Commenti a: Stoccatina FIT in replica a Ricci Bitti.E Martucci è…l’osservato speciale.Una parola appena fuori posto e zac!Perchè la Gazzetta non l’ha difeso? http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003 Il blog ufficiale di Ubaldo Scanagatta (tennis, calcio, vela e altri sport) Fri, 10 May 2013 17:51:26 +0000 http://wordpress.org/?v=2.3.3 Di: john john http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29639 john john Tue, 09 Oct 2007 14:52:50 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29639 sarò banale ma diretto 1 io toglierei di mezzo ogni frasca con sanzioni drastiche per giocatori e coach che scommettono, penso alla radiazione chi è protagonista diretto o indiretto di un evento che già distribuisce fantastici guadagni (roba che uno scienziato o uno stimato professionista si sogna) non può e non deve scommettere 2 l'anedotto di cino dà la misura di come in italia vengono scelti in ogni campo le persone per un determinato ruolo; il talento e la competenza non sono più, da troppi anni, determinanti (e i risultati nel Belpaese si vedono tutti) 3 gli innocenti urlano la loro innocenza con tale ingenuità da fare tenerezza; beh, sarei stato felice di sentire le urla di starace e compagni diffamati dal giornale francese; delle due l'una: o sono diventato sordo o mi sono perso qualcosa sarò banale ma diretto
1 io toglierei di mezzo ogni frasca con sanzioni drastiche per giocatori e coach che scommettono, penso alla radiazione
chi è protagonista diretto o indiretto di un evento che già distribuisce fantastici guadagni (roba che uno scienziato o uno stimato professionista si sogna) non può e non deve scommettere
2 l’anedotto di cino dà la misura di come in italia vengono scelti in ogni campo le persone per un determinato ruolo; il talento e la competenza non sono più, da troppi anni, determinanti (e i risultati nel Belpaese si vedono tutti)
3 gli innocenti urlano la loro innocenza con tale ingenuità da fare tenerezza; beh, sarei stato felice di sentire le urla di starace e compagni diffamati dal giornale francese; delle due l’una: o sono diventato sordo o mi sono perso qualcosa

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Di: max http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29551 max Mon, 08 Oct 2007 17:02:09 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29551 thomas nn ci provo neanche + a spiegarti le cose come stanno posso solo garantirti che nel mondo tante ma tante persone viveno di quello che tu chiami gioco. ma basterbbe che ogni tanto tu vedessi la tv e vedresti quanti professionisti ci sono che giocano e vivono con il poker gioco rovina famiglie (x chi nn è capace) per eccellenza. questo succede anche in italia e soprattutto senza tornei.... con le scommesse ippiche uguale come a bridge e tutto sommato a anche al casinò visto che ci sono le persone che sanno tenere a mente le carte e apena scoperti vengono assunti dai casinò stessi!!!! thomas nn ci provo neanche + a spiegarti le cose come stanno posso solo garantirti che nel mondo tante ma tante persone viveno di quello che tu chiami gioco. ma basterbbe che ogni tanto tu vedessi la tv e vedresti quanti professionisti ci sono che giocano e vivono con il poker gioco rovina famiglie (x chi nn è capace) per eccellenza. questo succede anche in italia e soprattutto senza tornei…. con le scommesse ippiche uguale come a bridge e tutto sommato a anche al casinò visto che ci sono le persone che sanno tenere a mente le carte e apena scoperti vengono assunti dai casinò stessi!!!!

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Di: thomas yancey http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29541 thomas yancey Mon, 08 Oct 2007 13:10:41 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29541 La narrazione dell'episodio all'ippodromo, Nikolik, rivela peraltro una confusione (nel tuo caso mi pare artata) fra aspetti emozionali e posizioni logiche molto diffusa. Affermi di aver vissuto un'esperienza significativa e coinvolgente. Non ne dubito. Condividere con il proprio padre l'eccitazione di una scommessa su una corsa di cavalli seguita direttamente è qualcosa che eccita ed entusiasma l'animo di un ragazzo. Il fatto stesso che venga descritta come un innocente divertimento, anziché come un'iniziazione vera e propria al gioco d'azzardo, significa che tuo padre era ben consapevole del reale significato e delle vere conseguenze della scommessa abituale. Il gioco d'azzardo, infatti, quando è compulsivo, si fonda sul desiderio emotivo di compensare un'insoddisfazione. Tuo padre apparteneva a quella che si definisce la categoria dei giocatori sociali adeguati. Sono coloro che scommettono esclusivamente per divertirsi. Per essi il gioco d'azzardo è un semplice ed occasionale passatempo, una pura distrazione. Non disattendono i loro obblighi familiari o lavorativi per giocare. Sanno perfettamente, come ogni uomo adulto e responsabile, che il lavoro dà profitto, non il gioco. Perché confondere dunque uno svago con un'attività rimunerativa, come fanno molti? Semplicemente perché assumersi le proprie responsabilità e definire precisamente cose e fatti non costituisce una priorità per parecchi uomini. I quali preferiscono l'ambiguità alla chiarezza, i comportamenti ingannevoli (spesso anche con se stessi) invece che la serietà e la lealtà. La narrazione dell’episodio all’ippodromo, Nikolik, rivela peraltro una confusione (nel tuo caso mi pare artata) fra aspetti emozionali e posizioni logiche molto diffusa.
