Commenti a: Non è mai troppo tardi Ecco Alberta Brianti http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576 Il blog ufficiale di Ubaldo Scanagatta (tennis, calcio, vela e altri sport) Fri, 10 May 2013 15:21:08 +0000 http://wordpress.org/?v=2.3.3 Di: anto http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132106 anto Wed, 23 Sep 2009 18:50:46 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132106 Me la ricordo cinque o sei anni fà in un challenger di livello bassissimo nella bergamasca..............uscita al primo turno......e adesso top 70.....incredibile....... Me la ricordo cinque o sei anni fà in un challenger di livello bassissimo nella bergamasca…………..uscita al primo turno……e adesso top 70…..incredibile…….

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Di: Avec Double Cordage http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132103 Avec Double Cordage Wed, 23 Sep 2009 18:27:25 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132103 cribbio, mi sono dimenticato San Marino tra i tornei all'estero cribbio, mi sono dimenticato San Marino tra i tornei all’estero

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Di: dyana http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132092 dyana Wed, 23 Sep 2009 17:32:13 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132092 @Giorgio Errani Grazie perl'intevento e per gli auguri. forse il mio post incentrato su un unico episodio possa aver dato questa impressione, cmq siamo lontani anni luce dalla specializzazione precoce, che ritengo dannosa. sempre imho, se poi è anche condivisa tanto meglio. ho precisato meglio la situazione su G&F, rispondendo anche ad un commento di Stefano Grazia. @Giorgio Errani
Grazie perl’intevento e per gli auguri. forse il mio post incentrato su un unico episodio possa aver dato questa impressione, cmq siamo lontani anni luce dalla specializzazione precoce, che ritengo dannosa. sempre imho, se poi è anche condivisa tanto meglio. ho precisato meglio la situazione su G&F, rispondendo anche ad un commento di Stefano Grazia.

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Di: Giovanni da Roussillon http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132088 Giovanni da Roussillon Wed, 23 Sep 2009 17:16:58 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132088 Grazie, Grazia. Non urlare, tuttavia. Il mio commento precedente deve allora leggersi: "...In una riflessione del già defunto Pier Vittorio Tondelli, apparsa nell'ottobre 2007 su un quotidiano del vostro Paese, questi si interroga: "Chi ..."... Mi spiace essere incorso nell'imprecisione, che ha il pregio nondimeno, di farmi tornare, oltre che a porre rimedio, a sottolineare come l'interrogativo vada datato, pur non essendo datato. Grazie, Grazia. Non urlare, tuttavia. Il mio commento precedente deve allora leggersi:
“…In una riflessione del già defunto Pier Vittorio Tondelli, apparsa nell’ottobre 2007 su un quotidiano del vostro Paese, questi si interroga: “Chi …”…
Mi spiace essere incorso nell’imprecisione, che ha il pregio nondimeno, di farmi tornare, oltre che a porre rimedio, a sottolineare come l’interrogativo vada datato, pur non essendo datato.

