Tangente blues, in diretta dal fronte della corruzione

Questo è una sorta di taccuino, sul quale, giorno dopo giorno, dal novembre 2006, sono raccolte le notizie che le principali agenzie di stampa “battono” sulla corruzione, episodi di peculato, cattiva amministrazione della cosa pubblica che non di rado, come ben si sa, diventa Cosa Nostra.

Milano, arrestato impiegato comunale per truffa e corruzione
(ANSA) - MILANO, 20 FEB - Un impiegato del settore Gestione manutenzione strade della Provincia di Milano e’ stato arrestato con l’accusa di truffa e corruzione. L’uomo e’ stato posto ai domiciliari: perquisizioni sono state eseguite nel suo ufficio e nella sua abitazione. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Francesco Prete, hanno permesso di svelare che ‘’nel corso di appalti di lavori di manutenzione ordinaria delle strade provinciali - si legge in una nota della Gdf - faceva emettere da una societa’ del Milanese falsi documenti di trasporto di bitume, oppure contabilizzava nei documenti della Provincia prestazioni d’opera in realta’ mai effettuate, o rese in misura diversa, ricevendo in cambio varie forme di riconoscimento, comunque economicamente apprezzabili'’.
L’arresto dell’impiegato si inquadra nell’operazione ‘Strade troppo facili’, che nel novembre 2006 ha coinvolto oltre 60 aziende, con 2 arresti, 30 perquisizioni effettuate in Lombardia e Emilia Romagna e 63 persone indagate dalla Guardia di Finanza milanese. Le accuse, allora, erano di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e al subappalto irregolare

Inchiesta Lady Asl, il forzista Simeoni rinviato a giudizio

(ANSA) - ROMA, 13 feb - Il deputato di Forza Italia Giorgio Simeoni e’ stato rinviato a giudizio dal gup di Roma Adele Rando e sara’ processato il 12 marzo prossimo per associazione a delinquere finalizzata a tre episodi di corruzione emersi, per l’accusa, nell’ambito dell’inchiesta sulla malasanita’ nel Lazio.
Simeoni, coinvolto nella vicenda nella veste di ex assessore regionale del Lazio alla Formazione Professionale, dovra’ rispondere di aver ricevuto illecitamente somme di danaro riconducibili ad Anna Iannuzzi, la titolare di strutture sanitarie private che avrebbero beneficiato di fondi della Regione Lazio per prestazioni mai eseguite e nota come Lady Asl. A chiedere il rinvio a giudizio del parlamentare erano stati i pubblici ministeri Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri.
Gli episodi contestati a Simeoni risalgono al periodo compreso tra il 2001 ed il 2005 e fanno riferimento ad una presunta dazione di 600 mila euro per favorire la conferma di Cosimo Speziale alla dirigenza dell’Asl Rmb; al ricevimento di 200 mila euro per garantire finanziamenti al gruppo Iannuzzi; all’ottenimento di 15 mila euro mensili per assicurare finanziamenti e convenzioni allo stesso gruppo Iannuzzi. Nel corso dell’ inchiesta giudiziaria sulla malasanita’ nel Lazio la procura di Roma aveva sollecitato l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Simeoni, ma l’apposita Giunta della Camera aveva negato l’autorizzazione.
Interrogato ieri dal gup Rando, il deputato di Forza Italia ha respinto le accuse ed ha una consulenza dalla quale, a detta dei suoi difensori, non risultano beni o proprieta’ di provenienza illecita.
Dall’ inchiesta sulla malasanita’ nel Lazio sono scaturiti diversi procedimenti. Uno di questi, al vaglio del gup, vede coinvolta Lady Asl ed altre 14 persone. In precedenza, sempre per un episodio di corruzione, e’ stato condannato, previo patteggiamento, l’ex assessore ai Trasporti della Regione Lazio Giulio Gargano a quattro anni e quattro mesi di reclusione.
Commentando la decisione del gup Rando, l’avvocato Paola Parise, uno dei legali dell’imputato, ha detto che il giudice ha ritenuto che le ‘’incongruenze lamentate dalla difesa debbano essere valutate in sede dibattimentale'’.

Brindisi, ex sindaco arrestato per il rigassificatore di Capobianco

Brindisi, 12 feb. - (Adnkronos) - Una tangente da 350 milioni delle vecchie lire pagata ad ex amministratori pubblici della città di Brindisi in cambio della quale sarebbero state semplificate e accelerate le procedure di autorizzazione e di concessione edilizia per la costruzione del rigassificatore nell’area portuale di Capobianco: è quello che hanno scoperto il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi e la Procura della città
pugliese, nel corso delle indagini avviate a febbraio dell’anno scorso e conclusesi oggi con l’arresto di cinque persone e con l’iscrizione nel registro degli indagati di altre 27.

In carcere sono finiti l’ex sindaco della città, Giovanni Antonino, l’imprenditore Luca Scagliarini, già coinvolti insieme in altre inchieste giudiziarie, l’attuale presidente della British Gas Italia, Franco Fassio. Ai domiciliari sono stati posti, Yvonne Barton e Fabio Fontana, rispettivamente ex presidente ed ex amministratore delegato dell’azienda britannica che stava costruendo l’impianto tramite la consociata Brindisi Lng. Le accuse nel
caso delle cinque ordinanze in carcere, emesse dal gip del Tribunale Simona Panzera, sono di concorso in corruzione. Per quanto riguarda le persone indagate a piede libero le accuse vanno dal falso ideologico all’occupazione abusiva del suolo demaniale. La Guardia di Finanza di Brindisi, impegnata con 220 agenti, ha effettuato 220 perquisizioni in tutta Italia e precisamente a Milano, Roma, Genova, Asti, Napoli, Lecce, Bari, Perugia e Brindisi. Utilizzati due elicotteri con i quali i finanzieri hanno sorvolato l’area di Capobianco poi sequestrata in collaborazione con la Digos della Questura. Si attendono ulteriori e clamorosi sviluppi delle indagini. Si è appreso che l’episodio principale contestato, in pratica il passaggio della dazione di
denaro, risalirebbe al 2000.