Affermi di aver vissuto un’esperienza significativa e coinvolgente. Non ne dubito. Condividere con il proprio padre l’eccitazione di una scommessa su una corsa di cavalli seguita direttamente è qualcosa che eccita ed entusiasma l’animo di un ragazzo. Il fatto stesso che venga descritta come un innocente divertimento, anziché come un’iniziazione vera e propria al gioco d’azzardo, significa che tuo padre era ben consapevole del reale significato e delle vere conseguenze della scommessa abituale. Il gioco d’azzardo, infatti, quando è compulsivo, si fonda sul desiderio emotivo di compensare un’insoddisfazione.
Tuo padre apparteneva a quella che si definisce la categoria dei giocatori sociali adeguati. Sono coloro che scommettono esclusivamente per divertirsi. Per essi il gioco d’azzardo è un semplice ed occasionale passatempo, una pura distrazione. Non disattendono i loro obblighi familiari o lavorativi per giocare. Sanno perfettamente, come ogni uomo adulto e responsabile, che il lavoro dà profitto, non il gioco.
Perché confondere dunque uno svago con un’attività rimunerativa, come fanno molti? Semplicemente perché assumersi le proprie responsabilità e definire precisamente cose e fatti non costituisce una priorità per parecchi uomini. I quali preferiscono l’ambiguità alla chiarezza, i comportamenti ingannevoli (spesso anche con se stessi) invece che la serietà e la lealtà.

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Di: max http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29532 max Mon, 08 Oct 2007 11:21:51 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29532 thomas è evidente che quello che dici se parliamo di scommessa singola. ma la gente che lavora nelle scommesse nn lo fa in questa maniera, esistono coperture, capacità di passare scommesse con guadagno sulla quota etc. ma soprattutto come qualsiasi attività il conto si fa alla fine del mese o dell'anno. l'incasso o cassetto di un ristorante (tanto x rimanere in tema che mi premedato che peso ormai 100 kg e questa si che x me è una droga, al gioco d'azzardo inteso come casinò dedico il mio tempo 2 vote all'anno a passare una serata e la metà del tempo la passo al ristorante) nn si conta con l'incasso di una singola giornata che può dipendere dalla partita di champion e dalla bufera di neve e alla stessa stregua l'investitore/broker nelle scommesse il conto lo fa alla fine di centinaia di scommesse, allibramenti etc. quando un operatore sulle scommesse fa giuste 2 operazioni su dieci fa pari alla terza guadagna e nelle altre 7 può succedere qualsiasi cosa ,da errori di valutazione a eventi sfortunati e/o casuali. ciao thomas è evidente che quello che dici se parliamo di scommessa singola. ma la gente che lavora nelle scommesse nn lo fa in questa maniera, esistono coperture, capacità di passare scommesse con guadagno sulla quota etc. ma soprattutto come qualsiasi attività il conto si fa alla fine del mese o dell’anno. l’incasso o cassetto di un ristorante (tanto x rimanere in tema che mi premedato che peso ormai 100 kg e questa si che x me è una droga, al gioco d’azzardo inteso come casinò dedico il mio tempo 2 vote all’anno a passare una serata e la metà del tempo la passo al ristorante) nn si conta con l’incasso di una singola giornata che può dipendere dalla partita di champion e dalla bufera di neve e alla stessa stregua l’investitore/broker nelle scommesse il conto lo fa alla fine di centinaia di scommesse, allibramenti etc. quando un operatore sulle scommesse fa giuste 2 operazioni su dieci fa pari alla terza guadagna e nelle altre 7 può succedere qualsiasi cosa ,da errori di valutazione a eventi sfortunati e/o casuali. ciao

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Di: roberto http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29529 roberto Mon, 08 Oct 2007 11:01:03 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29529 Nikolik, in amicizia... Più ti leggo, più mi convinco che la massimizzazione del benessere sociale di questo paese passa per la demolizione con le ruspe delle facoltà di giurisprudenza, sulle cui rovine dovrebbe essere sparso il sale. Scherzo, ma non troppo!! Nikolik, in amicizia…

Più ti leggo, più mi convinco che la massimizzazione del benessere sociale di questo paese passa per la demolizione con le ruspe delle facoltà di giurisprudenza, sulle cui rovine dovrebbe essere sparso il sale.

Scherzo, ma non troppo!!

