, mi hanno guardato come fossi un marziano.
Quindi, o ce lo impone (o incentiva) la Fit o non si caverà un ragno dal buco. Altra cosa sarebbe la gestione di un monitoraggio da parte di tecnici federali per verificare la didattica nelle sat. Ce ne fossa una che applica lo stesso metodo di insegnamento. Per adesso non abbiamo mai visto nessuno e secondo me sarebbe importante aumentare le possibilità di confronto.

Mi fa piacere che sembra che siamo un pò tutti ritornati sul piano delle proposte.

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