Qual è il miglior coach italiano?
Da un colloquio con Umberto Rianna scopro…
“Chi avrebbe scommesso una lira sui recenti traguardi di Poto, Chicco e Braccio?”
Fino a che punto un coach incide?

 
14 Giugno 2007 Articolo di Ubaldo Scanagatta
Author mug

Qual è il miglior coach italiano? L’ho chiesto, a mo’ di pura provocazione, durante uno delle giornate piovose della prima settimana al Roland Garros nella players-lounge a Umberto Rianna, ex pupillo di Bollettieri a Bradenton (quando allenava Malisse), ex …vabbè, lasciamo perdere sennò a Fanucci e Sarti gli viene mal di fegato, direttore tecnico del Blue Team di Arezzo. Ma la stessa domanda rivolgo anche a tutti voi lettori del blog.
“E’ chiaro che sono io!” risponde scherzando (ma fino a qual punto?) il simpatico Umberto. E subito aggiunge: “Ma guai a te se lo scrivi!”. Subito accontentato. Ma, accid…non mi riesce più cancellarlo! Vabbè scherzo anch’ io.
_ Dai Umberto, approfondiamo, se non sei il n.1 sei uno dei primi… d’accordo? (siete così pochi…vorrei aggiungere ma non lo faccio, anche perché proprio pochi oggi non sono più. A Parigi avevamo diciotto rappresentanti in tabellone, più gli eliminati in quali, più gli junior. Quasi un coach per giocatore…fanno già una ventina, senza contare quelli che sono rimasti a casa, i tecnici federali, i coach di varie accademie sparse lungo la penisola).
Dagli scherzi passiamo alle cose più serie. E ascoltiamo quel che dice Umberto, con il suo simpatico fare napoletano, sorridente e diretto: “Chi avrebbe scommesso un anno e mezzo fa che Starace, Bracciali e Luzzi sarebbero arrivati dove sono arrivati, uno a ridosso dei 100, l’altro a ridosso dei 50 (fino a che si è infortunato) e uno dentro i 50. Non è come dire… Federer vincerà questo Slam! Quello ci stava, ma nel nostro caso uno aveva la spalla dolorante e la fiducia sotto i piedi, l’altro non vinceva nemmeno i satelliti in Sardegna, un altro aveva speso una vita a sentirsi dire quanto talento avesse e quanto però avesse vinto poco. Chi avrebbe scommesso una lira su loro? Chi pensava si sarebbero trasformati in professionisti coscienti, abbandonando (in taluni casi) quella mentalità tipicamente italiana e un po’ provinciale che li faceva sentire a loro agio soltanto a casa loro, o vicino casa loro, dove si mangia bene, si vive meglio e si fanno sacrifici solo quando non se ne può fare a meno?
Ovviamente non ho fatto tutto da solo, ci mancherebbe. E’ stato anzi il frutto di un lavoro di equipe che è stato possibile ad Arezzo grazie all’aiuto di tante persone ai vari livelli, l’avv.Tenti e altri finanziatori aretini, medici, fisioterapisti, osteopati, ad un gruppo che sta crescendo in tutti i sensi, alla recente nuova impostazione della Fit e del suo Club Italia che ci dà la possibilità di fruire di servizi per i quali altrimenti potrebbero mancare le risorse _ se siamo potuti venire in due del BlueTeam è perché certi costi li hanno assorbiti altri _ le varie consulenze, Piatti, Parra”. Dei tre giocatori di punta del Blue Team alcuni sono stati più difficili da gestire fuori dal campo (Luzzi?, penso io, ma Rianna è troppo furbo per lasciarsi andare troppo), altri in campo (Bracciali testa matta?, anche qui penso io), altri per via del suo contesto (Starace?, è ancora un’idea mia…), alcuni con la mentalità del campione di razza (Luzzi?), altri troppo umili (Bracciali?), altri ancora eccessivamente provinciali (Starace?)…con la difficoltà, poi, di giocatori dalle caratteristiche tecniche diverse così come necessariamente le loro programmazioni agonistiche (Starace terraiolo, Bracciali da campi veloci, Luzzi precipitato più giù del 400mo posto), e poi nessuno di loro è stato esente da infortuni, anzi c’è stato anche chi è stato sul punto di smettere (Luzzi? Starace?)…anche se proprio molti di quegli infortuni potevano essere una conseguenza di metodi di allenamento meno coordinati, meno studiati, meno seguiti e supportati…”
_In rapporto alle difficoltà di ogni tipo che hai avuto Umberto, se tu ti dovessi dare un voto per ciascuno dei tuoi pupilli in rapporto ai risultati che hanno ottenuto, alla fiducia che hanno trovato nelle proprie possibilità, al loro potenziale, che voto in pagella ti daresti per ciascuno di loro?
Umberto si schermisce, sa che lo scriverò nel blog, ci pensa su e poi dice: “Per Luzzi 9, per Bracciali 8, per Starace 7…” .
E voi lettori del blog che ne pensate? Siete d’accordo sui voti che Umberto si è dato? O gliene avreste dati diversi? E la vostra classifica dei coach nazionali qual è? E, se doveste valutare in termini di percentuale, l’importanza di un buon coach al fianco di un giocatore professionista, di una giocatrice, che percentuale ritenete sia ragionevole (e lo scrivo sapendo, ad esempio, che Rino Tommasi, e forse anche Roger Federer, le sorelle Williams, pensano che un coach non sia indispensabile)?Si può dire se sia eventualmente più necessario a un uomo o a una donna? E chi fa da coach a una donna potrebbe farlo anche a un uomo (in altre parole Sven Groeneveld, coach di Stich e Rusedski, di Pierce, Sanchez e Ivanovic è un’eccezione?).