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Di: thomas yancey http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29526 thomas yancey Mon, 08 Oct 2007 10:22:22 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29526 Trovo le dispute sofistiche divertenti e spesso anche un buon allenamento per le capacità intellettive e retoriche. Ma sono sempre fuorvianti. Ho distinto precisamente i giochi agonistici da quelli aleatori. Se vogliamo definire un match fra due pugili o fra due tennisti una scommessa possiamo farlo. Ma è una assoluta inesattezza. Il pugile, come il tennista, fonda la sua "scommessa" sulle proprie capacità, sulle proprie qualità complessive. Esisterà anche poi la circostanza fortuita, come scivolare sul ring o sul campo, e allora anche il migliore è vittima del caso. Ma la sua "scommessa" non è aleatoria. Si ritiene invece giustamente tale (aleatoria) qualsiasi puntata nella quale gli elementi di abilità sono molto inferiori e determinanti rispetto a quelli affidati al Caso. Mi pare evidente dunque che qualsiasi scommessa passiva, che abbia a fondamento la "preveggenza", sia aleatoria. Si può conoscere a menadito, per esempio, vita, morte e miracoli di un cavallo e del mondo delle corse ippiche, ma gli elementi sconosciuti sono sempre superiori a quelli conosciuti: come è stato nutrito di recente, se è iscritto a una corsa successiva di maggior importanza, se l'allenatore ha un interesse diverso da quello del proprietario, se sarà venduto e via dicendo. Potrei continuare a lungo nell'elenco. Insomma, chiunque affidi i suoi soldi al comportamento di altri esseri viventi, uomini o animali, sta giocando d'azzardo. Mentre chi li affida alle proprie capacità sta competendo. Trovo le dispute sofistiche divertenti e spesso anche un buon allenamento per le capacità intellettive e retoriche. Ma sono sempre fuorvianti. Ho distinto precisamente i giochi agonistici da quelli aleatori. Se vogliamo definire un match fra due pugili o fra due tennisti una scommessa possiamo farlo. Ma è una assoluta inesattezza. Il pugile, come il tennista, fonda la sua “scommessa” sulle proprie capacità, sulle proprie qualità complessive. Esisterà anche poi la circostanza fortuita, come scivolare sul ring o sul campo, e allora anche il migliore è vittima del caso. Ma la sua “scommessa” non è aleatoria. Si ritiene invece giustamente tale (aleatoria) qualsiasi puntata nella quale gli elementi di abilità sono molto inferiori e determinanti rispetto a quelli affidati al Caso. Mi pare evidente dunque che qualsiasi scommessa passiva, che abbia a fondamento la “preveggenza”, sia aleatoria. Si può conoscere a menadito, per esempio, vita, morte e miracoli di un cavallo e del mondo delle corse ippiche, ma gli elementi sconosciuti sono sempre superiori a quelli conosciuti: come è stato nutrito di recente, se è iscritto a una corsa successiva di maggior importanza, se l’allenatore ha un interesse diverso da quello del proprietario, se sarà venduto e via dicendo. Potrei continuare a lungo nell’elenco. Insomma, chiunque affidi i suoi soldi al comportamento di altri esseri viventi, uomini o animali, sta giocando d’azzardo. Mentre chi li affida alle proprie capacità sta competendo.

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Di: Nikolik http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29521 Nikolik Mon, 08 Oct 2007 09:42:34 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29521 Ognuno ha avuto, nella propria vita, i Maestri che meritava. Io, secondo voi per mia sfortuna, per il tennis ho avuto l'indimenticabile ed insostituibile Pierino. Nel Diritto Penale, l'Italia ha avuto tale Vincenzo Manzini, in realtà grande scrittore, autore di una monumentale opera, Trattato di Diritto Penale, in dieci tomi, ognuno dei quali composto da più di mille, odiatissime pagine, per me sciocco studente. Ma tant'è, ecco cosa scriveva l'illustre Maestro sul gioco d'azzardo, non per nulla chiamato giuoco: "Caratteristico del giuoco d'azzardo è l'elemento per cui la vincita o la perdita dipende interamente o quasi interamente dall'alea, e non dalla perizia del giuocatore. Alea, nel senso di cui si tratta, significa rischio o sorte. La vincita o la perdita, quindi, deve dipendere esclusivamente o quasi esclusivamente dal fortuito. Si hanno giuochi nei quali la vincita o la perdita dipende esclusivamente dalla perizia del giuocatore. Altri ve ne sono, nei quali la sorte entra bensì come causa di vincita o di perdita, ma in modo da poter essere onestamente corretta o compensata dall'abilità individuale. In certi giuochi, infine, il fortuito si presenta come unica causa determinante la vincita o la perdita, o quale causa decisamente prevalente sull'abilità del giuocatore. Quando si afferma che nel giuoco d'azzardo la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria, cioè dipendente dal caso, non si pretenda già che la vincita sia indipendente dalle leggi di causalità (nessun evento essendo svincolato da codeste leggi), ma si dice soltanto che la causa delle vincita o della perdita è ignota o non può essere onestamente dominata". Ebbene, forse il Grande Maestro non sarebbe fiero di me se azzardo (o scommetto?) nel dire che la capacità di prevedere un risultato sportivo è dominante rispetto all'alea, propria di ogni attività umana. Ma devo riconoscere, ahimé, di essere prevenuto. Nel caso fossi convinto del contrario, dovrei retrocedere il mio babbo a biscazziere, quando, nell'unica volta in cui si andò all'ippodromo insieme, scommettemo ben 3.000 lire. L'indegno ronzinante si trascinò fino al terz'ultimo posto. Ma fu un bellissimo esercizio di comunanza ed io, ebbro di condividere un'esperienza adulta, non posso concepire di essere stato oggetto di un'attenzione diseducativa. Il pomeriggio finì con un gelato in centro a Montecatini, più piccolo del dovuto, in virtù della sconfitta economica, ma molto buono ugualmente. Perdenti, ma insieme. Ognuno ha avuto, nella propria vita, i Maestri che meritava.