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Di: Avec Double Cordage http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132086 Avec Double Cordage Wed, 23 Sep 2009 16:39:37 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132086 ora ho letto, molto interessante, viene il dubbio che ci sia qualcosa che non funzioni proprio benissimo in questa macchina meravigliosa e perfetta che è il tennis italiano. Ma può essere? No, impossibile. Sarà perchè il paese è troppo piccolo, il serbatoio troppo esiguo, come si fa a confrontarsi con nazioni come Svizzera, Serbia, Belgio e la repubblica Ceca. E poi qui da noi non ci sono tornei, dove vuoi andare con 25 ciellenge o come li chiamano, e anche se ci aggiungi gli altri non vai oltre i 50 tornei all'anno, se vuoi fare sul serio poi ti tocca andare all'estero, troppo lontano, posti selvaggi e barbari poi, posti come la costa azzurra in Francia, Monte Carlo (anche se con una puntatina al casinò poi li magari ne potrebbe valere la pena), la Svizzera, L'Austria bah, la Germania addirittura 100 km più a nord, la Croazia nel lontano oriente e la Slovenia dove ti fanno giocare persino sul cemento quei pazzi. No, non ha proprio senso, meglio passare il finesettimana al mare, caso mai nella piscina del circolo o dare un calcio a quel pallone. ora ho letto, molto interessante, viene il dubbio che ci sia qualcosa che non funzioni proprio benissimo in questa macchina meravigliosa e perfetta che è il tennis italiano. Ma può essere? No, impossibile. Sarà perchè il paese è troppo piccolo, il serbatoio troppo esiguo, come si fa a confrontarsi con nazioni come Svizzera, Serbia, Belgio e la repubblica Ceca. E poi qui da noi non ci sono tornei, dove vuoi andare con 25 ciellenge o come li chiamano, e anche se ci aggiungi gli altri non vai oltre i 50 tornei all’anno, se vuoi fare sul serio poi ti tocca andare all’estero, troppo lontano, posti selvaggi e barbari poi, posti come la costa azzurra in Francia, Monte Carlo (anche se con una puntatina al casinò poi li magari ne potrebbe valere la pena), la Svizzera, L’Austria bah, la Germania addirittura 100 km più a nord, la Croazia nel lontano oriente e la Slovenia dove ti fanno giocare persino sul cemento quei pazzi. No, non ha proprio senso, meglio passare il finesettimana al mare, caso mai nella piscina del circolo o dare un calcio a quel pallone.

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Di: Stefano Grazia http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132079 Stefano Grazia Wed, 23 Sep 2009 15:07:48 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132079 GIOVANNI DE ROUSSILLON: Pier Vittorio Tondelli e' morto nel 1991. GIOVANNI DE ROUSSILLON: Pier Vittorio Tondelli e’ morto nel 1991.

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Di: Agatone http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132059 Agatone Wed, 23 Sep 2009 12:50:50 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132059 Per quanto riguarda l'articolo non si può che essere d'accordo con l'autore. E' chiaro che il tennista giovane in Italia ha molte più probabilità di sbagliare strada, scelta, coach, luogo che non di fare la scelta giusta. Solo con una grande costanza e perseveranza si riesce a non adagiarsi e magari venire fuori relativamente tardi. Vorrei poi fare due brevi considerazioni: La prima è che penso che i genitori che cerchino di far fare la carriera sportiva ai figli abbiano in mente che diventare professionisti significhi sì fare sacrifici ma anche poter avere una bella vita nel caso di riuscita. E' questo penso che spinge i più. E non mi pare una cosa così negativa. Magari è possibile che un genitore veda del talento dove non c'è e questo forse è più pericoloso. Questo mi è venuto in mente dopo aver letto la bella mail di nic kelman. La seconda riguarda i giocatori. Io penso che in Italia ci sia così voglia di avere un tennista forte che i giocatori dovrebbero capire che basterebbe poco per diventare degli eroi tennisticametne immortali. Tutti loro dovrebbero avere questa spinta eccezionale, cioè che non è necessario che vincano uno slam, come deve succedere a uno spagnolo o un francese ma basta che diventino competitivi, che entrino tra i dieci del mondo e tutte le televisioni, i giornali, gli sponsor gli correrebbero dietro. Perché si adagiano? Un gradino in più e diventano eroi! Per quanto riguarda l’articolo non si può che essere d’accordo con l’autore. E’ chiaro che il tennista giovane in Italia ha molte più probabilità di sbagliare strada, scelta, coach, luogo che non di fare la scelta giusta. Solo con una grande costanza e perseveranza si riesce a non adagiarsi e magari venire fuori relativamente tardi.

Vorrei poi fare due brevi considerazioni:
La prima è che penso che i genitori che cerchino di far fare la carriera sportiva ai figli abbiano in mente che diventare professionisti significhi sì fare sacrifici ma anche poter avere una bella vita nel caso di riuscita. E’ questo penso che spinge i più. E non mi pare una cosa così negativa. Magari è possibile che un genitore veda del talento dove non c’è e questo forse è più pericoloso. Questo mi è venuto in mente dopo aver letto la bella mail di nic kelman.