Collegamenti sponsorizzati


19 Commenti a “Qual è il miglior coach italiano?
Da un colloquio con Umberto Rianna scopro…
“Chi avrebbe scommesso una lira sui recenti traguardi di Poto, Chicco e Braccio?”
Fino a che punto un coach incide?”

  1. carla scrive:

    Gent.mo signor Ubaldo, scrivo queste poche righe ringraziandola anticipatamente per la sua gentile attenzione. Sono una giocatrice di tennis di 13 anni (livello agonistico 4.3 di classifica- nulla di speciale quindi), però amo il tennis in tutti i suoi aspetti tanto che insieme a papà abbiamo anche creato un sito dedicato a questo bellissimo sport. Non sò se si offende se gli chiedo con questo messaggio se gli andrebbe e se non fosse troppo disturbo publicizzare un po’ il mio sito. Premetto che tutto quello che abbiamo fatto non ha scopo di lucro ma solo puro divertimento. Le lascio qui l’indirizzo sperando che oltre a nominare questo nostro hobby, mi piacerebbe che anche lei stesso le dasse un’occhiata. Ringraziandola le porgo cordiali saluti. Carla
    http://www.tutto-tennis.com

  2. marcos scrive:

    la cosa più complicata è stabilire su quali basi assegnare la palma di miglior allenatore: dipende dai risultati del suo tennista? se fosse così, il miglior allenatore sarebbe quello in grado di portare il proprio assistito in cima alla classifica: non è così, però.

    quando si cucina una minestra con una cipolla ormai senza più sapore, si cucina dell’edibile, ma non si entrerà nella storia culinaria. quando si prepara una minestra con una cipolla rossa di tropea, sedano turgido, dadolata di carotine, il tutto soffritto in olio del garda (per esempio), basilico e fagiolo fresco, crosta di parmigiano e quel pensiero di cayenna spolverata, si cucina dell’edibile e si porta il commensale all’orgasmo salivare.
    il grande allenatore non è colui che porta il proprio assistito in cima alla classifica perchè il suo lavoro è strettamente condizionato dalla cipolla con cui ha a che fare. non tutti hanno il privilegio di allenare una tropea.

    subentra proprio qui la domanda che ci si deve porre: se tizio porta un tennista tra i primi 50… dobbiamo osannarlo, oppure ci dobbiamo domandare dove l’avrebbe portato caio? siamo certi che tizio ha portato quel tennista ai suoi massimi livelli? no, non siamo certi.
    prima di poter rispondere alla complessa domanda dell’ubaldo, quindi, bisognerebbe essere in grado di conoscere preventivamente le potenzialità di un giocatore: quelle tecniche e quelle mentali.