Io, secondo voi per mia sfortuna, per il tennis ho avuto l’indimenticabile ed insostituibile Pierino.
Nel Diritto Penale, l’Italia ha avuto tale Vincenzo Manzini, in realtà grande scrittore, autore di una monumentale opera, Trattato di Diritto Penale, in dieci tomi, ognuno dei quali composto da più di mille, odiatissime pagine, per me sciocco studente.
Ma tant’è, ecco cosa scriveva l’illustre Maestro sul gioco d’azzardo, non per nulla chiamato giuoco:
“Caratteristico del giuoco d’azzardo è l’elemento per cui la vincita o la perdita dipende interamente o quasi interamente dall’alea, e non dalla perizia del giuocatore.
Alea, nel senso di cui si tratta, significa rischio o sorte. La vincita o la perdita, quindi, deve dipendere esclusivamente o quasi esclusivamente dal fortuito.
Si hanno giuochi nei quali la vincita o la perdita dipende esclusivamente dalla perizia del giuocatore. Altri ve ne sono, nei quali la sorte entra bensì come causa di vincita o di perdita, ma in modo da poter essere onestamente corretta o compensata dall’abilità individuale. In certi giuochi, infine, il fortuito si presenta come unica causa determinante la vincita o la perdita, o quale causa decisamente prevalente sull’abilità del giuocatore.
Quando si afferma che nel giuoco d’azzardo la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria, cioè dipendente dal caso, non si pretenda già che la vincita sia indipendente dalle leggi di causalità (nessun evento essendo svincolato da codeste leggi), ma si dice soltanto che la causa delle vincita o della perdita è ignota o non può essere onestamente dominata”.
Ebbene, forse il Grande Maestro non sarebbe fiero di me se azzardo (o scommetto?) nel dire che la capacità di prevedere un risultato sportivo è dominante rispetto all’alea, propria di ogni attività umana.
Ma devo riconoscere, ahimé, di essere prevenuto.
Nel caso fossi convinto del contrario, dovrei retrocedere il mio babbo a biscazziere, quando, nell’unica volta in cui si andò all’ippodromo insieme, scommettemo ben 3.000 lire.
L’indegno ronzinante si trascinò fino al terz’ultimo posto. Ma fu un bellissimo esercizio di comunanza ed io, ebbro di condividere un’esperienza adulta, non posso concepire di essere stato oggetto di un’attenzione diseducativa.
Il pomeriggio finì con un gelato in centro a Montecatini, più piccolo del dovuto, in virtù della sconfitta economica, ma molto buono ugualmente.
Perdenti, ma insieme.