La seconda riguarda i giocatori. Io penso che in Italia ci sia così voglia di avere un tennista forte che i giocatori dovrebbero capire che basterebbe poco per diventare degli eroi tennisticametne immortali. Tutti loro dovrebbero avere questa spinta eccezionale, cioè che non è necessario che vincano uno slam, come deve succedere a uno spagnolo o un francese ma basta che diventino competitivi, che entrino tra i dieci del mondo e tutte le televisioni, i giornali, gli sponsor gli correrebbero dietro. Perché si adagiano? Un gradino in più e diventano eroi!

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Di: Pete Agassi http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132058 Pete Agassi Wed, 23 Sep 2009 12:46:08 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132058 Hai ragione Giovanni, la situazione deficitaria del movimento sportivo nostrano è conseguenza della situazione "inguaiata" in cui vige il nostro sistema-paese. Sono d'accordissimo nel ritenere che non puoi pretendere da un giovane qualcosa, un qualcosa che invece è stato del tutto sovvertito in precedenza da quello steso universo dai cui provengono le pretese. Buddha diceva che si poteva constatare il livello civile di un paese vedendo il suo rispetto per gli animali. Al posto degli animali mettiamoci lo sport ed ecco che si disvela l'Italia degli Sgarbi e dei reality Hai ragione Giovanni, la situazione deficitaria del movimento sportivo nostrano è conseguenza della situazione “inguaiata” in cui vige il nostro sistema-paese. Sono d’accordissimo nel ritenere che non puoi pretendere da un giovane qualcosa, un qualcosa che invece è stato del tutto sovvertito in precedenza da quello steso universo dai cui provengono le pretese. Buddha diceva che si poteva constatare il livello civile di un paese vedendo il suo rispetto per gli animali. Al posto degli animali mettiamoci lo sport ed ecco che si disvela l’Italia degli Sgarbi e dei reality

