Il cuore del circuito si basa sui tornei sul duro. I nostri ci mettono troppo a capire di adattarsi a questa regola.
Un altro aspetto è che gli stranieri vengono in Italia e diventano campioni; gli italiano non mantengono le promesse.
Segno che le strutture, i coach i campi ci sono…. sarà la FIT che rovina gli azzurri????
Anche se non è la FIT è comunque vero che il passo + importante per un talento tennistico è convincersi a viaggiare, essere in grado di ottenere buone prestazioni sportive girando il mondo. Tanti giovani azzurri sanno che giocando in Italia portranno avere una classifica peggiore, ma fra un’entrata e l’altra guadagnano quanto i top200 se non di più.
Quindi perché devono fare attività internazionale?
Mah, io temo che Braccio come singolarista sia ormai al capolinea, e volevo cercare di capire se lui intende specializzarsi nel doppio, dove potrebbe avere ancora 3-4 anni di carriera a buon livello.
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Ad una rapida scorsa, la mia impressione è che i tornei minori assegneranno, in termini relativi, meno punti rispetto al passato, mentre è stato incrementato il peso delle qualificazioni Atp.
Ciò vuol dire che per i giocatori potrebbe essere più difficile entrare e restare nei 100 costruendo la loro classifica nei challenger e che si dovrà tentare la via, spesso più impervia, delle qualificazioni Atp.
In ogni caso, la classifica diventerà più lunga: e il distacco in termini di punti fra i più forti e i giocatori di seconda fascia è destinato ad aumentare.
]]>Ci sarà anche del vero sul fatto che i ragazzi italiani in genere maturano più tardi, però non credo che il nodo principale sia questo. A mio parere la FIT ha troppo spesso mal guidato le giovani leve da formare, facendo loro più male che bene. Ne sono rimasti scottati persino giovani promesse venute dall’estero che hanno preso poi la nazionalità italiana, come Uros Vico o Manuel Jorquera. Appena arrivati in Italia erano imbattibili per i loro coetanei, dovevano diventare dei campioni, ma si sono persi. La federazione argentina ha molte meno risorse economiche di quella italiana, però le usa bene. Fa capire alle giovani promesse quale sia la strada giusta per arrivare e fino a dove può accompagnarli, dopo se la devono cavare da soli. Non li delude in questo senso.
Alberto Castellani nel ‘92 portò Carlo Santoro, allorac solo diciottenne, tra i top-500. L’anno dopo la FIT convinse Santoro ad affidarsi a Tomas Smid, che se ne occupò solo part-time. Non si seppe più nulla di lui. Dopo qualche anno Castellani lanciò Adrian Voinea. Alla domanda sul perché non avesse lanciato anche qualche giovane promessa azzurra, rispose: <> . Dopo qualche anno lanciò pure Alami, Arazi ed El Eynaoui e nel 2003 il Marocco ci eliminò in Coppa Davis. Fortuna che poco dopo Volandri esplose a livello internazionale…