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Di: max http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29494 max Sun, 07 Oct 2007 18:44:30 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29494 siamo a posto!!! quindi tu reputi che chi effettua scommesse si aun giocatore d'azzardo??????? se io apro un ristorante o un negozio di parrucchiere o una qualsiasi attività che nn so fare faccio un azzardo. se faccio una scommesse visto che ci vivo no. oltretutto fiocare al casinò (gambling) è frutto del caso. effettuare una scommessa (gaming) significa ponderarla studiarla prima lavorarci su, poi ci sarànno ( come esistono bravi ristoratori e scarsi che rimettono) persone che fanno bene il loro mestiere e chi meno. in inghilterra la case da gioco nn possono avere insegne al di fuori dei propri locali, e tanto per essere chiari l'italia ha le tasse + alte del mondo x i concessionari di dcommesse. quindi secondo te il governo inglese è un cattivo governo al contrario del ns e gli inglesi sono succubi dell'esistenza aleatoria. mi dispiace deluderti ma è esattamente il contrario là vai avanti solo se sei meriti al contrario dell'italia. ma tu che sai tutto su qualunque argomento dovresti saperlo!!!! mi dispiace ma tu fai parte del 99% degli italiani che nn conoscono neanche la differenza tra gambling e gaming con una differenza: vuoi discuterne e sentenziare senza neanche documentarti....e questo scusami nn è un merito!!! siamo a posto!!! quindi tu reputi che chi effettua scommesse si aun giocatore d’azzardo??????? se io apro un ristorante o un negozio di parrucchiere o una qualsiasi attività che nn so fare faccio un azzardo. se faccio una scommesse visto che ci vivo no. oltretutto fiocare al casinò (gambling) è frutto del caso. effettuare una scommessa (gaming) significa ponderarla studiarla prima lavorarci su, poi ci sarànno ( come esistono bravi ristoratori e scarsi che rimettono) persone che fanno bene il loro mestiere e chi meno. in inghilterra la case da gioco nn possono avere insegne al di fuori dei propri locali, e tanto per essere chiari l’italia ha le tasse + alte del mondo x i concessionari di dcommesse. quindi secondo te il governo inglese è un cattivo governo al contrario del ns e gli inglesi sono succubi dell’esistenza aleatoria. mi dispiace deluderti ma è esattamente il contrario là vai avanti solo se sei meriti al contrario dell’italia. ma tu che sai tutto su qualunque argomento dovresti saperlo!!!! mi dispiace ma tu fai parte del 99% degli italiani che nn conoscono neanche la differenza tra gambling e gaming con una differenza: vuoi discuterne e sentenziare senza neanche documentarti….e questo scusami nn è un merito!!!

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Di: thomas yancey http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29483 thomas yancey Sun, 07 Oct 2007 13:56:52 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29483 La sottile distinzione di Nikolik è letteraria, dunque contenente anche elementi fantastici. La definizione scientifica (matematica e medica) più propria di gioco d’azzardo è scommessa: evento nel quale l’individuo coinvolto sfida contemporaneamente la razionalità e l’irrazionalità. La scommessa è nei fatti un’idea magica, secondo la quale il soggetto sarebbe in grado di prevedere il futuro perché ritiene di conoscere in anticipo lo svolgimento di un evento: si tratti di una gara sportiva, di un gioco di carte, di una lotteria. Huizinga è stato il primo a sostenere che qualsiasi attività umana può essere ricondotta al gioco. L’homo ludens verrebbe prima di quello sapiens e del faber: dato che ogni attività umana è difatti un gioco, questo allora svolge un ruolo decisivo nello sviluppo di qualsiasi civiltà. L’intuizione di Huizinga è notevole, ma ha il limite di escludere i giochi d’azzardo, che invece hanno un posto fondamentale nella vita economica degli uomini e quindi degli stessi Stati. Diviene dunque decisiva la distinzione fra giocatore di competizione e scommettitore. Alla prima tipologia appartengono tutti coloro che affidano la rivendicazione del merito personale alla propria abilità, alla qualificazione, alla responsabilità: sono tali i professionisti in ogni ambito lavorativo, si tratti di medici, architetti, avvocati, imprenditori, artisti e altri, ma anche gli atleti e gli stessi giocatori di biliardo. Ognuno di loro sa che, come in tutte le attività umane, il loro successo è anche ovviamente nelle mani del Caso. Ma non si affidano alla Sorte: competono con le loro forze. Alla seconda tipologia appartengono invece gli uomini che affidano l’ottenimento di un risultato desiderato principalmente alla Fortuna: devono sconfiggere il Destino. Costoro svolgono nel gioco un ruolo essenzialmente passivo, che nega la qualificazione personale e deride il merito. Il Fato è il protagonista indiscusso delle loro azioni. Personalmente, sono convinto che anche gli uomini con forte propensione alla trasgressione, come tutti coloro che varcano i confini della legalità, compiendo azioni illecite, siano definibili essenzialmente giocatori d’azzardo. Il pensiero scientifico moderno conferma senza alcun dubbio che l’attrazione fondamentale per lo scommettitore consiste nel desiderio di governare l’ingovernabile. Il senso di onnipotenza che origina la scommessa del giocatore d’azzardo può