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Di: nic kelman http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132046 nic kelman Wed, 23 Sep 2009 11:47:44 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132046 E così, se siamo andati a vedere le gare di nuoto di un nostro figlio o figlia, con tutto quell'odore di cloro e quell'umidità e quella foschia nell'aria, con quella paura di scivolare mentre andiamo a prendere i posti o a comprare una bibita alla macchinetta, e lui batte il suo record personale in quella gara ma arriva comunque ultimo, noi lo abbracciamo. Mentre lui sta lì a rabbrividire avvolto in un asciugamano, coi capelli bagnati che escono scompigliati dalla cuffia, mentre guarda i vincitori che ricevono le medaglie, diciamo: "Non preoccuparti, hai battuto il tuo record personale, no? Dovresti essere più fiero di te: cosa potevi fare di più?". E lui dice: "Lo so, lo so". Perché lo sa. Sa che non basta essere veloci, bisogna essere più veloci. Sa che le virtù sono tali solo se oggetto di paragone. Sa che, se lui è veloce ma tutti gli altri sono più veloci, lui è lento. Sa che, se lui è veloce ma tutti gli altri sono più veloci, arriva ultimo. Perde. Sa che se fosse stato più veloce, gli avremmo detto: "Bravo! Hai vinto! Sei stato fantastico!", e lo avremmo portato fuori per una cena speciale, euforica, dove ci sarebbe stato uno dei suoi amici o persino tutta la sua squadra. E se non lo sa, se non ha fatto la gara di nuoto o le olimpiadi di matematica o il concorso di gruppi rock, se non è stato competitivo in qualcosa tanto per cominciare, sappiamo che è nostro compito insegnarglielo. E così le nostre figlie. Perchè sono le nostre figlie, non quelle di qualcun altro. Non basta che siano belle. Non basta che amino divertirsi. Non basta che siano vive, ma devono sopravvivere. Ed ecco perchè ci sentiamo dei genitori falliti se vediamo che i nostri figli credono di non avere niente da dimostrare. Perché quando non dicono: "Voglio fare il surfista di professione", ma solo "Voglio fare surf", anche il più comprensivo di noi (e a volte anche quelli abbastanza ricchi da non doversi preoccupare che i loro figli trovino da mantenersi) li guarda e si chiede, solo per un attimo, come ha fatto questa cosa che è venuta fuori da noi ad essere così poco simile a noi, così lontana da noi, si chiede, per un attimo, se sono davvero nostri. Ecco perché, se siamo dei buoni genitori, gli insegniamo a nuotare il più presto possibile. Glielo insegniamo per il loro bene. Glielo insegniamo, anche se sappiamo che è proprio tenendo la testa sopra il pelo dell'acqua che anneghiamo. E così, se siamo andati a vedere le gare di nuoto di un nostro figlio o figlia, con tutto quell’odore di cloro e quell’umidità e quella foschia nell’aria, con quella paura di scivolare mentre andiamo a prendere i posti o a comprare una bibita alla macchinetta, e lui batte il suo record personale in quella gara ma arriva comunque ultimo, noi lo abbracciamo. Mentre lui sta lì a rabbrividire avvolto in un asciugamano, coi capelli bagnati che escono scompigliati dalla cuffia, mentre guarda i vincitori che ricevono le medaglie, diciamo: “Non preoccuparti, hai battuto il tuo record personale, no? Dovresti essere più fiero di te: cosa potevi fare di più?”.
E lui dice: “Lo so, lo so”.
Perché lo sa. Sa che non basta essere veloci, bisogna essere più veloci. Sa che le virtù sono tali solo se oggetto di paragone. Sa che, se lui è veloce ma tutti gli altri sono più veloci, lui è lento. Sa che, se lui è veloce ma tutti gli altri sono più veloci, arriva ultimo. Perde. Sa che se fosse stato più veloce, gli avremmo detto: “Bravo! Hai vinto! Sei stato fantastico!”, e lo avremmo portato fuori per una cena speciale, euforica, dove ci sarebbe stato uno dei suoi amici o persino tutta la sua squadra.
E se non lo sa, se non ha fatto la gara di nuoto o le olimpiadi di matematica o il concorso di gruppi rock, se non è stato competitivo in qualcosa tanto per cominciare, sappiamo che è nostro compito insegnarglielo.
E così le nostre figlie. Perchè sono le nostre figlie, non quelle di qualcun altro. Non basta che siano belle. Non basta che amino divertirsi. Non basta che siano vive, ma devono sopravvivere.
Ed ecco perchè ci sentiamo dei genitori falliti se vediamo che i nostri figli credono di non avere niente da dimostrare. Perché quando non dicono: “Voglio fare il surfista di professione”, ma solo “Voglio fare surf”, anche il più comprensivo di noi (e a volte anche quelli abbastanza ricchi da non doversi preoccupare che i loro figli trovino da mantenersi) li guarda e si chiede, solo per un attimo, come ha fatto questa cosa che è venuta fuori da noi ad essere così poco simile a noi, così lontana da noi, si chiede, per un attimo, se sono davvero nostri.
Ecco perché, se siamo dei buoni genitori, gli insegniamo a nuotare il più presto possibile. Glielo insegniamo per il loro bene. Glielo insegniamo, anche se sappiamo che è proprio tenendo la testa sopra il pelo dell’acqua che anneghiamo.

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Di: Giorgio Errani http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132040 Giorgio Errani Wed, 23 Sep 2009 11:11:03 +0000 http://www.blogquotidiani.net/tennis/?p=2576#comment-132040 leggo questo post rimbalzando da G&F (dopo che stefano ha copia-incollato) e concordo totalmente: "...da noi si matura tardi (a volte troppo tardi) perchè mancano tecnici di qualità, programmi, strutture..." è solo ed esclusivamente questione di organizzazione, di voglia e di disponibilità ad un rischio che deve coinvolgere chi tiene le fila in prima persona auguri a dyana a prescindere (anche se personalmente non sono d'accordo con la specializzazione troppo precoce) leggo questo post rimbalzando da G&F (dopo che stefano ha copia-incollato) e concordo totalmente:

“…da noi si matura tardi (a volte troppo tardi) perchè mancano tecnici di qualità, programmi, strutture…”

è solo ed esclusivamente questione di organizzazione, di voglia e di disponibilità ad un rischio che deve coinvolgere chi tiene le fila in prima persona

auguri a dyana a prescindere (anche se personalmente non sono d’accordo con la specializzazione troppo precoce)

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