Onlus bresciana truffa un milione e mezzo e l’investe in Sardegna

(AGI) - Brescia, 12 feb. - Una truffa complessivamente pari a 1 milione e mezzo di euro ordita nel corso di cinque anni ai danni degli ospedali di Bergamo, Mantova e Cremona. È quella che la Guardia di Finanza di Bergamo, in collaborazione con le Fiamme gialle di Brescia, ha scoperto nel corso di un’operazione denominata ‘green cross’, croce verde. Croce Verde Brixia è infatti il nome di una Onlus bresciana, un’associazione di volontariato che gestiva cinque postazioni del 118 presso gli ospedali di Crema e che si occupava dei servizi di assistenza e trasporto malati a Calcinate (Bergamo), Medole (Mantova), Bozzolo (Mantova) e Volta Mantovana (Mantova). Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Brescia, Antonio Chiappani, e condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Bergamo, hanno portato all’arresto di quattro persone accusate di truffa aggravata. Tra
queste, il presidente dell’associazione Brixia Verde, Giuseppe Remondi, 42enne di Gambara (Brescia), è accusato anche di peculato ai danni della sua stessa Onlus.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati al comando delle Fiamme Gialle di Brescia dal procuratore capo, Giancarlo Tarquini, e dal titolare dell’indagine, il Pm Antonio Chiappani, alla presenza dei vertici della GdF di Bergamo e Brescia. Le indagini, partite nel settembre 2006, sono scaturite da una segnalazione effettuata dall’ospedale di Bergamo insospettito dalle spese per le quali la Onlus chiedeva dei rimborsi. L’attività investigativa, culminata con numerose perquisizioni tra Brescia, Roma, Terni e Teramo - tre città, queste ultime, dove avevano sede tre società deputate all’emissione di fatture false - ha fatto emergere una maxi
truffa ai danni della sanità pubblica. A quanto si è appreso Remondi presentava alle aziende ospedaliere un rendiconto delle presunte spese sostenute, documentate da fatture fittizie emesse da tre società inattive. Gli amministratori di tali società, Piero Cordone, 51 anni, di Teramo, Ivan Mari, 23 anni di Terni e il padre Italo, 68 anni, sono pure finiti in manette. L’intera documentazione fiscale era stata inspiegabilmente smarrita.
Dunque nei confronti dei tre amministratori e di un commercialista depositario della contabilità è stata anche ravvisata l’ipotesi di reato di occultamento o distruzione delle scritture contabili. Le ditte in questione, il cui oggetto sociale dichiarato era la stampa di arti grafiche emettevano documenti per l’associazione di volontariato relativamente a svariate prestazioni, dalla pulizia dei locali in uso al 118 alla manutenzione delle
ambulanze, dall’acquisto degli equipaggiamenti alla formazione dei volontari. In realtà tali servizi erano assicurati da altri fornitori e le relative spese venivano rimborsate dagli ospedali che in un anno si è calcolato hanno pagato la Croce Verde Brixia per più del triplo dei costi sostenuti realmente.
«Soldi erariali usciti dalle casse della sanità per spese fasulle che nel caso di Cremona ammontavano in totale a 424 mila euro e nel caso di Mantova a 971 mila», ha spiegato il sostituto procuratore Antonio Chiappani.
Il presidente dell’associazione dovrà rispondere anche dell’accusa di peculato perchè le indagini hanno appurato come lo stesso operasse illecitamente dei prelievi in contanti e in assegni dalle casse della Onlus, per un importo al momento stimato in 750 mila euro. Nei suoi confronti è scattato anche il sequestro preventivo delle quote detenute in cinque società attraverso cui gestiva un rilevante patrimonio personale costituito da decine di immobili, tra cui due alberghi in provincia di Brescia, villaggi turistici e una villa in Costa Smeralda.

Tangenti anche per il caro estinto
Travestiti da medici cercavano “clienti” in ospedale

(ANSA) - TORINO, 6 FEB - Spartizioni di denaro davanti alle bare o nascosti negli ascensori, consigli tra infermieri per mantenere salda la rete dei contatti con le imprese di pompe funebri, rivendicazioni, lamentele per delle occasioni di guadagno perdute: e’ quanto emerge dall’ ordine di custodia (firmato dal gip Chiara Gallo) eseguito questa mattina nell’ inchiesta sulle tangenti nelle camere mortuarie dell’ ospedale torinese Molinette. Il giudice, sulla base degli accertamenti della Guardia di Finanza, indica una doppia tipologia di mazzette: la prima per aiutare illegalmente gli imprenditori, raccomandandoli ai familiari dei defunti o segnalando tempestivamente l’ arrivo di un cadavere; la seconda per ‘’eseguire la ricomposizione e la vestizione'’ delle salme. Somme variabili tra i 50 e i 750 euro. La maggior parte delle 36 pagine dell’ ordinanza e’ dedicata alla trascrizione delle conversazioni intercettate dalla Guardia di Finanza. ‘’Dai, vieni giu’ alle Molinette - dice un infermiere a un impresario - che ci sono dei signori che devi prendere'’. ‘’Lo abbiamo preso?'’, ‘’Si’, lo abbiamo preso'’.
‘’Oggi ho fatto 80′’, si rallegra un addetto delle camere mortuarie, mentre un altro critica un’ azienda che ha provveduto direttamente alla vestizione: ‘’mi hanno fatto perdere venti, dieci euro, magari non mi avrebbero dato un cazzo, magari me ne davano cinquanta …'’. E un loro collega si vanta: ‘’Con Beppe (forse un impresario - ndr) mi sono comprato la macchina nuova'’. La Finanza sta anche verificando alcune testimonianze che parlano di impresari, travestiti da medici, che si aggiravano per i corridoi dell’ ospedale per capire quali malati erano sul punto di morire.

Berlusconi-Mills, inammissibile il ricorso dell’ex premier
(ANSA) - ROMA, 30 gen - La VI Sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai difensori di Silvio Berlusconi con il quale si chiedeva la ricusazione del Gup milanese Fabio Paparella nell’ ambito dell’ udienza preliminare del procedimento Berlusconi-Mills. Il procedimento riguarda la contestazione di corruzione in atti giudiziari a carico dell’ ex premier e dell’avvocato inglese David Mills. Lo scorso 21 agosto la Corte di Appello di Milano aveva rigettato l’istanza di ricusazione, bocciando la tesi della difesa di Berlusconi in base alla quale il Gup Paparella avrebbe dovuto astenersi, in quanto aveva gia’ disposto il rinvio a giudizio di Berlusconi nel procedimento Mediaset sui presunti fondi neri del gruppo. Contro la decisione della corte d’appello, l’avvocato Nicolo’ Ghedini aveva presentato ricorso alla Suprema corte.
I supremi giudici hanno condannato l’ex premier al pagamento delle spese processuali piu’ una multa di mille euro da versare alla Cassa delle ammende. La Procura generale della Cassazione, rappresentata da Guglielmo Passacantando, nella requisitoria aveva chiesto ai giudici della VI Sezione penale il rigetto del ricorso. (ANSA).