discendere da diverse cause: debolezza emotiva, insoddisfazione esistenziale, provenienza da famiglie disgregate, incertezza della condizione economica. In buona sostanza, il gioco d’azzardo esprime la necessità immediata di ottenere sollievo e gratificazione. Compito di chi governa la comunità, lo Stato dunque, è favorire le attività e i comportamenti che consentano il più ampio benessere, mentre deve inibire e contrastare le azioni che possono sfociare nella patologia, nell’illegalità, nel danno comune. Deve dunque diffondere una cultura complessiva, e quindi anche del gioco in generale, come ricerca di libertà, autenticità, creatività, come possibilità di socializzazione, di piacere e, alla fine, di crescita totale della comunità. In questo senso, Roberto, parlavo della severità fiscale nei confronti dei promotori del gioco d’azzardo. Lo Stato sa bene che non è convenienza dei cittadini la diffusione generalizzata del gioco d’azzardo. Non può e non deve vietarlo, per ragioni evidenti. Ma deve scoraggiare non solo ogni tentativo d’illegalità, ma anche l’eccessiva diffusione, e dunque l’abuso: perché non può consentire che prevalga una cultura, una visione dell’esistenza mitica e alla fine disperante ed estremamente dannosa per tutti. Il punto dunque non è nel luogo dove le società di scommesse stabiliscano la loro sede. Ma piuttosto la precisa definizione da parte dello Stato e della maggioranza dei suoi cittadini di giudicare nel senso più corretto tanto il gioco di competizione quanto quello d’azzardo. Penso sia ormai tempo di lavorare perché cominci finalmente a diffondersi la cultura del merito, anziché la sua costante derisione. Se permettiamo che anche i membri più giovani della società, quelli che la comporranno, diventino succubi di una visione aleatoria dell’esistenza, allora saremo sempre più nei guai. Consentendo ai fautori della mancanza di ogni sostanziale differenza (giocare d’azzardo o mangiare al ristorante, per esempio) di continuare a contribuire al diffondersi dell’indifferenza e della confusione. Non abbiamo bisogno ancora di indifferenza. Ma di imparare a conoscere le differenze. Se non sappiamo distinguere, non possiamo scegliere. La sottile distinzione di Nikolik è letteraria, dunque contenente anche elementi fantastici. La definizione scientifica (matematica e medica) più propria di gioco d’azzardo è scommessa: evento nel quale l’individuo coinvolto sfida contemporaneamente la razionalità e l’irrazionalità. La scommessa è nei fatti un’idea magica, secondo la quale il soggetto sarebbe in grado di prevedere il futuro perché ritiene di conoscere in anticipo lo svolgimento di un evento: si tratti di una gara sportiva, di un gioco di carte, di una lotteria.
Huizinga è stato il primo a sostenere che qualsiasi attività umana può essere ricondotta al gioco. L’homo ludens verrebbe prima di quello sapiens e del faber: dato che ogni attività umana è difatti un gioco, questo allora svolge un ruolo decisivo nello sviluppo di qualsiasi civiltà. L’intuizione di Huizinga è notevole, ma ha il limite di escludere i giochi d’azzardo, che invece hanno un posto fondamentale nella vita economica degli uomini e quindi degli stessi Stati.
Diviene dunque decisiva la distinzione fra giocatore di competizione e scommettitore. Alla prima tipologia appartengono tutti coloro che affidano la rivendicazione del merito personale alla propria abilità, alla qualificazione, alla responsabilità: sono tali i professionisti in ogni ambito lavorativo, si tratti di medici, architetti, avvocati, imprenditori, artisti e altri, ma anche gli atleti e gli stessi giocatori di biliardo. Ognuno di loro sa che, come in tutte le attività umane, il loro successo è anche ovviamente nelle mani del Caso. Ma non si affidano alla Sorte: competono con le loro forze. Alla seconda tipologia appartengono invece gli uomini che affidano l’ottenimento di un risultato desiderato principalmente alla Fortuna: devono sconfiggere il Destino. Costoro svolgono nel gioco un ruolo essenzialmente passivo, che nega la qualificazione personale e deride il merito. Il Fato è il protagonista indiscusso delle loro azioni. Personalmente, sono convinto che anche gli uomini con forte propensione alla trasgressione, come tutti coloro che varcano i confini della legalità, compiendo azioni illecite, siano definibili essenzialmente giocatori d’azzardo.
Il pensiero scientifico moderno conferma senza alcun dubbio che l’attrazione fondamentale per lo scommettitore consiste nel desiderio di governare l’ingovernabile. Il senso di onnipotenza che origina la scommessa del giocatore d’azzardo può discendere da diverse cause: debolezza emotiva, insoddisfazione esistenziale, provenienza da famiglie disgregate, incertezza della condizione economica. In buona sostanza, il gioco d’azzardo esprime la necessità immediata di ottenere sollievo e gratificazione.
Compito di chi governa la comunità, lo Stato dunque, è favorire le attività e i comportamenti che consentano il più ampio benessere, mentre deve inibire e contrastare le azioni che possono sfociare nella patologia, nell’illegalità, nel danno comune. Deve dunque diffondere una cultura complessiva, e quindi anche del gioco in generale, come ricerca di libertà, autenticità, creatività, come possibilità di socializzazione, di piacere e, alla fine, di crescita totale della comunità.