    è molto più facile conoscere le potenzialità di una cipolla. pertanto, è molto più facile fare il cuoco che l’allenatore di tennis.

    mi pare che rianna, comunque, stia lavorando assai bene.

  3. Freddo scrive:

    I meriti di Rianna ci sono anche perchè mi raccontono sia un lavoratore attento con tutti molto professionali. Per quel che riguardo i giocatori mi dicono che la situazione sia abbastanza cambiata all’interno del team, fuori dal campo Luzzi è molto migliorato (cosa sorprendente per me…) e dei tre è forse quello che lavora meglio in allenamento (sempre lamentandosi dei suoi dolori, lo prendono un pò tutti in giro chiamandola la “luzzite”, per cui non c’è una volta che non ha qualcosa). Potito lavora meglio di una volta ma trascina comunque una certa pigrizia che per esempio lo porta a non impegnarsi nelle partite di allenamento, chi ci ha giocato in allenamento mi ha detto testuale che è imposibile fare partita con Poto che proprio non ha voglia….Braccio invece è al momento quello che fa di meno fuori dal campo, lui nelle partite di allenamento si impegna ma non si allena molto in generale (i compagni di allenamento lo vedevano pco…) e sopratutto fa molta molta fatica a fare atletica inoltre mi dicono che ha un carattere particolare e non va sempre daccordo con il resto dei componenti del team…Credo ci siano stati problemi con Luzzi in passato ma in assoluto dicono che è un pò chiuso ed ha un carattere un pò scorbutico..

  4. vincenzo torzillo scrive:

    Bravo Ubaldo…fagli un altro squillo e chiedigli se ci sono novità su Braccio a Wimbledon

  5. roberto scrive:

    Secondo me i coach, se sono bravi, incidono tanto, eccome! Tuttavia, è necessario fare dei distinguo. Vi sono dei coach che sono bravi nel formare giocatori giovani, nell’assisterli nella loro transizione al professionismo (vedi ad es. il lavoro fatto da Caperchi su Fognini). Ve ne sono altri, invece, che sono bravi nel prendere un giocatore già formato, già avviato e, con gli opportuni aggiustamenti tecnici, motivazionali, nella metodologia di lavoro, etc. riescono a fargli fare un ulteriore salto di qualità. Personalmente, sono molto affascinato dal lavoro di questo secondo tipo di coach. Ritengo infatti che sia più difficile lavorare su un giocatore fatto, piuttosto che su un giovane, dove si semina su un terreno relativamente vergine. Al contrario, rimuovere difetti consolidati, superare schemi mentali e di gioco a cui è stata fatta una abitudine di anni, è secondo me molto più complesso e affascinante. Nell’ultimo anno, abbiamo assistito ad un caso clamoroso di miglioramento innescato da un cambio di coach: il progresso di mano de piedra Gonzales grazie al lavoro di Larry Stefanki, che ha compiuto un’impresa che sembrava impossibile: ha insegnato al cileno a ragionare in campo.
    Quindi, per rispondere alla domanda di Ubaldo, la percentuale di importanza del coach dipende dalla sua bravura. Nel caso del lavoro di Rianna, ho apprezzato sostanzialmente due cose. La prima è il modo in cui ha insegnato a Bracciali e a Luzzi, due storici scavezzacollo, a vivere e a pensare da professionisti. La seconda è la qualità del lavoro tecnico compiuta questo inverno su Starace grazie alla ritrovata salute fisica del campano. In particolare, due sono i miglioramenti tecnici più evidenti: il primo è nel rovescio, che ora è più solido e profondo nella traiettoria cross, e soprattutto è diventato un colpo sicuro (e spesso vincente) anche nella traiettoria lungolinea, variante fondamentale per gli schemi di Potito. Il secondo è nella capacità di variare traiettorie e rotazioni nel servizio: non più solo kick sul rovescio, ma anche servizi centrali quasi piatti e penetranti slice a uscire da destra. Queste variazioni, ovviamente, rendono molto più efficace Poto al servizio. E ora lo abbiamo nei primi 50.
    Infine, su Federer: non ha certamente bisogno di un coach che gli insegni qualcosa sotto il profilo tecnico. Ma di qualcuno che gli infonda la convinzione di poter battere Rafa sulla terra, magari indicandogli una strategia valida, forse si. Credo che ci vorrebbe un personaggio di grandissimo carisma e personalità, uno alla Jimmy Connors, per capici.

