Commenti a: Fine della caccia http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401 Il blog ufficiale di Ubaldo Scanagatta (tennis, calcio, vela e altri sport) Fri, 10 May 2013 18:16:30 +0000 http://wordpress.org/?v=2.3.3 Di: Giovanni da Roussillon http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83198 Giovanni da Roussillon Fri, 19 Sep 2008 16:08:08 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83198 Chloe cara, sei molto luminosa nella speculazione, ed anche ricca di spirito nel tradurla nei commenti, checché scrivano quei mattacchioni di Stefan e dello zio dell'omino. Sto abbozzando un sorriso alla lettura del "se così agisse il giornalista", quando il sorriso mi diventa scoppio, una risata piena per la parentesi che fai seguire. La mia tiritera sui giudici è nata ad una lettura superficiale, errata del tuo penultimo intervento. Perdonami se vuoi, non considerarla, se non come "annonce de couleur" da parte mia, semmai fosse necessario. In ordine alle tue spiegazioni: mi sono di aiuto, ti ringrazio. Mi convincono di non "andare oltre" fintantoché non mi sarò letto, o riletto, tutti gli articoli Scanagatta sul caso. Ad un solo punto, secondario, e purtroppo solo in parte, posso replicarti. A proposito del paragone, di termini il Presidente della Repubblica a cui non piace la Costituzione e il Giornalista che diffonde un parere basato su fatti manifestamente non avvenuti. Per me sia il primo sia il secondo possono attaccare sul piano delle idee l'oggetto che sono deputati a garantire ovvero la Carta per l'uno, l'Informazione per l'altro. Ciascuno nel rispetto del compito assunto. Purché ce ne spieghino le ragioni. La Carta, benché di carattere durevole, non poteva ad esempio contemplare le implicazioni dell'avvento di certe innovazioni più recenti, così come il giornalista può riferire di fatti che formano l'opinione del pubblico anche a zig zag, a seconda di quanto emerge di rilevante su di essi. Forse la difficoltà di far reggere il paragone risiede nella diversità di caratteristiche del loro rispettivo "prodotto" e di chi partecipa a forgiarlo: la Costituzione è soggetta a mutamenti (minimi, talvolta anche malamente stravolgenti) frutto del lavoro lontano nel tempo dei molti ed assunta da tutti, mentre il fatto, meglio le notizie intorno ad esso, sono rese dal giornalista isolato, dal quale attendiamo resoconti trasparenti. Ritornerò dunque volentieri, meglio "munito". Scorgerai queste righe prima del viaggio verso Calcutta, il Perù, ecc.? Auguri. Chloe cara, sei molto luminosa nella speculazione, ed anche ricca di spirito nel tradurla nei commenti, checché scrivano quei mattacchioni di Stefan e dello zio dell’omino. Sto abbozzando un sorriso alla lettura del “se così agisse il giornalista”, quando il sorriso mi diventa scoppio, una risata piena per la parentesi che fai seguire.

La mia tiritera sui giudici è nata ad una lettura superficiale, errata del tuo penultimo intervento. Perdonami se vuoi, non considerarla, se non come “annonce de couleur” da parte mia, semmai fosse necessario.

In ordine alle tue spiegazioni: mi sono di aiuto, ti ringrazio. Mi convincono di non “andare oltre” fintantoché non mi sarò letto, o riletto, tutti gli articoli Scanagatta sul caso.
Ad un solo punto, secondario, e purtroppo solo in parte, posso replicarti. A proposito del paragone, di termini il Presidente della Repubblica a cui non piace la Costituzione e il Giornalista che diffonde un parere basato su fatti manifestamente non avvenuti. Per me sia il primo sia il secondo possono attaccare sul piano delle idee l’oggetto che sono deputati a garantire ovvero la Carta per l’uno, l’Informazione per l’altro. Ciascuno nel rispetto del compito assunto. Purché ce ne spieghino le ragioni. La Carta, benché di carattere durevole, non poteva ad esempio contemplare le implicazioni dell’avvento di certe innovazioni più recenti, così come il giornalista può riferire di fatti che formano l’opinione del pubblico anche a zig zag, a seconda di quanto emerge di rilevante su di essi.
Forse la difficoltà di far reggere il paragone risiede nella diversità di caratteristiche del loro rispettivo “prodotto” e di chi partecipa a forgiarlo: la Costituzione è soggetta a mutamenti (minimi, talvolta anche malamente stravolgenti) frutto del lavoro lontano nel tempo dei molti ed assunta da tutti, mentre il fatto, meglio le notizie intorno ad esso, sono rese dal giornalista isolato, dal quale attendiamo resoconti trasparenti.