In questo senso, Roberto, parlavo della severità fiscale nei confronti dei promotori del gioco d’azzardo. Lo Stato sa bene che non è convenienza dei cittadini la diffusione generalizzata del gioco d’azzardo. Non può e non deve vietarlo, per ragioni evidenti. Ma deve scoraggiare non solo ogni tentativo d’illegalità, ma anche l’eccessiva diffusione, e dunque l’abuso: perché non può consentire che prevalga una cultura, una visione dell’esistenza mitica e alla fine disperante ed estremamente dannosa per tutti. Il punto dunque non è nel luogo dove le società di scommesse stabiliscano la loro sede. Ma piuttosto la precisa definizione da parte dello Stato e della maggioranza dei suoi cittadini di giudicare nel senso più corretto tanto il gioco di competizione quanto quello d’azzardo. Penso sia ormai tempo di lavorare perché cominci finalmente a diffondersi la cultura del merito, anziché la sua costante derisione. Se permettiamo che anche i membri più giovani della società, quelli che la comporranno, diventino succubi di una visione aleatoria dell’esistenza, allora saremo sempre più nei guai. Consentendo ai fautori della mancanza di ogni sostanziale differenza (giocare d’azzardo o mangiare al ristorante, per esempio) di continuare a contribuire al diffondersi dell’indifferenza e della confusione.
Non abbiamo bisogno ancora di indifferenza. Ma di imparare a conoscere le differenze. Se non sappiamo distinguere, non possiamo scegliere.

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Di: max http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29444 max Sat, 06 Oct 2007 22:24:16 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=1003#comment-29444 In Inghilterra sono stati pubblicati i risultati di un'interessante ricerca sul gambling che la maggior parte degli addetti ai lavori in Italia si ostina a non capire che consiste nel gaming e nel betting, due categorie completamente diverese una dall'altra. Il numero degli adulti che hanno partecipato ad una qualche attività di gambling, comprese le lotterie, nel 2006 é stato di 32 milioni, in leggero calo rispetto ai 33 milioni del 1999. Circa 250.000 hanno problemi connessi con il gambling e la percentuale del 2007 é invariata rispetto al 1999. Il 68% della popolazione, che consta di circa 32 milioni di adulti, ha partecipato ad almeno un'attività di gambling, comprese le lotterie, mentre nel 1999 la percentuale era del 72% con 33 milioni di cittadini adulti coinvolti nelle stesse attività. Se si escludono le lotterie, il 48% della popolazione adulta, circa 23 milioni di cittadini, hanno partecipato ad almeno un'attività di gambling, mentre nel 1999 la percentuale era del 46% equivalente a 22 milioni di cittadini adulti. Al di fuori delle lotterie e del gratta e vinci la forma più popolare di gambling é stato il betting sulle corse dei cavalli (17%), seguono le slot - machines con il 14%. Le scommesse sulle corse dei cani arrivano al 5%; le scommesse con i bookmakers che non riguardino le corse dei cavalli o quelle dei cani, al telefono o nei betting shops, sono il 6% del totale e l'attività sui betting exchanges é dell'1%. Nel 1999 attività quali FOBTs (Fixed Odds Betting Terminals) non erano disponibili nel 1999 e ora valgono il 3% del movimento totale, mentre il betting on - line conquista il 4% del mercato. Nel 1999 il pool betting sul calcio (una specie di totocalcio) era il 9% ed é ora calato al 3%. Bisogna sottolineare che nel 1999 il betting sulle corse dei cavalli costituiva il 13% del totale e ora la percentuale é salita al 17%. Questo ovviamente succede in un paese civile che nn è l'Italia e nessuno si è mai lamentato esattamente come le squadre di calcio inglesi nn si lamentano per l'errore dell'arbitro. Detto questo è ovvio come ho scritto in altro post che i malati di gioco che si rovinano esistono, esattamente come chi si rovina per una donna per una vita oltre le proprie possibilità etc etc, ma le società di betting guadagnano rischiando i propri capitali e guadagnano solamente xchè sono dei professionisti a livello mondiale e nn guadagnano solo loro anzi è grazie a loro che molta gente (soprattutto chi fa il lavoro di broker) ha la possibilità di guadagnare. a questo punto molti si chiederanno come: loro quando raggiungono il limite prefissato passano le scommesse sugli exchanges dando ad altri la possibilità di guadagnare ma soprattutto se loro giocano una squadra/un cavallo/un tennista a 2/1 lo girano a 1 1/2 guadagnando o nel peggiore delle ipotesi facendo pari ma nel caso di vincita nn prendendo soldi a nessuno. oltretutto sono persone che quindi a volte sbagliano e possono gicare il cavallo a 2/1 che dopo va a 3/1 facendo così fare la stessa operazione agli altri. è evidente che alla fine qualcuno perde ma è come dire che chi compra un abito lo pagherebbe un terzo se nn ci fossero tre persone che ci guadagnano sopra o che i night club sono dei ladri perchè vendono lo champagne da 35 euro a 200. il divertimento qualsiasi esso sia ha un costo e nessuno è obbligato a farlo. poi rileggevo thomas yabcey qunado ha scritto che il gioco da benefici solo alle case da gioco. a parte il fatto che come ho scritto nn è vero ma scusa perchè io che è tutta la vita che vado 3/4 volte alla settimana al ristorante che vantaggio ho avuto???? ho mangiato bene, sono ingrassato 20 kg e spendo 2.000 al mese senza mai nessuna chances di rientrare. il giocatore passa la giornata/serata divertendosi provando l'adrenalina di cui evidentemente ha bisogno o che a lui piace e qualche volta (se gioca x divertirsi) vince andando spesso a passare una bella nottata con i soldi della vincita. cosa vuoi di +ancora???? certo se andasse a vedere un film porno con la stessa spesa potrebbe farsi anche una s..a!!!!! ma permettitmi di dire che ognuno ha i suoi gusti.....ciao In Inghilterra sono stati pubblicati i risultati di un’interessante ricerca sul gambling che la maggior parte degli addetti ai lavori in Italia si ostina a non capire che consiste nel gaming e nel betting, due categorie completamente diverese una dall’altra.