  6. pibla scrive:

    Al volo:
    - per me Piatti nettamente numero uno;
    - Rianna ha fatto sicuramente un gran lavoro, vedendo Starace a Roma contro Davy sono però rimasto perplesso dal fatto che anche quando era evidente che facendo a chi tirava più forte da fondo avrebe perso, ha comunque continuato così, quando invece che appena variava un minimo il gioco o chiamava il russo a rete questo si perdeva.
    Magari Potito perdeva lo stesso però la condotta della partita mi aveva lasciato molto dubbioso e mi ero chiesto, ma qualcuno glielo dirà o glielo avrà detto che se fanno a pallate da fondo perde (anche se valorosamente, ma perde) e che quindi sarebbe meglio variare il gioco e stanare il russo da lì???
    Non credo che riuscirò mai a levarmi questo dubbio.
    Ciao a tutti.

  7. vincenzo torzillo scrive:

    Braccio niente WC a Wimbledon

  8. roberto scrive:

    Ciao Ubaldo,

    un piccolo commento sulla rubrica “chi e’ il coach numero uno in Italia”
    Personalmente non penso ci sia una classifica di merito anche perche nessuno degli attuali coach Italiani ha mai vinto uno Slam e questo e solo questo fa’ la differenza.
    Poco importa se hai vinto quel torneo o quell’altro importano solo gli Slam!
    Ma io una classifica la farei,come? semplice
    Prendiamo i coach Italiani che hanno costruito un giocatore/trice con anni di lavoro quando dico anni dico 10/15 anni di lavoro.
    Allora vedrai che in Italia non c’e ne sono molti,la classifica attuale sarebbe cosi composta:
    PIATTI grandissimo lavoro con Ljubo non ricordo da quanto tempo lavorino insieme e non dimentichiamo il lavoro con Furlan Caratti & company.
    FANUCCI grandissimo lavoro con Volandri dai tornei giovanili a battere il numero uno del mondo NON MALE!!
    Il mitico ZUGARELLI grande coach e super educatore ho avuto modo di condividere delle opinioni con lui quando allenava il nostro Potito.
    SARTORI ottimo maestro a mio avviso, uno perche a cresciuto Seppi e due perche e riuscito a farlo in una realta come Caldaro.
    RONZONI LUCA per aver educato prima e allenato poi il nostro Bolelli (per me top 20 negli anni a venire).
    COPPO allenatore poco considerato nel panorama nazionale ma conoscitore del nostro sport come pochi in Italia,grandissimo lavoro con i vari Sanguinetti Galvani e Santangelo.
    Poi a seguire tutti noi coach che abbiamo ereditato giocatori/trici da altri coach ,che quotidianamente cerchiamo di migliorarli ma la strada e molto piu lunga rispetto ai coach e atleti sopracitati.
    Un’ultima battuta sulla necessita’ dei coach sul circuito,a mio avviso indispensabili al giorno d’oggi.
    La prima ragione e quella che un coach vede il suo atleta da fuori e sicuramente vede dei dettagli che il giocatore stesso non puo’ vedere.
    La seconda organizzare l’attivita con due cervelli e meglio di uno.
    La terza un giocatore ha spesso bisogno del coach che lo motivi e vi posso assicurare che anche Nadal che conosco molto bene e Federer ne hanno bisogno.
    Nadal non va mai da solo in un torneo la figura del coach e sempre presente o dallo zio Toni o dall’ex Pro Francis Roig.
    Lo stesso Federer che ha girato per piu di due anni con Tony Roche vedrete che presto molto presto, penso dopo Wimbledon comincera un’altra avventura con un’altro coach.
    Se loro due hanno bisogno del coach………..
    Ciao a tutti e buon lavoro
    Roberto Brogin