L’ex ministro Sirchia andrà a processo per corruzione
OLTRE ALL’EX MINISTRO ALTRE 7 PERSONE E UNA SOCIETA’ A GIUDIZIO (ANSA) - MILANO, 18 GEN - Il prof. Girolamo Sirchia, ex ministro della Sanita’, illustre ematologo ex primario del Policlinico di Milano, andra’ a processo con le accuse di corruzione e appropriazione indebita. Il clinico milanese, fondatore del Nord Italia Transplant, comparira’ il 5 giugno prossimo davanti ai giudici della 4/a sezione penale di Milano.
Sirchia e’ stato rinviato a giudizio dal gup Micaela Curami nell’ambito di un’inchiesta condotta dai pm Maurizio Romanelli ed Eugenio Fusco su presunte tangenti nel mondo della sanita’.
Con l’ex ministro verranno processati, con accuse a vario titolo che vanno da quelle contestate al professore fino alla turbativa d’asta e alla violazione della legge sulla responsabilita’ amministrativa delle societa’, altre sette persone e la Haemonetics Italia, imputata proprio in base alla Legge 231 sulla responsabilita’ amministrativa delle.
Per l’ex ministro, il giudice ha dichiarato prescritto un episodio di corruzione del 1999 che riguarda il versamento di uno di tre assegni da 11.000 marchi da parte della multinazionale farmaceutica Immucor, multinazionale che forniva al Policlinico le apparecchiature per il sangue. Secondo gli inquirenti, nella sua veste di primario al Policlinico di Milano, Sirchia avrebbe anche incassato 6.000 dollari dalla statunitense Healthcare e si sarebbe appropriato di 100.000 franchi svizzeri e di 30.000 euro quando era tesoriere della Fondazione Il Sangue.
Il gup ha poi definito sei patteggiamenti, da un minimo di 1.952 euro (Fulvia Rigo) ai 6.310 euro di Giovanni Inghilleri (ex primario facente funzione dell’ospedale Niguarda), fino ai 28.000 euro che dovra’ sborsare la Immucor Italia. Maria Rosa Vergnaghi, per anni contabile dell’azienda, dovra’ pagare 7.240 euro. Giovanni Fumagalli, agente della Haemonetics, ha invece patteggiato, in continuazione con una precedente condanna, 20 giorni non convertiti in pena pecuniaria. Infine, due persone sono state condannate a quattro mesi e 400 euro di multa in rito abbreviato mentre altre due posizioni sono state trasmesse per competenza al Tribunale di Bergamo, in relazione a due presunte turbative d’asta all’Ospedale di Treviglio. ‘’Sono sconcertato dalla decisione del giudice - ha commentato l’ex ministro - perche’ i documenti portati a dimostrazione della mia innocenza non hanno minimamente scalfito il teorema costruito contro di me senza nessuna prova'’. Secondo Sirchia ‘’quelli che gli inquirenti ritengono essere episodi di corruzione non sono altro che consulenze autorizzate dall’ospedale mentre il reato di appropriazione indebita e’ smentito dallo stesso consiglio della fondazione, che all’unanimita’ ha ratificato la fiducia al mio operato'’.
I legali di Sirchia, gli avvocati Corso Bovio e Paolo Grasso, hanno espresso la loro ‘’ferma determinazione per affrontare il dibattimento con il massimo impegno, nella certezza che la correttezza e l’onesta’ professionale del professor Sirchia e del dottor Riccardo Ghislanzoni (ex presidente della fondazione Il Sangue, accusato di appropriazione indebita, ndr) verranno riconosciute dal Tribunale'’.(ANSA).

Bruno Ferrante nominato Commissario anti corruzione

Il Consiglio dei Ministri ha nominato Bruno Ferrante Commissario anti-corruzione nella Pubblica Amministrazione. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Presidenza, Enrico Letta. Ferrante, candidato a sindaco di Milano contro la Moratti, è stato Capo di Gabinetto di Napolitano agli Interni. Il suo predecessore Gianfranco Tatozzi si era dimesso accusando il governo di adottare lo spoil system anche nella lotta alla corruzione. Questa nomina certo non lo smentisce.
Il prefetto Bruno Ferrante è stato nominato dal Consiglio dei ministri Alto commissario per la lotta alla corruzione. Il posto era vacante dal 19 dicembre, quando l’ex commissario, Gianfranco Tatozzi, aveva presentato le proprie dimissioni dall’incarico. Bruno Ferrante è nato a Lecce nel 1947 ed è sposato con due figli. Laureato in giurisprudenza, Ferrante è procuratore legale ed è entrato nell’amministrazione del ministero dell’Interno nel 1973. Ha prestato servizio presso la Prefettura di Pavia, sino al 1979, e presso la Prefettura di Milano sino al 1993, svolgendo per oltre 14 anni le funzioni di capo di Gabinetto. Dall’agosto del 1992 al febbraio del 1993 è stato commissario per la provvisoria gestione del comune di Monza, mentre dal marzo al luglio del 1993 ha ricoperto il ruolo di vice commissario straordinario presso il comune di Milano.
Dall’ottobre del 1993 è stato nominato Prefetto con l’incarico di vice capo Gabinetto vicario del ministero dell’Interno. Ferrante al primo settembre 1994 è stato vicecapo della Polizia preposto all’attività di coordinamento e pianificazione. Il 6 ottobre 1994 il Consiglio dei ministri lo ha nominato prefetto di prima classe. Dal giugno 1996 al giugno 2000 ha svolto l’incarico di capo di Gabinetto del ministero dell’Interno con i ministri Giorgio Napolitano, Rosa Russo Jervolino ed Enzo Bianco. L’8 giugno 2000 è stato nominato Prefetto di Milano, carica che ha lasciato il 4 novemre 2005 per candidarsi alle primarie del centrosinistra milanese, per arrivare poi alla sfida con Letizia Moratti per la carica di sindaco del capoluogo lombardo.

Truffe e voto di scambio, chiesto rinvio a giudizio per ex assessore calabrese
(AGI) - Catanzaro, 17 gen. - Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Luigi de Magistris, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex assessore regionale all’Agricoltura ed attuale coordinatore regionale di Alleanza nazionale in Calabria, Giovanni Dima. Il magistrato è titolare di un’inchiesta su alcune presunte truffe che sarebbero state consumate nel settore della pesca, nonchè della produzione dell’olio e del vino, per centinaia di migliaia di euro ai danni dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Calabria. Secondo le ipotesi accusatorie, Dima avrebbe favorito alcune società (in particolare della provincia cosentina), aiutandole ad ottenere
illegittimamente finanziamenti pubblici per lo svolgimento delle loro attività, nel periodo compreso tra il 2003 e la fine della passata legislatura. In cambio, secondo le ipotesi costruite dalla Guardia di Finanza, l’ex assessore avrebbe ottenuto tangenti e sostegno elettorale. L’esponente di An, sempre in base alle teorie accusatorie, sarebbe stato aiutato nella realizzazione di tale ingegnoso sistema di truffe, da alcuni personaggi senza troppi scrupoli che avrebbero svolto il ruolo di mediatori, nonchè da diversi dipendenti della Regione Calabria.
Oltre al nome di Giovanni Dima, infatti, nella richiesta di rinvio a giudizio depositata presso l’ufficio gip-gup del Tribunale di Catanzaro, sono scritti i nomi di altre trenta persone. A giorni si attende la fissazione dell’udienza preliminare.