Ritornerò dunque volentieri, meglio “munito”.
Scorgerai queste righe prima del viaggio verso Calcutta, il Perù, ecc.? Auguri.

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Di: stefan http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83175 stefan Fri, 19 Sep 2008 12:51:49 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83175 @anto esatto...qui filosofeggiano e fanno a gara x far vedere come san scrivere bene ma nel concreto la partite taroccate ci sono state,atp sa benissimo i giocatori coinvolti, noi che scommettiamo pure ma nomi atp stessa non ne farà mai,noi poveri utenti non possiamo,ubaldo che penso li sappia pure lui nemmeno e va bene cosi ...bravissimi quelli che in questi anni truccando i matches su BEDFAIR(ahahahahah) han fatto i soldi veri,avrei fatto lo stesso al posto loro. continuino pure con l'esercizio di bella scrittura,non disturbiamo + mi raccomando @anto
esatto…qui filosofeggiano e fanno a gara x far vedere come san scrivere bene ma nel concreto la partite taroccate ci sono state,atp sa benissimo i giocatori coinvolti, noi che scommettiamo pure ma nomi atp stessa non ne farà mai,noi poveri utenti non possiamo,ubaldo che penso li sappia pure lui nemmeno e va bene cosi …bravissimi quelli che in questi anni truccando i matches su BEDFAIR(ahahahahah) han fatto i soldi veri,avrei fatto lo stesso al posto loro.
continuino pure con l’esercizio di bella scrittura,non disturbiamo + mi raccomando

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Di: chloe de lissier http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83133 chloe de lissier Fri, 19 Sep 2008 07:33:16 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83133 caro giovanni, le tue osservazioni sono sempre gradite, non fosse altro perché costringono ad una più ampia riflessione. fatto che può solo giovare alla salute della nostra mente. è indubbio che le motivazioni non sono secondarie all'azione effettiva, in linea di massima. ciò vale soprattutto quando si deve stabilire una sanzione ad un comportamente. nel mio caso, e relativamente all'oggetto della discussione, intendevo riferire tale affermazione al fatto che le ragioni sottese al comportamento di un giornalista non mi riguardano per due ovvi motivi: in primo luogo perché non posso essere in grado di stabilirle con sicurezza; e poi perché il mio interesse di lettrice non viene scalfito dalle ragioni, ma dal fatto puro e semplice del modo in cui mi viene fornita una qualsiasi notizia. le motivazioni che fondano siffatti comportamenti possono avere interesse per me, quando conosciute con certezza, solo perché possono consentirmi di valutare più ampiamente la figura complessiva di chi ha operato quell'azione. nel caso in questione tale valutazione è del tutto secondaria. anzi, di scarsissimo rilievo. mi pare inoltre ovvio e scontato che nessuno a questo mondo possa essere considerato depositario della verità e dell'infallibilità. nemmeno i giudici, naturalmente. ma non mi pare che davydenko sia stato giudicato. è stato soltanto sospettato e indagato. quindi non comprendo il riferimento ai giudici, nel suo caso. un'altra cosa che mi sembra evidente consiste nel fatto che si possa certo esprimere un parere su una vicenda anche fondandolo su basi aleatorie come le sensazioni. guai se non potessimo esprimere le nostre opinioni liberamente, comunque siano e in qualunque modo ce le fossimo formate. ma dobbiamo assumercene la responsabilità. la quale è comunque assai diversa fra gli individui e dipende dal ruolo che ricopriamo: un conto sarebbe se io dicessi che la costituzione italiana non mi piace e ben altro sarebbe se questa affermazione provenisse dal presidente della repubblica, che di quella legge fondamentale dovrebbe essere il garante. allo stesso modo, un lettore di giornali può anche dichiarare a chi lo ascolta la sua convinzione, pur senza prove, della colpevolezza di davydenko, ma cosa ben diversa sarebbe se così agisse un giornalista (non metterti a ridere: lo so che succede di continuo). perché chi è preposto all'informazione dovrebbe perseguire come principale obiettivo la ricerca della verità invece che la manipolazione dell'opinione pubblica. può anche darsi che la mia sia solo una pia illusione. ma penso che ognuno di noi abbia il dovere verso se stesso e nei confronti degli altri di rifiutare e denunciare qualsiasi comportamento non consono al ruolo che chi lo attua riveste. perché altrimenti anche le nostre azioni e le nostre parole perderanno valore e credibilità. caro giovanni, le tue osservazioni sono sempre gradite, non fosse altro perché costringono ad una più ampia riflessione. fatto che può solo giovare alla salute della nostra mente.
è indubbio che le motivazioni non sono secondarie all’azione effettiva, in linea di massima. ciò vale soprattutto quando si deve stabilire una sanzione ad un comportamente. nel mio caso, e relativamente all’oggetto della discussione, intendevo riferire tale affermazione al fatto che le ragioni sottese al comportamento di un giornalista non mi riguardano per due ovvi motivi: in primo luogo perché non posso essere in grado di stabilirle con sicurezza; e poi perché il mio interesse di lettrice non viene scalfito dalle ragioni, ma dal fatto puro e semplice del modo in cui mi viene fornita una qualsiasi notizia. le motivazioni che fondano siffatti comportamenti possono avere interesse per me, quando conosciute con certezza, solo perché possono consentirmi di valutare più ampiamente la figura complessiva di chi ha operato quell’azione. nel caso in questione tale valutazione è del tutto secondaria. anzi, di scarsissimo rilievo.
mi pare inoltre ovvio e scontato che nessuno a questo mondo possa essere considerato depositario della verità e dell’infallibilità. nemmeno i giudici, naturalmente. ma non mi pare che davydenko sia stato giudicato. è stato soltanto sospettato e indagato. quindi non comprendo il riferimento ai giudici, nel suo caso.
un’altra cosa che mi sembra evidente consiste nel fatto che si possa certo esprimere un parere su una vicenda anche fondandolo su basi aleatorie come le sensazioni. guai se non potessimo esprimere le nostre opinioni liberamente, comunque siano e in qualunque modo ce le fossimo formate. ma dobbiamo assumercene la responsabilità. la quale è comunque assai diversa fra gli individui e dipende dal ruolo che ricopriamo: un conto sarebbe se io dicessi che la costituzione italiana non mi piace e ben altro sarebbe se questa affermazione provenisse dal presidente della repubblica, che di quella legge fondamentale dovrebbe essere il garante.
allo stesso modo, un lettore di giornali può anche dichiarare a chi lo ascolta la sua convinzione, pur senza prove, della colpevolezza di davydenko, ma cosa ben diversa sarebbe se così agisse un giornalista (non metterti a ridere: lo so che succede di continuo). perché chi è preposto all’informazione dovrebbe perseguire come principale obiettivo la ricerca della verità invece che la manipolazione dell’opinione pubblica.
può anche darsi che la mia sia solo una pia illusione. ma penso che ognuno di noi abbia il dovere verso se stesso e nei confronti degli altri di rifiutare e denunciare qualsiasi comportamento non consono al ruolo che chi lo attua riveste.
perché altrimenti anche le nostre azioni e le nostre parole perderanno valore e credibilità.