  9. Alessandr0 scrive:

    Obiettivamente non credo che Bracciali meritasse la wild card. Da tifoso penso di aver messo una pietra sopra alla speranza di vederlo diventare un buon giocatore l’anno scorso a Wimbledon. Il modo con cui ha perso da Bjorkman gettando al vento l’occasione della sua vita tennistica è stata una delusione totale. C’era un’autostrada libera fino alla semifinale.
    Se in quella che avrebbe dovuto essere l’occasione più importante della carriera, ha finito per giocare in modo abulico, svogliato e senza grinta, c’è qualcosa di grave che non va nella mente del giocatore. Tra l’altro ha smesso di giocare subito dopo aver perso il primo set. Era rassegnato come se avesse di fronte il miglior Sampras.
    E com’è possibile che appena ha una palla leggermente lontana dal corpo, la tira sempre fuori di diversi metri? Tra i primi 100 del mondo (adesso è anche uscito dai 100 comunque) è il giocatore che gioca peggio le palle lontane dal corpo. In confronto a lui Berdych, Karlovic e il buon vecchio Todd Martin sono fenomeni di coordinazione corporea. Almeno questi che ho menzionato hanno la scusa di essere dei giganti. Evidentemente il lavoro atletico da lui svolto è sicuramente estremamente ridotto. Non ditemi quindi che con lui è stato fatto un buon lavoro da parte dei coach, perchè con il braccio che si ritrova è uno dei più grandi sprechi del tennis italiano degli ultimi 20 anni. Comunque ovviamente sospetto che sia più colpa sua che degli allenatori che lo hanno seguito nel corso del tempo.