Napoli, consiglieri di circoscrizione incassavano “gettoni presenza” fantasma
Napoli, 17 gen. (adnkronos) - Sono 59, come riportato oggi dal quotidiano napoletano «il Mattino», gli avvisi di conclusione indagini, destinati a consiglieri circoscrizionali della passata legislatura e a due consiglieri della casa delle libertà del comune di Napoli, Antonio Culiers (tutt’oggi ancora in carica) e Massimo Grasso. Nell’inchiesta, denominata «gettonopoli», i politici napoletani sono accusati a vario titolo di truffa, peculato e falso. Il nome dell’inchiesta deriva dai gettoni di presenza percepiti dai consiglieri circoscrizionali. I casi esaminati dalla procura riguardano, infatti, i compensi dei politici dei parlamentino per la presenza in sedute a cui invece non avevano mai partecipato. Altre vicende oggetto dell’inchiesta riguardano anche il doppio gettone riconosciuto per la partecipazione di un consigliere in due commissioni diverse e convocate nello stesso orario. Il provvedimento della procura evidenzia un costume molto diffuso tra i consiglieri eletti nel 2001: sono coinvolte quasi tutte le circoscrizioni e gli indagati fanno parte di vari schieramenti politici. Il capitolo più corposo dell’inchiesta è quello che riguarda i casi di consiglieri che si sarebbero fatti assumere in aziende, liste o piccoli partiti riconducibili a formazioni politiche (di centro destra) solo per poter richiedere il compenso dal comune per le giornate lavorative perse. Le liste finite nel mirino della procura sono «Lista donne», «Lega Sud Vesuvio», «Partito Popolare Europeo» e «Libertas Sport». Sostanzialmente i consiglieri passavano dalla condizione di disoccupati prima delle elezioni a quella di assunti con stipendi da oltre 5 mila euro, appena dopo la nomina come consiglieri circoscrizionali. Un metodo per incassare sia il lauto stipendio che il gettone di presenza per la loro attività politica. Il tutto a spese del Comune di Napoli Il caso di Culiers, secondo gli investigatori è emblematico: disoccupato fino al giorno prima delle elezioni, assunto da un’azienda informatica da consigliere con uno stipendio da 4500 euro.

Finte revisioni auto, fenomeno diffuso a Milano
(ANSA) - MILANO, 16 GEN - ‘’Il fenomeno delle cosiddette revisioni meramente cartolari, rilasciate da officine autorizzate alle revisioni periodiche dei veicoli a motore, e’ percepito come un allarmante fenomeno di illegalita’ diffusa nel territorio della Provincia di Milano'’. Lo scrive il pm di Milano Edi Pinatto nel provvedimento con cui chiede il sequestro dell’officina Italiana Revisioni Auto, sulla Nuova Paullese, a San Donato Milanese.
Nel motivare il sequestro urgente, l’inquirente parla di ‘’effetti destabilizzanti sia per l’effettivita’ del cosiddetto principio di sicurezza stradale sia per il coerente perseguimento degli obiettivi di riduzione dei costi economici, sociali e ambientali derivanti dal traffico veicolare'’. Nell’inchiesta e’ indagato il titolare dell’officina, V.S., 48enne di Parma, con l’accusa di falso ideologico e di corruzione. L’unico altro indagato, con l’accusa di corruzione e concorso in falso, e’ un camionista ecuadoriano che avrebbe consegnato il libretto di circolazione al titolare dell’officina, senza neppure consegnare il veicolo, e avrebbe pagato 50 euro per ottenere la certificazione. Tra le auto lasciate nell’officina per il controllo ma poi mai sottoposte al check-up, c’e’ anche una vettura della Polizia Locale del Comune di Peschiera Borromeo.

Calabria, il Riesame rimette in libertà ex assessore Gallo
(ANSA) - CATANZARO, 15 GEN - L’ ex assessore alla Forestazione della Regione Calabria, Dionisio Gallo, agli arresti domiciliari dal 28 dicembre scorso con l’ accusa di corruzione e voto di scambio, e’ tornato in liberta’. Il Tribunale del riesame di Catanzaro, presieduto da Pietro Scuteri, ha infatti revocato l’ordinanza di custodia cautelare emessa contro Gallo dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda. I giudici, nel revocare il provvedimento restrittivo, hanno accolto l’ istanza che era stata presentata dai difensori di Gallo, Giancarlo Pittelli e Sergio Rotundo, secondo i quali le contestazioni mosse all’ ex assessore regionale erano insussistenti. L’inchiesta (che fece finire in carcere 11 persone, oltre all’ex assessore, e ne vide indagate molte altre tra cui due assessori provinciali di Crotone, Giuseppe Puccio (Prc) ed Antonio Megna (Popolari-Udeur), il capogruppo dei Ds alla Provincia di Crotone Lucio Cosentino, il sindaco diessino di Botricello (Catanzaro) Giovanni Puccio e l’assessore comunale all’Urbanistica, Antonio Puccio) ruota intorno ai presunti scambi tra Gallo ed il clan Maesano di Isola Capo Rizzuto (Crotone), con particolare riferimento alla gestione del villaggio turistico Praialonga. Nello specifico Dionisio Gallo, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe approfittato della sua posizione all’interno della giunta regionale di centro destra guidata da Giuseppe Chiaravalloti (in carica dal 2000 al 2005), per permettere l’illecito utilizzo di operai idraulico-forestali nella struttura turistica di Praialonga.

IMI-SIR/ ARRESTATO OSCAR ROVELLI, RICICLAGGIO
L’accusa: spostava soldi arrivati da sentenza comprata
Milano, 12 gen. (Apcom) - Il caso Imi-Sir sembra destinato a non finire mai. La magistratura di Monza ha arrestato per riciclaggio Oscar Rovelli, figlio del defunto finanziere Nino e di Primarosa Battistella, insieme al commercialista padovano Pierfrancesco Funari, amico di famiglia. Secondo l’accusa i due avrebbero spostato alcuni milioni di euro, una parte dei 250 milioni che la famiglia Rovelli, un tempo titolare della Sir, aveva incassato dall’Imi al termine di un lungo contenzioso civile poi sfociato nel processo milanese dove venne condannato tra gli altri anche l’onorevole Cesare Previti.
L’inchiesta di Monza era nata dalla presentazione il 30 maggio scorso di un esposto-denuncia da parte della banca San Paolo-Imi. La vedova Rovelli nel processo Imi-Sir venne assolta dall’accusa di aver contribuito a corrompere il giudice Vittorio Metta in relazione alla causa civile che stabilì un risarcimento dall’Istituto Mobiliare Italiano alla Sir di circa 1000 miliardi di lire. Ma proprio quella sentenza di assoluzione è all’origine della nuova inchiesta. Gli avvocati di San Paolo-Imi, infatti, sostengono che prosciolta dall’accusa di corruzione, Primarosa Battistella potrebbe essere responsabile di riciclaggio perchè i 250 milioni di euro, al netto delle tasse italiane e svizzere, sono soldi provenienti da un delitto di corruzione, quello per cui i suoi coimputati, Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta sono stati condannati e il figlio Felice Rovelli ottenne il proscioglimento per intervenuta prescrizione. Inoltre secondo gli avvocati della banca, la formula dell’assoluziione della vedova, “per non aver commesso il fatto” lascia spazio alla tesi del cosiddetto “illecito generico”. Il pm di Monza, Walter Mapelli, avviava una rogatoria in Svizzera seguendo lo schema ipotizzato dalla denuncia di San Paolo Imi per accertare il percorso dei soldi dal 1994 ad oggi.
Il 4 dicembre scorso la visita del pm ai colleghi di Berna, poi l’iscrizione la registro degli indagati di altre 7 persone, tra cui le due appena arrestate. “I Rovelli pensavano di essere al riparo dai guai, ma evidentemente si sono sbagliati - dice Gianmaria Chiaraviglio uno dei legali dell’Imi - La procura di Monza sta cercando di mettere le mani su quattrini che sono frutto di un reato e noi su quei soldi avanziamo un diritto risarcitorio. Nei prossimi giorni partirà anche la causa civile nei confronti dei Rovelli, sono in corso le notifiche. Un’altra causa è stata avviata nel Liechtenstein per i 30 milioni di franchi svizzeri sequestrati ad Attilio Pacifico”. Oscar Rovelli ha già incontrato il suo difensore Massimo Di Noia, uno dei legali che aveva assistito la madre e il fratello nel processo di Milano. Di Noia, interpellato dai giornalisti, spiega che almeno per il momento preferisce non dire nulla. Oscar Rovelli e Pierfrancesco Munari saranno interrogati dal gip di Monza Anelli nei prossimi giorni.