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Di: anto http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83092 anto Thu, 18 Sep 2008 21:02:00 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83092 L'atp ha scagionato il russo.....ufficialmente..........ma suvvia non siamo ominidi con le fette di salame sugli occhi.....addetti ai lavori......giocatori stessi.........scommettitori on line.........tutti sanno che quell'incontro è stato .........diciamo anomalo......e poi a farci credere che nulla è successo e io sono cicciolina......... L’atp ha scagionato il russo…..ufficialmente……….ma suvvia non siamo ominidi con le fette di salame sugli occhi…..addetti ai lavori……giocatori stessi………scommettitori on line………tutti sanno che quell’incontro è stato ………diciamo anomalo……e poi a farci credere che nulla è successo e io sono cicciolina………

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Di: Giovanni da Roussillon http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83088 Giovanni da Roussillon Thu, 18 Sep 2008 20:14:46 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83088 Nella mia esposizione dell'accaduto a cui si riferisce Chloe metto purtroppo ancora eccessiva enfasi sulla posizione immutabile (per questioni di igiene etica, e col conforto delle teorie sui giochi, non confutabili quanto sfruttate malamente) che tengo e terrò per le case da gioco. Avrei dovuto almeno aggiungere che Scheffler non "proscioglie" Davidenko. Come potrebbe farlo, a rigor di logica, se tiene un discorso critico sulla casa di scommesse? Chi sarebbe la mano di Bedfair se non il povero Nicolai? Solo in questo senso la non pubblicazione della traduzione scagiona ai miei occhi Ubaldo Scanagatta dallo scandalismo, anche se gli sarei molto grato se ci spiegasse perché sul blog molti titoli ad effetto non trovano sostanza corrispondente nei testi che essi precedono. Dico ora parzialmente la mia a proposito della querelle Yancey/Scanagatta. E' non raramente constatabile, talvolta, la scarsa probità nell'operato degli esercenti attività professionale, qualunque essa sia. Gli amministatori della giustizia, in particolare i giudici, non possono sfuggire alla tara, a meno che si voglia ritenerli infallibili nel giudicare alla stregua dei papi nell'afferente il papato e la dottrina da loro confezionata, o ancora alla stregua di altri unti. Allora immaginare reo Davidenko da non giudici, secondo le proprie convinzioni, non offende la logica e nemmeno la storia, tenuto altresì conto che gli elementi noti dall'interruzione di quel match bastano ed avanzano per formarsi un giudizio, certo non per comminare la pena. Un giornalista non dovrebbe formarsi il proprio? Io direi: "Perché no?, la pubblichi, ma non ricorra ad allusioni e insinuazioni". Vorrei far osservare alla gentile Chloe che "le ragioni che sottendono un comportamento" non "sono assolutamente secondarie all’azione effettiva". Persino la giustizia, nella quale penso creda, stabilisce la discriminazione. Non desidero rappresentare la difesa di Ubaldo Scanagatta, anche se di fatto sembrerebbe. Anzi, per dare con serenità la mia risposta alla querelle "Ubaldo Scanagatta è stato o non è stato tendenzioso, colpevolizzante lungo i suoi articoli trattanti il caso Davidenko?", vado a rileggerlo ora, con occhi un po' meno offuscati da preconcetti. Nella mia esposizione dell’accaduto a cui si riferisce Chloe metto purtroppo ancora eccessiva enfasi sulla posizione immutabile (per questioni di igiene etica, e col conforto delle teorie sui giochi, non confutabili quanto sfruttate malamente) che tengo e terrò per le case da gioco. Avrei dovuto almeno aggiungere che Scheffler non “proscioglie” Davidenko. Come potrebbe farlo, a rigor di logica, se tiene un discorso critico sulla casa di scommesse? Chi sarebbe la mano di Bedfair se non il povero Nicolai? Solo in questo senso la non pubblicazione della traduzione scagiona ai miei occhi Ubaldo Scanagatta dallo scandalismo, anche se gli sarei molto grato se ci spiegasse perché sul blog molti titoli ad effetto non trovano sostanza corrispondente nei testi che essi precedono.
Dico ora parzialmente la mia a proposito della querelle Yancey/Scanagatta. E’ non raramente constatabile, talvolta, la scarsa probità nell’operato degli esercenti attività professionale, qualunque essa sia. Gli amministatori della giustizia, in particolare i giudici, non possono sfuggire alla tara, a meno che si voglia ritenerli infallibili nel giudicare alla stregua dei papi nell’afferente il papato e la dottrina da loro confezionata, o ancora alla stregua di altri unti. Allora immaginare reo Davidenko da non giudici, secondo le proprie convinzioni, non offende la logica e nemmeno la storia, tenuto altresì conto che gli elementi noti dall’interruzione di quel match bastano ed avanzano per formarsi un giudizio, certo non per comminare la pena. Un giornalista non dovrebbe formarsi il proprio? Io direi: “Perché no?, la pubblichi, ma non ricorra ad allusioni e insinuazioni”.
Vorrei far osservare alla gentile Chloe che “le ragioni che sottendono un comportamento” non “sono assolutamente secondarie all’azione effettiva”. Persino la giustizia, nella quale penso creda, stabilisce la discriminazione.

Non desidero rappresentare la difesa di Ubaldo Scanagatta, anche se di fatto sembrerebbe. Anzi, per dare con serenità la mia risposta alla querelle “Ubaldo Scanagatta è stato o non è stato tendenzioso, colpevolizzante lungo i suoi articoli trattanti il caso Davidenko?”, vado a rileggerlo ora, con occhi un po’ meno offuscati da preconcetti.