  10. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Dunque, ringrazio per il suo intervento assai interessante Roberto Brogin, che ha avuto trascorsi molto interessanti come coach avendo allenato in Paesi piuttosto particolari _ scusa se ricordo male, ma Uzbekistan e forse Ogodorov era uno, una breve esperienza non so quanto da coach e quanto da amcio con Marat Safin, poi Israele la coppia Erlich-Ram, ultimamente le ragazze cinesi che mirano alle prossime Olimpiadi…insomma un percorso anomalo sul quale credo che i nostri lettori sarebbero lieti di sapere di più (e se hai disponibilià hai tutto lo spazio che vuoi…).
    Su quel che dici sono quasi sempre d’accordo…anche se quando parli di Roche e Federer il loro rapporto è stato assai discontinuo, e ho letto recentemente che uno dei motivi per cui Federer ha deciso di rompere con Tony è stato proprio perchè Tony gli diceva poco, non si faceva vivo anche per lunghi periodi quando non c’era e a roger ciò è sembrato alla fine poco simpatico e addirittura poco professionale.
    Quanto ai giudizi sugli altri coach è chiaro che si basano sui risultati ottenuti dai loro allievi, più o meno dotati (tanto meno erano dotati, tanto sono stati più bravi…) e anche dalle chances che hanno avuto. Certo a volte è più facile impostarli da giovani, come dici tu, ma altre volte è anche molto più comodo sfruttare il gran lavoro fatto da altri, quando magari i ragazzi “costavano” e basta senza alcuna garanzia di poter restituire a breve…e poi qualcuno riesce a raccogliere (perchè ha nome, perchè è furbo, perchè ha gli appoggi giusti o un’organizzazione alle spalle) per subentrare a chi aveva seminato.
    Ad Alessandro dico che mi pare molto severo con Bracciali, anche se io per primo ero furioso per il modo in cui lui…non difese le sue chances con Bjorkman. Detto questo lo svedese ha dimostrato un anno dopo, e su una superficie meno congeniale come la terra rossa, di avere sette vite come i gatti. Due partite di fila al quinto set a Parigi con ragazzi molto più giovani e recuperando due set di handicap. Insomma Jonas è stato anche n.4 del mondo in singolare, ha esperienza da vendere e quindi non è un disonore perderci, ferme restando le critiche che “Braccio” disunitosi completamente dopo aver sbagliato un rovescio al rimbalzo sulla rete merita. Fra i nomi dei giocatori poco coordinati, hai messo un gigante che invece a mio avviso era coordinato come pochi: Todd Martin. Niente a che vedere con Berdych e Karlovic. E del resto le finali di Slam disputate all’US open (cinque set con Agassi quella volta che Steffi Graf stava nascosta in piccionaia e quella sera venne alla luce la sua love-story con Andre), all’Australian open con Sampras, la semifinale (mangiata!) con Washington nel ‘96 a Wimbledon, dicono che Todd nonostante il metro e 98, aveva piedi e mani buone. E anche buona coordinazione.

  11. Alessandr0 scrive:

    Ringrazio Ubaldo per il commento e preciso che io ero una grandissimo tifoso di Todd sin da quando è apparso la prima volta con la barba lunga in stile mormone. A suo modo era un fenomeno. Sapeva fare tutto, aveva mani molto buone e avrebbe meritato di vincere una prova dello slam. Peccato solo che nei momenti veramente importanti non fosse proprio un vincente nato (vedi la semifinale con Washington). Resta il fatto che qualche problema di mobilità ce l’aveva eccome nei cambi di direzione e sinceramente non ricordo che abbia mai giocato un passante vincente in corsa in tutta la sua carriera. Probabilmente sono stato un po’ severo nel giudicarlo poco coordinato per questo motivo, ma si tratta di naturali problemi di mobilità dovuta alla sua statura.

  12. Alessandr0 scrive:

    Mi scuso per il doppio commento. Volevo solo aggiungere che purtroppo arriva il momento in cui bisogna mettere una pietra sopra alla speranza di vedere un giocatore raggiungere i risultati che il talento gli permetterebbe di raggiungere. Se nel 2006 ho dovuto mettere una pietra sopra a Bracciali, credo che nel 2007 sia arrivato il momento di mettere una pietra sopra a Verdasco. E’ un caso perso ormai. Nonostante il talento che possiede, penso che non raggiungerà mai alcun risultato importante in carriera. Sospetto che abbia seri problemi mentali (sportivamente parlando)…

  13. ivan802 scrive:

    in parecchi si dimenticano di nominare chi per me è uno o forse il più bravo..