Disegno di legge Nicolais:Licenziati i dipendenti corrotti
(ANSA) - ROMA, 6 gen - Tempi piu’ difficili per i dipendenti pubblici che commettono reati. Il governo sceglie la linea dura prevedendo il licenziamento in tronco per chi si macchiera’ di corruzione, concussione e peculato anche in caso di patteggiamento. La novita’ e’ contenuta nel disegno di legge presentato dal ministro per le Riforme Luigi Nicolais e approvato dal consiglio dei ministri prima di Natale.
Sono i reati che hanno caratterizzato la stagione di Tangentopoli e che rendono intollerabile la prosecuzione del rapporto di lavoro. Secondo la normativa attuale, c’e’ il licenziamento, senza l’apertura del procedimento disciplinare, se, con rito ordinario, il dipendente viene condannato ad una pena di almeno tre anni. Diverse, invece, le conseguenze in caso di patteggiamento: sempre secondo la disciplina vigente, il dipendente
che beneficia dello sconto di un terzo della pena, ridotta quindi a due anni, non perde il posto automaticamente.
Il provvedimento Nicolais equipara, pertanto, chi subisce la condanna piena a chi patteggia.
La tesi esposta nella relazione che illustra il disegno di legge e’ che il reato in se’ mina il carattere fiduciario del rapporto tra il dipendente e l’amministrazione (che rappresenta il datore di lavoro). Il fatto che la pena possa essere decurtata per ragioni processuali ‘’non puo’ attenuare l’impatto del reato sul rapporto di lavoro'’. L’obiettivo e’ quello di evitare che procedure che puntano a semplificare ed accelerare la definizione del
giudizi penali ‘’possano determinare benefici indiretti sui rapporti di lavoro pregiudicandone l’azione disciplinare'’. Che si dovra’ aprire, comunque, per tutti gli altri reati e le cui sanzioni saranno graduate a seconda della gravita’ del fatto commesso: si va dalla multa fino al licenziamento passando dalla sospensione dal lavoro per un certo periodo di tempo.
Il dirigente preposto all’apertura del procedimento disciplinare che risultera’ inadempiente sara’ considerato responsabile per danno all’immagine davanti alla Corte dei Conti. Non solo: il suo comportamento sara’ valutato anche sotto il profilo delle performance dirigenziali.
Il provvedimento obbliga, inoltre, gli uffici amministrativi a comunicare tra loro lo stato dell’arte del procedimento penale. In particolare, oggi la Procura della Repubblica competente comunica all’Amministrazione l’avvio dell’azione penale senza dare notizia pero’ dell’eventuale sentenza di condanna. Da qui l’incertezza in cui versano le amministrazioni, costrette a dover richiedere periodicamente gli aggiornamenti sull’esito del giudizio. La cancelleria del tribunale dovra’ quindi trasmettere l’estratto della sentenza di condanna per consentire alle amministrazioni di adottare i provvedimenti di propria competenza. Per le condanne ad una periodo di reclusione superiore ad un anno la relativa sentenza dovra’ essere trasmessa anche all’Ispettorato della Funzione Pubblica, consentendo cosi’ al ministero di monitorare i comportamenti delle amministrazioni.

Il Pg chiede 18 mesi in più per Previti

Milano, 08 gen. (Apcom) - Per Cesare Previti un anno e mezzo reclusione in più, con la continuazione, rispetto alla condanna a 6 anni di reclusione che sta scontando agli arresti domiciliari per la vicenda Imi-Sir. Un anno e mezzo ciascuno anche per Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. 2 anni e 9 mesi per l’ex giudice Vittorio Metta. Sono queste le richieste del sostituto procuratore generale Piero De Petris al processo d’Appello bis per la presunta corruzione giudiziaria del Lodo Mondadori, che si sta celebrando dal 18 dicembre scorso per ordine della Cassazione la quale aveva annullato le assoluzioni del primo processo. Il rappresentante dell’accusa parla di “assoluta evidenza della sistematicità del disegno criminoso relativo alle vicende Lodo e Imi-Sir”, afferma che il giudice Vittorio Metta fu corrotto anche in relazione all’annullamento del lodo arbitrale che nella guerra di Segrate aveva dato ragione alla Cir di Carlo De Benedetti.
“La provvista corruttiva veniva da un conto personale di Silvio Berlusconi, persona interessata ad acquisire il controllo del principale gruppo editoriale italiano” ha spiegato il magistrato, ricordando che l’ex premier era uscito dalla vicenda giudiziaria nel 2001 per intervenuta prescrizione in relazione alla concessione delle circostanze attenuanti generiche.
“Previti è un mentitore” ha sostenuto De Petris facendo riferimento alla sentenza Imi-Sir. “Previti non ha mai prodotto nessun documento a sua firma per dimostrare che i soldi incassati estero su estero dalla Fininvest erano dovuti come parcella per attività professionale” sono state le parole del pg che ha ricordato il percorso di quei 2 milioni e 700 mila dollari partiti dal conto Ferrido riconducibile a Berlusconi e arrivati sul conto Mercier di Previti. Di quei soldi 425 milioni di lire saranno prelevati in contanti da Pacifico e consegnati a Vittorio Metta che secondo l’accusa ebbe la disponibilità anche di altre somme incompatibili con il suo stipendio.
“Non ci sono ipotesi alternative da vagliare oltre a quella della responsabilità degli imputati” ha concluso De Petris. “Tesi d’accusa insostenibile, la procura generale ha violato quanto disposto dalla Cassazione che aveva escluso la riconducibilità dei soldi al centro del processo Imi-Sir con i fatti del Lodo Mondadori” è la tesi di Alessando Sammarco, legale di Previti.
“Non condivido la requisitoria nè in diritto nè in fatto” aggiunge Giorgio Perroni, altro legale dell’ex ministro della Difesa. Il processo proseguirà venerdì prossimo con gli interventi delle parti civili, la Cir e l’Avvocatura dello Stato per il il Ministero della Giustizia e la Presidenza del Consiglio. La sentenza dovrebbe arrivare entro la fine di gennaio.