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Di: chloe de lissier http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83062 chloe de lissier Thu, 18 Sep 2008 15:19:47 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-83062 è stupefacente che un commento, inviato alle 9:46 di questa mattina, non sia stato ancora pubblicato.questa volta non posso neanche pensare che non sia giunto in redazione perché sulla mia pagina compare, seppure con l'usuale dicitura "il tuo commento è in attesa di essere approvato". al momento in cui scrivo sono le 17:15. debbo pensare che il commento abbia infastidito assai il dominus. il quale starà pensando a una delle sue risposte in grassetto piazzate direttamente sotto lo scritto del critico di turno. come ha fatto con thomas yancey, in questa stessa pagina. rispondere a un’opinione nello stesso post di chi scrive è come alzare la voce per avere ragione a tutti i costi. sarebbe più opportuno e anche corretto lasciare che chi legge abbia la possibilità di far sedimentare il proprio pensiero nel merito e formarsi un parere senza immediate sovrapposizioni. come fanno i migliori giornali, che ospitano un’opinione, se ritengono, per rispondere successivamente, anche nei giorni seguenti. a meno che ubaldo scanagatta non ritenga che gli scritti critici siano solo una lettera al direttore o magari alla posta del cuore. <strong>Chloe faccio pubblica ammenda. Mea culpa. Oggi sono solo a moderare, e sono molto impegnato anche sul lavoro. Avevo visto il tuo commento, mi ero riproposto di leggerlo meglio in un secondo tempo, e poi purtroppo, preso da mille altre cose, me ne sono dimenticato e lo ho lasciato lì. Ubaldo è a Montecatini per la Davis, e non credo abbia ancora aperto il blog, da stamane, eventualmente vi risponderà stasera. Mi spiace. E sorry per la risposta in grassetto. (Rob. Comm.).</strong> è stupefacente che un commento, inviato alle 9:46 di questa mattina, non sia stato ancora pubblicato.questa volta non posso neanche pensare che non sia giunto in redazione perché sulla mia pagina compare, seppure con l’usuale dicitura “il tuo commento è in attesa di essere approvato”. al momento in cui scrivo sono le 17:15.
debbo pensare che il commento abbia infastidito assai il dominus. il quale starà pensando a una delle sue risposte in grassetto piazzate direttamente sotto lo scritto del critico di turno. come ha fatto con thomas yancey, in questa stessa pagina.
rispondere a un’opinione nello stesso post di chi scrive è come alzare la voce per avere ragione a tutti i costi. sarebbe più opportuno e anche corretto lasciare che chi legge abbia la possibilità di far sedimentare il proprio pensiero nel merito e formarsi un parere senza immediate sovrapposizioni. come fanno i migliori giornali, che ospitano un’opinione, se ritengono, per rispondere successivamente, anche nei giorni seguenti.
a meno che ubaldo scanagatta non ritenga che gli scritti critici siano solo una lettera al direttore o magari alla posta del cuore.

Chloe faccio pubblica ammenda. Mea culpa. Oggi sono solo a moderare, e sono molto impegnato anche sul lavoro. Avevo visto il tuo commento, mi ero riproposto di leggerlo meglio in un secondo tempo, e poi purtroppo, preso da mille altre cose, me ne sono dimenticato e lo ho lasciato lì. Ubaldo è a Montecatini per la Davis, e non credo abbia ancora aperto il blog, da stamane, eventualmente vi risponderà stasera. Mi spiace. E sorry per la risposta in grassetto. (Rob. Comm.).