    Alberto Castellani un mito

  14. Stefano Grazia IN TRASFERTA ITALIANA scrive:

    Come altri hanno sottolineato con la parola Coach a volte s’intendono molte cose e spesso anche diverse…L’importanza del Coach Maestro credo sia molto importante nella prima parte della Costruzione del Tennista mentre nella seconda parte prevale l’importanza del Coach Manager (che come racconta Brad gilbert nel suo secondo libro I’ve got your back) gli organizza allenamenti, sparring partner, viaggi, insomma, la vita…e gli porta pure il cappuccino e la brioche.
    Vi sono poi giocatori che hanno più bisogno di altri del Coach (amico,fratello, genitore, tecnico,psicologo e preparatore tutti in uno o suddivisi in un team) ma quantificarne il peso e l’importanza è impossibile: come spiegare allora l’ascesa degli agassi, delle graf, delle pierce, delle williams e chissà quanti ne dimentico…O di federer che vince tre gran slam su 4 SENZA coach…Ma lui il vro coach ce l’ha già ed è Mirka…Ora, nel caso di Rogerpotrebbe rendersi utile un Coach Specifico : vuole vincere il RG,potrebbe cercare un coach specifico (il che rende imperscrutabile la scelta di Tony roche, lo stesso scelto da Lendl per vincere…Wimbledon…La storia ha dimostrato che nessuno dei due abbia avuto successo, probabilmente non per colpa di Roche, ma ugualmente la scelta di Roger resta perlomeno strana…Io insisto che sarebbe meglio Wilander)
    Quanto a uno dei giocatori più fedeli e leali ai suoi coaches, Andre Agassi, ma davvero crediamo che Agassi avesse qualcosa da imparare da Gilbert o soprattutto da Cahill? Non certo dal punto di vista tecnico e non credo che Gilbert, che è il mio coach preferito ma solo e sempre per un fatto di look e simpatia epidermica, gli abbia poi insegnato tutto sto granchè…Più che altro, si saran fatti compagnia, avranno visto le cose dallo stesso punto di vista, si saran divertiti a mangiare e viaggiare insieme…Il supporto di un coach per questi giocatori suppongo sia soprattutto logistico organizzativo e psicologico.
    Il miglior tecnico italiano? Io non sono un tecnico e il tennis lo leggo quasi più che vederlo e leggendo riviste,libri e commenti credo che non vi siano dubbi che i due coaches italiani più rappresentativi siano Castellani e Piatti. Quest’ultimo avendo avuto fra le mani materiale migliore (ed essendo forse anche meno integralista di quello che è noto come Savonarola) ha avuto maggior successo e quindi merita il numero uno. Ma è giusta l’obiezione se sia più bravo il coach di Agassi o Federer o il coach di un uno che era 400 e dopo un anno si ritova nei top 100…Rianna, da questo punto di vista, segna parecchi punti a suo favore… Ma chissà, magari il miglior Coach è uno sconosciuto direttore di un Academy in un paesino toscano di 4000 anime o di un paesino siciliano ai piedi dell’etna…
    Al di fuori dell’Italia a me piace il lavoro di Gilbert ma probabilmente perchè ho letto i suoi libri e mi è simpatico come personaggio: fino a che punto arriva il battage mediatico e la cultura dell’imahge is everything? Fermo restando che con Murray ha comunque lavorato bene…Inoltre devo citare Bollettieri: non saprà giocare a tennis, ma ha creato e venduto un impero e un modo di allenare: ancora negli anni 90 gli davano del cioccolataio, ora tutti allenano e fanno le cose che lui faveva 20 anni fa…Certo, è tutto business, certo, venderà anche fumo, certo, Becker di lui ha scritto nefandezze, ma qui non si discute il tecnico Bollettieri ma il Coach Manager…quello che si circonda di tecnici, li ascolta, decide, ha le sue intuizioni, è un grande motivatore…Non è il Bollettieri allenatore di Agassi,seles o Pierce, rios, philipoussis o Haas e Malisse..E’ il coach Manager che ha creato l’Academy con l’idea di raggruppare tutti i migliori, farli competere l’uno contro l’altro e ALLA FINE, come in HIGHLANDER, NE RESTERA’ UNO SOLO!
    Può non essere una soluzione ideale per tutti, ma in passato ha aiutato parecchi giocatori e se non guardiamo solo chi diventa N°1, credo che ancora sforni parecchi giocatori…Io non dico e non credo che sia il più grande coach del momdo, quello non esiste, non si può dire, ma trovo offensivo e imprudente liquidarlo come un buffone o l’icona pibblicitaria di una crema abbronzante, insomma, un cioccolataio, come forse ancora qualcuno in italia lo ritiene…Non bisogna guardare l’uomo, bisogna guardare il profotto che ha creato, il sistema, l’idea…quello che oggi appare normale ma che è cominciato con krickstein e Arias negli anni 80…

  15. Stefano Grazia IN TRASFERTA ITALIANA scrive:

    CARLA!
    prova ad andare su Genitori & Figli (il blog sui bambini prodigio…)magari qualche commento di ragazzi/e che giocano a livello agonistico potrebbe essere molto stimolante…raccontaci di te, di come ti alleni, dei tuoi rapporti coi coach e i genitori, il tuo iter, le tue emozioni…Sempre se ne hai voglia.