De Benedetti chiede 1 miliardo di risarcimento a Previti

Milano, 11 gen. (Adnkronos) - Un miliardo di euro per risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali. È questa la richiesta avanzata dall’avv. Giuliano Pisapia, legale della Cir di Carlo Di Benedetti ai giudici del secondo processo d’appello avviato sul caso relativo a Lodo Mondadori, il procedimento che vede imputati Cesare Previti, Attilio Pacifico, Vittorio Metta e Giovanni Acampora.
In primo grado gli imputati erano stati condannati ad un risarcimento di 380 mln di ero. «Crediamo di aver portato alla valutazione della Corte -ha detto al termine della sua discussione finale l’avv. Pisapia- gravissimi indizi probatori convergenti». Indizi che, a suo giudizio, dimostrano la responsabilità di tutti gli imputati «in quella corruzione che è già stata definita come senza uguali nella storia d’Italia». Nel corso della sua arringa il legale ha citato più volte Silvio Berlusconi, già prosciolto in via definitiva per la prescrizione, indicato oggi dal legale della Cir come «l’unico soggetto interessato a Lodo Mondadori».

Tangentopoli di Perugia: prescritti tutti i reti tranne il riciclaggio

(ANSA) - PERUGIA, 11 GEN - Nel procedimento erano stati ipotizzati reati quali l’associazione per delinquere, secondo i pm di Perugia prescritta nell’aprile scorso, la corruzione in atti giudiziari e il falso in bilancio, per i quali i magistrati del capoluogo umbro hanno ritenuto cessati i termini per poter procedere nel dicembre 2005. Contestata anche, come detto, l’accusa di riciclaggio.
Il tribunale ha disposto oggi l’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione nei confronti dell’ex capo dei gip di Roma Renato Squillante, dei magistrati Orazio Savia, Giorgio Castellucci e Roberto Napolitano.
Stesso provvedimento per, tra gli altri, Sergio Cragnotti, Emo Danesi, Ercole Incalza, Silvano Larini, Emilio Maraini, Rocco Trane, Astolfo Di Amato, Fiorenzo Grollino e Marcello Petrelli. La decisione del tribunale ha notevolmente ridimensionato le accuse contestate al banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia, intorno al quale - secondo la ricostruzione accusatoria - sarebbe ruotato il sistema di tangenti. Sono stati infatti dichiarati prescritti nei suoi confronti i reati di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio. Dovra’ invece continuare a rispondere di riciclaggio insieme ad altri dieci imputati. Tra loro i figli di Lorenzo Necci, morto nel frattempo, Giulio e Alessandra, e la vedova Paola Marconi.

ANTICORRUZIONE, COMMISSARIO TATOZZI LASCIA PER PROTESTA
GIORNI FA AVEVA PARLATO DI TENTATIVI PER SOPPRIMERE STRUTTURA

(ANSA) - ROMA, 19 dic - Una lettera al Presidente del Consiglio per comunicargli la decisione ‘’irrevocabile'’ delle dimissioni: Gianfranco Tatozzi, Alto Commissario per la lotta alla corruzione, lascia ‘’per protesta'’ la struttura che e’ stato chiamato a dirigere dalla fine del 2004. Nemmeno nelle poche righe scritte a Prodi lascia capire i motivi di un gesto cosi’ drastico. ‘’Le spiegazioni - spiega - le daro’ all’ opinione pubblica domani'’ in una conferenza stampa convocata alle 12 nella sede dell’ Alto Commissariato, in piazza San Lorenzo in Lucina, nel centro di Roma.
Domani sara’ l’ occasione per tirare il bilancio della sua attivita’ ma anche per avere la conferma se la decisione di gettare la spugna e’ collegata a quanto ha detto un paio di giorni fa quando - in coincidenza con le polemiche suscitate dalla norma contenuta nel maxi-emendamento alla finanziaria che avrebbe comportato una sorta di ‘colpo di spugna’ per i reati contabili - ha lamentato una “insensibilita’ alla lotta alla corruzione” e ha messo in guardia dal rischio di chiusura dell’ organismo da lui guidato. Tatozzi ha piu’ volte puntato l’indice contro “i reiterati e ostinati tentativi” di arrivare alla soppressione dell’ alto commissario Anticorruzione. Un primo tentativo, poi fallito, era riconducibile al ddl Nicolais sulla semplificazione che prevedeva la cancellazione della struttura guidata da Tatozzi. Ma il rischio imminente di chiusura e’ ora rappresentato - ha piu’ volte sottolineato - dall’ art.29 del decreto Bersani, che prevede la chiusura degli enti che entro il prossimo 4 gennaio non provvedono a un riordino con Dpr. ‘’Non c’e’ sicuramente tempo per noi - aveva spiegato Tatozzi - questo e’ un tentativo silente e surrettizio per cancellare l’alto commissario Anticorruzione”. Rilette oggi, quelle amare dichiarazioni sembrano lasciare intendere che Tatozzi (nominato da Berlusconi a una carica quinquennale che scadrebbe, quindi, nel 2009) possa aver voluto giocare d’ anticipo con la carta delle dimissioni: in questo modo esce di scena per favorire un ricambio al vertice della struttura e impedire il suo smantellamento.
A giudicare ‘’gravi ed inquietanti'’ le dimissioni di Tatozzi e’ Giampiero D’Alia, capogruppo Udc in commissione Affari Costituzionali.
“L’imbarazzo e l’ affanno con cui i signori dell’ Unione hanno cercato di prendere le distanze dalla norma ad personam - dice D’Alia - la dice lunga sulla doppiezza con cui affrontano la questione morale'’. Al momento di insediarsi alla guida dell’ Alto Commissario (idea nata dal precedente governo di centrosinistra ma messa in pratica dal governo Berlusconi), Gianfranco Tatozzi disse a chiare note: “Non saremo una superprocura in rotta di collisione con la magistratura ordinaria.
E non siamo ancora un’ Authority che puo’ comminare sanzioni”. Il raggio d’ azione della nuova struttura e’ ampio - stanare il dipendente che chiede la ‘mazzetta’, monitorare le gare pubbliche di appalto oppure investigare sulle possibili infiltrazioni della criminalita’ organizzata nelle amministrazioni statali e locali - ma guidato dalla volonta’ di prevenire il fenomeno degli illeciti. Tatozzi - 67 anni abruzzese, magistrato di Cassazione - chiari’ che ‘’i rapporti con la politica non saranno toccati. Se il politico fa una legge e si prende i soldi a me non riguarda. A me interessa il commesso che intasca la mazzetta”. Quanto al legame con il presidente del Consiglio (che sceglie l’Alto commissario e che ogni sei mesi viene messo al corrente sulla sua attivita’), osservo’: ‘’La dipendenza funzionale al Presidente del Consiglio si esaurisce nell’obbligo di fargli sapere cosa fa l’alto Commissariato. Il premier, a sua volta, riferira’ alle Camere una volta all’ anno'’. (ANSA).