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Di: chloe de lissier http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82998 chloe de lissier Thu, 18 Sep 2008 07:46:20 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82998 vediamo se ho capito bene: thomas yancey ha sostenuto che la posizione di ubaldo scanagatta su davydenko è stata colpevolista senza il suffragio dei fatti per inseguire un obiettivo di "vendita" del suo prodotto (il blog), incurante delle sue primarie responsabilità professionali (l'informazione reale); giovanni da roussillon rivela un fatto attinente alla "questione scommesse" dichiarando di aver giudicato una scelta di scanagatta operata "pro betfair" e aggiungendo che la percezione di yancey, ove mai fosse stata esatta, avrebbe smantellato la sua. è probabile che abbia compreso erratamente il ragionamento di giovanni. ma francamente non vedo contraddizione nei giudizi espressi sia da yancey quanto da giovanni nel merito dell'atteggiamento di scanagatta: entrambi affermano che il comportamento del giornalista non era completamente rivolto unicamente all'informazione sui fatti e all'espressione delle sue opinioni nel merito degli stessi effettivi fatti. quel che invece differisce nelle opinioni di yancey e giovanni è l'interpretazione delle motivazioni che sarebbero state alla base dell'atteggiamento di ubaldo scanagatta. a mio parere, le ragioni che sottendono un comportamento sono assolutamente secondarie all'azione effettiva: perché il comportamento è un fatto preciso (in quanto tale perciò valutabile), le ragioni invece costituiscono una possibile spiegazione che può aggravare o attenuare soltanto l'eventuale giudizio, ma non modificare la sostanza effettiva dell'azione. il comportamento effettivo di scanagatta è stato quello di dichiarare, e dunque tentare di convincere anche i suoi lettori, che davydenko fosse colpevole nella vicenda che lo ha visto coinvolto. le sue affermazioni non erano evidentemente basate su fatti, ma su illazioni. le motivazioni che hanno fondato il suo atteggiamento non mi interessano perché io non sono davydenko e perciò non ho alcun titolo per portare eventualmente scanagatta in giudizio per le sue affermazioni. resta comunque il fatto che ubaldo scanagatta non ha svolto il suo compito di giornalista, in occasione della "questione davydenko", nel modo migliore. che poi abbia onorato o meno la sua professione nei precedenti trent'anni, poco importa: si tratta di un'attenuante o di un'aggravante, a seconda dei punti di vista, la cui eventuale valutazione spetterebbe unicamente a un giudice. e io non lo sono. vediamo se ho capito bene: thomas yancey ha sostenuto che la posizione di ubaldo scanagatta su davydenko è stata colpevolista senza il suffragio dei fatti per inseguire un obiettivo di “vendita” del suo prodotto (il blog), incurante delle sue primarie responsabilità professionali (l’informazione reale); giovanni da roussillon rivela un fatto attinente alla “questione scommesse” dichiarando di aver giudicato una scelta di scanagatta operata “pro betfair” e aggiungendo che la percezione di yancey, ove mai fosse stata esatta, avrebbe smantellato la sua.
è probabile che abbia compreso erratamente il ragionamento di giovanni. ma francamente non vedo contraddizione nei giudizi espressi sia da yancey quanto da giovanni nel merito dell’atteggiamento di scanagatta: entrambi affermano che il comportamento del giornalista non era completamente rivolto unicamente all’informazione sui fatti e all’espressione delle sue opinioni nel merito degli stessi effettivi fatti.
quel che invece differisce nelle opinioni di yancey e giovanni è l’interpretazione delle motivazioni che sarebbero state alla base dell’atteggiamento di ubaldo scanagatta. a mio parere, le ragioni che sottendono un comportamento sono assolutamente secondarie all’azione effettiva: perché il comportamento è un fatto preciso (in quanto tale perciò valutabile), le ragioni invece costituiscono una possibile spiegazione che può aggravare o attenuare soltanto l’eventuale giudizio, ma non modificare la sostanza effettiva dell’azione.
il comportamento effettivo di scanagatta è stato quello di dichiarare, e dunque tentare di convincere anche i suoi lettori, che davydenko fosse colpevole nella vicenda che lo ha visto coinvolto. le sue affermazioni non erano evidentemente basate su fatti, ma su illazioni. le motivazioni che hanno fondato il suo atteggiamento non mi interessano perché io non sono davydenko e perciò non ho alcun titolo per portare eventualmente scanagatta in giudizio per le sue affermazioni.
resta comunque il fatto che ubaldo scanagatta non ha svolto il suo compito di giornalista, in occasione della “questione davydenko”, nel modo migliore. che poi abbia onorato o meno la sua professione nei precedenti trent’anni, poco importa: si tratta di un’attenuante o di un’aggravante, a seconda dei punti di vista, la cui eventuale valutazione spetterebbe unicamente a un giudice. e io non lo sono.