  16. Manlio scrive:

    Condivido in pieno quanto scritto da Ivan802, il coach in assoluto più bravo che c’è in Italia è Alberto Castellani. E’ bravissimo in tutto, a formare giovani promesse e a migliorare giocatori già formati. Quando allenava Dell’Acqua, questi arrivò in meno di un anno a ridosso dei primi 150, lasciatolo è precipitato. Ignoro le ragioni per cui lo fece ma i risultati dicono che sbagliò.
    Ebbi l’impressione che Dell’Acqua fosse una persona molto fragile, che grazie al lavoro di Castellani aveva iniziato a rafforzarsi e a divenire più solido. Peccato che abbia interrotto il lavoro.
    Comunque c’è qualcosa che non va nel sistema-Italia. Sì, in Serbia non ci sono strutture, la federazione latita, eppure escono fuori la Jankovic, Djokovic e la Ivanovic, però ci sono stati grandi talenti stranieri che sono venuti in Italia e si sono persi completamente (vedi Jorquera e Vico). Da questo punto di vista Luzzi è stato più bravo di loro, perchè con tutti i problemi che ha avuto è stato comunque capace di arrivare tra i primi 100 e adesso sta per tornare malgrado un fisico a pezzi. Sì è vero in Serbia (e forse anche in Argentina) non ci sono strutture che aiutano i giovani, ma non c’è neanche chi li rovina, soprattutto nello spirito e nelle motivazioni, oltre che nel fisico, invece di formarli nel carattere. Quando esisteva ancora il centro tecnico di Riano Flaminio, un ragazzo molto promettente che vi si allenava, ebbe grandi problemi fisici. Si tratta di Cristian Fava.
    Anche nel nuoto ci sono stati problemi analoghi con Lamberti e Battistelli, che si sono dovuti ritirare prematuramente per aver logorato il proprio fisico con allenamenti sbagliati. Però poi i tecnici federali del nuoto hanno imparato la lezione e non hanno più ripetuto certi errori.

  17. Ubaldo Scanagatta scrive:

    Ho molta simpatia e anche stima per Castellani. E so anche perchè preferisce evitare di dover allenare giocatori italiani. Ma non so invece, perchè i suoi rapporti con i giocatori dopo qualche tempo ( e talvolta prima…) si incrinino sovente e, salvo Voinea, non riesca a tenersi troppo a lungo una buona parte dei suoi giocatori…

  18. Manlio scrive:

    Innanzitto Ubaldo, grazie mille per avermi risposto stavolta e in un altro blog riguardo alla condizione di Andy Murray. Non sapevo che i rapporti di Castellani con i giocatori tendano spesso a incrinarsi. Gli succede anche con giocatori stranieri? Quando uscì Voinea, lessi una sua intervista in cui spiegava che non appena tirava su un giovane italiano promettente, la federazione glielo portava regolarmente via, salvo ritrovarlo a pezzi dopo due anni (lì alludeva a Carlo Santoro). Però adesso la federazione è cambiata e se è ancora restio ad allenare giocatori italiani, devono esserci anche altre ragioni. Comunque in questo momento non sta seguendo nessun giocatore tra i top 100, ma io spero sempre che tiri fuori di nuovo qualche altro talento. A presto

  19. Vincenzo Pedrazzoli scrive:

    Bellissimo ed entusiasmante

Scrivi un commento