Alto Commissario per la lotta alla corruzione è nato nel 2004
(ANSA) - ROMA, 19 dic - Stanare il commesso che chiede la ‘mazzetta’, monitorare le gare pubbliche di appalto oppure investigare sulle possibili infiltrazioni della criminalita’ organizzata nelle amministrazioni statali e locali. Abbraccia un raggio di azione molto ampio l’ Alto Commissario per la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione, istituito alla fine del 2004 dal governo Berlusconi.
‘’Non saremo una superprocura in rotta di collisione con la magistratura ordinaria. E non siamo ancora un’ Authority che puo’ comminare sanzioni'’, disse Gianfranco Tatozzi, insediandosi alla guida della struttura. Tatozzi, che ha 67 anni, aveva diretto fino il dipartimento degli affari di Giustizia del ministero di via Arenula. Abruzzese, magistrato di Cassazione, era stato anche capo di gabinetto dei ministri Biondi e Mancuso.
L’idea di un ’super-investigatore’ con il compito di prevenire e contrastare la corruzione e tutte le altre forme di illecito nella Pubblica amministrazione venne al precedente governo di centrosinistra ma, di fatto, era stata messa in pratica nel 2005. ‘’La ratio dell’organismo non e’ tanto reprimere ma prevenire casi concreti di corruzione, cosi’ da evitare che si verifichi un’altra Tangentopoli'’, disse Tatozzi.
Tra gli obiettivi della struttura, la verifica delle irregolarita’ nella pubblica amministrazione e la denuncia alla magistratura, una volta accertati gli illeciti. ‘’I rapporti con la politica non saranno toccati. Se il politico fa una legge e si prende i soldi a me non riguarda. A me interessa il commesso che intasca la mazzetta'’.
A chi gli faceva notare il legame dell’ Alto Commissario con il presidente del Consiglio (che sceglie l’Alto commissario e che ogni sei mesi viene messo al corrente sulla sua attivita’), Tatozzi replico’: ‘’Con il regolamento e’ stato chiarito che questa struttura operera secondo criteri di autonomia e di efficienza. La dipendenza funzionale al Presidente del Consiglio si esaurisce nell’obbligo di fargli sapere cosa fa l’alto Commissariato. Il premier, a sua volta, riferira’ alle Camere una volta all’ anno'’.
Certo, l’ amarezza delle sue dichiarazioni dei giorni scorsi, legata ai tentativi in atto per cancellare l’ Alto Commissario anticorruzione, lascia quasi intendere che Tatozzi (nominato da Berlusconi a una carica quinquennale che scadrebbe, quindi, nel 2009) possa aver voluto giocare d’anticipo scegliendo la carta delle dimissioni per favorire un ricambio al vertice della struttura e impedire il suo smantellamento. (ANSA).

Chi è Gianfranco Tatozzi
Roma, 19 dic.-(Adnkronos) - A sorpresa, Gianfranco Tatozzi, tra i più preparati magistrati d’Italia, getta la spugna e annuncia le dimissioni da Alto commissario anticorruzione, carica che ricopriva dal 28 ottobre 2004. Tatozzi spiegherà domani, in una conferenza stampa, i motivi delle sue clamorose dimissioni, probabilmente legati, si vocifera negli ambienti politico-giudiziari della Capitale, agli scarsi mezzi messi a disposizione del suo ufficio.
Gianfranco Tatozzi è nato a l’Aquila il 22 novembre 1939 e si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Siena nel 1963 con il massimo dei voti e la lode discutendo una tesi in filosofia del diritto su «Kelsen ed il diritto naturale». È stato assistente volontario presso la cattedra di Teoria generale del diritto dell’università di Siena.
Il 25 novembre 1965 è entrato in magistratura e, dopo il periodo di tirocinio presso gli uffici giudiziari di Roma, ha svolto le funzioni di pretore mandamentale a Penne (Pe) sostenendo con esito favorevole gli esami di aggiunto giudiziario all’epoca previsti.Dal 1970 ha esercitato le funzioni di giudice del tribunale di Varese occupandosi di controversie civili, penali e fallimentari. È stato anche componente della Commissione tributaria. Dopo un breve periodo presso la pretura civile di Milano, dal 1981 al 1986 è stato consigliere della I sezione penale della Corte di Appello di Milano, trattando come relatore procedimenti di particolare complessità in materia di criminalità organizzata e di esportazione di capitali all’estero tra cui il c.d. «processo Calvi». Nel 1986 è stato eletto membro togato del C.S.M., facendo anche parte della Commissione disciplinare e presiedendo la Commissione consiliare per il conferimento degli Uffici direttivi. Al termine del mandato Consiliare, conseguita la qualifica di idoneità al conferimento delle funzioni direttive superiori, è stato nominato Ispettore generale del ministero della Giustizia ed in tale qualità ha svolto delicate inchieste per irregolarità negli uffici giudiziari e per illeciti disciplinari di magistrati. Nel 1994 è stato nominato Capo di Gabinetto dei ministri della Giustizia Biondi e Mancuso. Nel 1996, rientrato nei ruoli della magistratura, veniva destinato alla Corte di cassazione ed assegnato, in qualità di consigliere, alla IV sezione penale, trattando complessi ricorsi per reati colposi e di criminalità organizzata in materia di sostanze stupefacenti e presiedendo anche i collegi giudicanti.
Con D.P.R. 26.7.2001 è stato nominato Capo del Dipartimento per gli Affari di Giustizia - di nuova istituzione a seguito della ristrutturazione del ministero della Giustizia - dal quale dipendono funzionalmente le Direzioni Generali della Giustizia Civile, della Giustizia Penale e del Contenzioso e dei Diritti Umani. Tatozzi ha fatto parte di numerose commissioni ministeriali quali quelle per la riforma del Codice di procedura civile, della Legge fallimentare, del Codice penale e di quello di procedura penale. È stato rappresentante italiano nel board dell’UNICRI e componente del Comitato per la Biosicurezza. Nella qualità di Capo Dipartimento ha tenuto i rapporti con la Commissione Europea, il Segretariato generale del Consiglio Europeo e la Rappresentanza permanente presso la U.E., per la elaborazione della normativa europea sia in materia civile che penale, indirizzando l’attività al riguardo svolta dalle Direzioni Generali competenti e concorrendo con l’Ufficio legislativo all’adeguamento del diritto interno.
Ha fatto parte della delegazione ministeriale che ha assistito il ministro in numerosi incontri internazionali e nei Consigli europei - ivi compresi quelli della Presidenza italiana - contribuendo alla definizione di importanti dossier sia civili che penali, quali il Regolamento sulla responsabilità parentale e le decisioni-quadro sul c.d. mandato di arresto europeo, sul traffico di sostanze stupefacenti, sul mutuo riconoscimento degli ordini di confisca, sulla corruzione nel settore privato, sulla pedopornografia, ecc.
Con D.P.R. 28.10.2004 è stato nominato Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione. (Red/Opr/Adnkronos) 19-DIC-06 18:18