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Di: Giovanni da Roussillon http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82956 Giovanni da Roussillon Wed, 17 Sep 2008 21:49:12 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82956 In margine al pensiero di Thomas Yancey, secondo il quale l'informazione del non luogo sancito nella vicenda "Davidenko-Vassallo Arguello" di Sopot avrebbe dovuto essere resa da Ubaldo Scanagatta, tenuto conto del suo scrivere parziale, dettato da scandalismo. Premetto che mi servo del fatto per chiarire una posizione mia personale dalle implicazioni aventi più nessi con il contesto. Al tempo dello scandalo scommesse che coinvolse Starace e compagni, tradussi un pezzo interessante, indicatomi da uno stretto collega di Scanagatta, scritto dal redattore sportivo Wofgang Scheffler della Frankfurter Allgemeine Zeitung. Nell'articolo l'autore si prende un po' burla del modo italiano di giudicare i "colpevoli", ed in particolare termina con un riferimento alla Davidenko-Vassallo Arguello: un affondo assestato all'azienda inglese Bedfair, rea, secondo Scheffler ed anche secondo il sottoscritto, "in questa faccenda fastidiosa" di "gestirsi come il moralista" e "ancora incapace di chiedere agli scommettitori come fossero pervenuti ad arrischiare somme alte sull'outsider argentino. Inoltre Betfair esamina apparentemente l'identità di ogni scommettitore...". Fui sorpreso di apprendere da Ubaldo Scanagatta che la traduzione avrebbe corso il rischio di non essere pubblicata per ragioni di disponibilità di spazio e calendario. Rischio divenuto successivamente evento. E' importante sapere che sono per certi versi assai presuntuoso riguardo alla mia capacità di capire, traslare e riferire, un povero illuso sofferente di una sorta di complesso di primo della classe. Inghiottii dunque la pillola amara (un offesa alla mia intelligenza), senza colpo ferire, e tenni in debito conto il "fattaccio", con l'idea ferma che Ubaldo Scanagatta, avvedutosi dell'agressione a penna dello Scheffler, volesse "coprire" la casa di scommesse, una consorella della quale appare nel blog alla selezione dei "Risultati in tempo reale". Mi parve inoltre che il signor Ubaldo scrivesse successivamente, con frequenza prevedibile, di tutto, ma proprio di tutto, utile a confermare la mia convinzione, rimasta fissa fin qui. Avevo insomma finito per associarlo alla stragrande parte degli addetti ai media di oggi (è sovente una questione di catene: una maggioranza al soldo di un'altra "maggioranza", o di se' stessi) più propensi ad obbedire al pagante di turno che ad informare con obbiettività. Mi sentii umiliato dalla mia stessa propensione ad illudermi, entusiasmarmi, regalare fiducia senza condizioni. Mi tolsi il sassolino (una pietra sciancante nella scarpa di un presuntoso) sul forum aperto da Ros: riprodussi l'articolo Scheffler. Senza permettermi di criticare la reazione contestuale di Thomas Yancey (sono ancora preso dalla mia vicissitudine affatto personale), del quale non si può mettere in dubbio l'acume, la solidità di pensiero e l'aspirazione all'autentico; la querelle mi viene in aiuto, perché Yancey ha avuto l'impressione opposta alla mia. Mantengo la convinzione che i giudizi (miei, altrui) negativi verso il giornalismo, i media in generale, vengono, oh sciagura!, giornalmente confermati dai fatti. Traggo al tempo da questa esperienza, un insegnamento tutto nuovo: proprio dalla confezione massimalistica di leggi tradotte da fenomeni frequenti, osservabili su campionature di dimensioni quasi pari all'universo osservato, può nascere la distorsione simmetrica: l'errore di percezione, da parte del lettore, di una o più notizie