Il numero degli adulti che hanno partecipato ad una qualche attività di gambling, comprese le lotterie, nel 2006 é stato di 32 milioni, in leggero calo rispetto ai 33 milioni del 1999.
Circa 250.000 hanno problemi connessi con il gambling e la percentuale del 2007 é invariata rispetto al 1999.
Il 68% della popolazione, che consta di circa 32 milioni di adulti, ha partecipato ad almeno un’attività di gambling, comprese le lotterie, mentre nel 1999 la percentuale era del 72% con 33 milioni di cittadini adulti coinvolti nelle stesse attività.
Se si escludono le lotterie, il 48% della popolazione adulta, circa 23 milioni di cittadini, hanno partecipato ad almeno un’attività di gambling, mentre nel 1999 la percentuale era del 46% equivalente a 22 milioni di cittadini adulti.
Al di fuori delle lotterie e del gratta e vinci la forma più popolare di gambling é stato il betting sulle corse dei cavalli (17%), seguono le slot - machines con il 14%.
Le scommesse sulle corse dei cani arrivano al 5%; le scommesse con i bookmakers che non riguardino le corse dei cavalli o quelle dei cani, al telefono o nei betting shops, sono il 6% del totale e l’attività sui betting exchanges é dell’1%.
Nel 1999 attività quali FOBTs (Fixed Odds Betting Terminals) non erano disponibili nel 1999 e ora valgono il 3% del movimento totale, mentre il betting on - line conquista il 4% del mercato.
Nel 1999 il pool betting sul calcio (una specie di totocalcio) era il 9% ed é ora calato al 3%.
Bisogna sottolineare che nel 1999 il betting sulle corse dei cavalli costituiva il 13% del totale e ora la percentuale é salita al 17%.

Questo ovviamente succede in un paese civile che nn è l’Italia e nessuno si è mai lamentato esattamente come le squadre di calcio inglesi nn si lamentano per l’errore dell’arbitro.

Detto questo è ovvio come ho scritto in altro post che i malati di gioco che si rovinano esistono, esattamente come chi si rovina per una donna per una vita oltre le proprie possibilità etc etc, ma le società di betting guadagnano rischiando i propri capitali e guadagnano solamente xchè sono dei professionisti a livello mondiale e nn guadagnano solo loro anzi è grazie a loro che molta gente (soprattutto chi fa il lavoro di broker) ha la possibilità di guadagnare. a questo punto molti si chiederanno come: loro quando raggiungono il limite prefissato passano le scommesse sugli exchanges dando ad altri la possibilità di guadagnare ma soprattutto se loro giocano una squadra/un cavallo/un tennista a 2/1 lo girano a 1 1/2 guadagnando o nel peggiore delle ipotesi facendo pari ma nel caso di vincita nn prendendo soldi a nessuno. oltretutto sono persone che quindi a volte sbagliano e possono gicare il cavallo a 2/1 che dopo va a 3/1 facendo così fare la stessa operazione agli altri. è evidente che alla fine qualcuno perde ma è come dire che chi compra un abito lo pagherebbe un terzo se nn ci fossero tre persone che ci guadagnano sopra o che i night club sono dei ladri perchè vendono lo champagne da 35 euro a 200. il divertimento qualsiasi esso sia ha un costo e nessuno è obbligato a farlo. poi rileggevo thomas yabcey qunado ha scritto che il gioco da benefici solo alle case da gioco. a parte il fatto che come ho scritto nn è vero ma scusa perchè io che è tutta la vita che vado 3/4 volte alla settimana al ristorante che vantaggio ho avuto???? ho mangiato bene, sono ingrassato 20 kg e spendo 2.000 al mese senza mai nessuna chances di rientrare. il giocatore passa la giornata/serata divertendosi provando l’adrenalina di cui evidentemente ha bisogno o che a lui piace e qualche volta (se gioca x divertirsi) vince andando spesso a passare una bella nottata con i soldi della vincita. cosa vuoi di +ancora???? certo se andasse a vedere un film porno con la stessa spesa potrebbe farsi anche una s..a!!!!! ma permettitmi di dire che ognuno ha i suoi gusti…..ciao

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