correlate. Per quanto infima sia la probabilità di incorrere in tale errore, avverto ora il bisogno di considerare probo ogni singolo giornalista, almeno fino alla prova concreta del contrario. Nondimeno, se Yancey ha percepito la notizia correttamente come sembra essere, ovvero Davidenko venne colpevolizzato dal giornalista privo di indizi noti, allora devo le mie scuse ad Ubaldo Scanagatta (sarebbe comunque benvenuta la sua ammissione di un certo gusto per l'effetto...), continuando a pensare, di contro, che un giudice ha facoltà di prosciogliere chi vuole, non di appormi fette di salame sugli occhi. Aggiungo per sdrammatizzare: piangere in uno spogliatoio vale il dolore per un torto subito quanto il riconoscimento dell'errore commesso. Rincaro, approfittando, e con perfidia: piangere per la medaglia mancata in finale vale un segno di sensibilità fino ad allora celata quanto un cedimento nervoso. --------------------- Al gioco di Gianluca Comuniello adoro inserire finzioni da lui designate simpaticamente trame oscure. Qui vorrei contribuire alla trasparenza. In margine al pensiero di Thomas Yancey, secondo il quale l’informazione del non luogo sancito nella vicenda “Davidenko-Vassallo Arguello” di Sopot avrebbe dovuto essere resa da Ubaldo Scanagatta, tenuto conto del suo scrivere parziale, dettato da scandalismo.

Premetto che mi servo del fatto per chiarire una posizione mia personale dalle implicazioni aventi più nessi con il contesto.
Al tempo dello scandalo scommesse che coinvolse Starace e compagni, tradussi un pezzo interessante, indicatomi da uno stretto collega di Scanagatta, scritto dal redattore sportivo Wofgang Scheffler della Frankfurter Allgemeine Zeitung. Nell’articolo l’autore si prende un po’ burla del modo italiano di giudicare i “colpevoli”, ed in particolare termina con un riferimento alla Davidenko-Vassallo Arguello: un affondo assestato all’azienda inglese Bedfair, rea, secondo Scheffler ed anche secondo il sottoscritto, “in questa faccenda fastidiosa” di “gestirsi come il moralista” e “ancora incapace di chiedere agli scommettitori come fossero pervenuti ad arrischiare somme alte sull’outsider argentino. Inoltre Betfair esamina apparentemente l’identità di ogni scommettitore…”.
Fui sorpreso di apprendere da Ubaldo Scanagatta che la traduzione avrebbe corso il rischio di non essere pubblicata per ragioni di disponibilità di spazio e calendario. Rischio divenuto successivamente evento.
E’ importante sapere che sono per certi versi assai presuntuoso riguardo alla mia capacità di capire, traslare e riferire, un povero illuso sofferente di una sorta di complesso di primo della classe. Inghiottii dunque la pillola amara (un offesa alla mia intelligenza), senza colpo ferire, e tenni in debito conto il “fattaccio”, con l’idea ferma che Ubaldo Scanagatta, avvedutosi dell’agressione a penna dello Scheffler, volesse “coprire” la casa di scommesse, una consorella della quale appare nel blog alla selezione dei “Risultati in tempo reale”.
Mi parve inoltre che il signor Ubaldo scrivesse successivamente, con frequenza prevedibile, di tutto, ma proprio di tutto, utile a confermare la mia convinzione, rimasta fissa fin qui. Avevo insomma finito per associarlo alla stragrande parte degli addetti ai media di oggi (è sovente una questione di catene: una maggioranza al soldo di un’altra “maggioranza”, o di se’ stessi) più propensi ad obbedire al pagante di turno che ad informare con obbiettività.
Mi sentii umiliato dalla mia stessa propensione ad illudermi, entusiasmarmi, regalare fiducia senza condizioni. Mi tolsi il sassolino (una pietra sciancante nella scarpa di un presuntoso) sul forum aperto da Ros: riprodussi l’articolo Scheffler.

Senza permettermi di criticare la reazione contestuale di Thomas Yancey (sono ancora preso dalla mia vicissitudine affatto personale), del quale non si può mettere in dubbio l’acume, la solidità di pensiero e l’aspirazione all’autentico; la querelle mi viene in aiuto, perché Yancey ha avuto l’impressione opposta alla mia. Mantengo la convinzione che i giudizi (miei, altrui) negativi verso il giornalismo, i media in generale, vengono, oh sciagura!, giornalmente confermati dai fatti. Traggo al tempo da questa esperienza, un insegnamento tutto nuovo: proprio dalla confezione massimalistica di leggi tradotte da fenomeni frequenti, osservabili su campionature di dimensioni quasi pari all’universo osservato, può nascere la distorsione simmetrica: l’errore di percezione, da parte del lettore, di una o più notizie correlate. Per quanto infima sia la probabilità di incorrere in tale errore, avverto ora il bisogno di considerare probo ogni singolo giornalista, almeno fino alla prova concreta del contrario.
Nondimeno, se Yancey ha percepito la notizia correttamente come sembra essere, ovvero Davidenko venne colpevolizzato dal giornalista privo di indizi noti, allora devo le mie scuse ad Ubaldo Scanagatta (sarebbe comunque benvenuta la sua ammissione di un certo gusto per l’effetto…), continuando a pensare, di contro, che un giudice ha facoltà di prosciogliere chi vuole, non di appormi fette di salame sugli occhi. Aggiungo per sdrammatizzare: piangere in uno spogliatoio vale il dolore per un torto subito quanto il riconoscimento dell’errore commesso. Rincaro, approfittando, e con perfidia: piangere per la medaglia mancata in finale vale un segno di sensibilità fino ad allora celata quanto un cedimento nervoso.

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Al gioco di Gianluca Comuniello adoro inserire finzioni da lui designate simpaticamente trame oscure.
Qui vorrei contribuire alla trasparenza.

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Di: stefan http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82945 stefan Wed, 17 Sep 2008 20:25:04 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82945 giuan hai ragione: yancey non poteva "tacere" visto che in un blog si scrive,doveva chiudersi le dita nel coperchio del pc....chiedo venia x l'imprecisione. e continua pure a pensare che davydenko + alcuni altri siano puliti e immacolati,non c'è problema viviamo tutti lo stesso,stammi bene giuan hai ragione: yancey non poteva “tacere” visto che in un blog si scrive,doveva chiudersi le dita nel coperchio del pc….chiedo venia x l’imprecisione.
e continua pure a pensare che davydenko + alcuni altri siano puliti e immacolati,non c’è problema viviamo tutti lo stesso,stammi bene

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Di: enrico riva http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82916 enrico riva Wed, 17 Sep 2008 15:46:37 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2401#comment-82916 ho scritto anche io qualcosa sull'affare davydenko per il sito e sempre con una certa prudenza. l'idea anzi era che fosse grottesco come un giocatore fosse sottoposto ad una sorta di tortura psicologica senza che si arrivasse ad una rapida conclusione del caso. l'amarezza rimane infatti per una vicenda mal gestita che ha visto un giocatore umiliato per piu' di un anno, e non solo dalla stampa, ma dagli stessi abritri. ho scritto anche io qualcosa sull’affare davydenko per il sito e sempre con una certa prudenza. l’idea anzi era che fosse grottesco come un giocatore fosse sottoposto ad una sorta di tortura psicologica senza che si arrivasse ad una rapida conclusione del caso. l’amarezza rimane infatti per una vicenda mal gestita che ha visto un giocatore umiliato per piu’ di un anno, e non solo dalla stampa, ma dagli stessi abritri.

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