TATOZZI SPIEGA LE DIMISSIONI: “ERO UN RESIDUO DELLO SCORSO GOVERNO,
IN UN MONDO POLITICO DOVE È DIFFUSO LO SPOIL SYSTEM”

Roma, 20 dic. (Adnkronos) - «Da qualche mese ho cominciato a percepire un certo stato di isolamento professionale. Ho chiesto un colloquio al presidente del Consiglio, Romano Prodi, dal quale dipendo direttamente, ma non mi è mai stato concesso, e nel frattempo sono state ‘esternatè una serie di iniziative in contrasto con la mia attività. Purtroppo, io rappresento un residuo dello scorso governo, in un mondo politico dove è diffuso lo
spoil system». Lo ha dichiarato Gianfranco Tatozzi, fino a ieri Alto commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione, spiegando le ragioni delle sue clamorose dimissioni in una conferenza stampa che si è appena conclusa presso la sede dei suoi uffici, in piazza San Lorenzo in Lucina a Roma.
«Quella di oggi -ha continuato Tatozzi- vuole essere semplicemente una chiacchierata, dove non ci saranno dichiarazione choc, ma puntualizzare due cose: il bilancio di due anni di attività del mio ufficio e le motivazioni delle mie dimissioni. Anticipate rispetto al 2009. Dopo la mia nomina, avvenuta nell’ottobre del 2004, su una legge istituita nel 2003, la mia attività è stata incentrata su una serie di iniziative: prima di tutto, nel gennaio del 2005, ho cominciato a strutturare l’intero ufficio del tutto inesistente, e solo a metà dello stesso anno ho iniziato ad operare effettivamente».
«La missione attribuita al mio incarico -ha proseguito Tatozzi- dalla normativa è quella di ridurre i rischi di corruzione e di condizionamento della criminalità organizzata sull’amministrazione pubblica. E sulla base dei miei poteri, il primo atto che ho compiuto, sulla base di una denuncia del professor Giugni sulle modalità di incarico delle docenze di Diritto del lavoro, fu quello di avviare un’indagine conoscitiva sulle modalità di incarico».

«Nel maggio di quest’anno -ha detto ancora Tatozzi- sulla base di una relazione del nucleo speciale della Guardia di finanza, ho inviato una prima indagine conoscitiva al ministro delle Infrastrutture sui controlli interni all’Anas; sempre al ministro Antonio Di Pietro, a capo del dicastero competente, ho consegnato un’ulteriore indagine su settori specifici dell’Anas, dove si riscontravano danni all’erario. Certo è che con la nuova
normativa, che riduce i termini di prescrizione dei reati a danno dell’erario, l’intera indagine, se la normativa stessa venisse confermata, andrebbe vanificata. Così come nel caso della concessione di 310 milioni di euro di fondi dell’Unione europea al settore agricolo, illecitamente riscossi, anche questi a seguito della medesima normativa potrebbero non essere recuperati».
«Tre giorni fa -ha continuato l’alto commissario per l’anticorruzione nella pubblica amministrazione- mi è stata consegnata un’indagine sulla Federcalcio, che ha finanziamenti pubblici attraverso il Coni; inoltre abbiamo indagato sul condizionamento della criminalità organizzata sulla Asl di Vibo Valentia, limitrofa a quella di Locri, in cui sembra essere maturato anche l’omicidio Fortugno. Ho intrapreso poi un’ulteriore indagine, in collaborazione con il nucleo speciale della Guardia di finanza, sulla regolarità della cartolarizzazione dei beni immobili, partendo dall’Inps».
«Purtroppo -ha osservato Tatozzi- vista la mia scelta, che viene anche per tutelare l’organismo che fino ad oggi ho presieduto, spero che tali indagini non vadano perse. Certo è che una serie di iniziative hanno dimostrato e dimostrano tuttora quell’isolamento professionale, che ha portato alle mie dimissioni. Un esempio il decreto Nicolais, che prevedeva la soppressione del mio istituto, e poi ritirato, così come mi è stato riferito».
«Ma le iniziative non sono cessate -ha sottolineato Tatozzi- ma, nonostante i ripetuti e ricercati colloqui con il presidente del Consiglio non sono mai riuscito ad incontrarlo. Senza calcolare i tagli della spesa previsti dall’art. 29 del decreto Bersani, secondo il quale potrebbe anche prevedersi il riordino, addirittura automatico di organismi come il mio».

Tatozzi: “Non c’è una politica organica contro la corruzione”
(AGI) - Roma, 20 dic. - Uno dei motivi che hanno spinto l’alto commissario per la lotta alla corruzione Gianfranco Tatozzi alle dimissioni è stato anche la legge finanziaria. «La Finanziaria è stato uno dei tanti segnali che mi hanno portato a questa decisione - ha detto Tatozzi -. In questo Paese dovrebbe esistere una politica organica contro la corruzione, ma non mi pare che ci sia». Tatozzi punta il dito anche contro i tagli di spesa previsti dal decreto Bersani che avrebbero portato alla «soppressione automatica dell’Authority anticorruzione». L’alto commissario dimissionario Gianfranco Tatozzi ha inoltre sottolineato il danno per lo Stato dell’emendamento che taglia i termini di prescrizione per i reati erariali. Questo emendamento «fa prescrivere una serie di crediti che lo Stato aveva già valutato come illecitamente riscossi - ha riferito ancora Tatozzi -; una nostra indagine aveva permesso di scoprire una cifra di 310 milioni di euro che erano stati destinati alle imprese per l’agricoltura prima del 1999, ma questa cifra con il maxiemendamento non verrà mai recuperata».

Di Pietro contro la prescrizione dei reati contabili
Il ministro Antonio Di Pietro preannuncia battaglia contro la prescrizione dei reati contabili. < Ho chiesto un chiarimento politico sul tema della legalità e della giustizia in merito alla norma inserita in Finanziaria sulla prescrizione di fatto per i reati contabili. Un provvedimento disastroso per la credibilità dell'Unione.
Un emendamento che, di fatto, allinea il comportamento dell’Unione a quello di Berlusconi. Dopo aver combattuto, a parole, per cinque anni le leggi ‘ad personam’ del governo Berlusconi, si introduce, con un sotterfugio, una norma che impedisce allo Stato di recuperare le somme di cui si sono appropriati indebitamente funzionari e dipendenti corrotti dello Stato. Questo emendamento è di una gravità assoluta anche perchè tradisce la buona fede dell’Italia dei Valori sul fatto che il maxi-emendamento governativo rispettasse il programma dell’Unione. L’Italia dei Valori si trova, purtroppo, a condividere una responsabilità oggettiva per un emendamento non concordato. Un emendamento che non approverà. Eliminare l’emendamento non è comunque sufficiente. I responsabili vanno identificati attraverso un’inchiesta interna e presi immediati provvedimenti nei loro confronti>.

Due giorni più tardi l’ex pm di Mani Pulite è tornato alla carica sulla vicenda dell’emendamento alla Finanziaria che abbrevia i tempi di prescrizione per i procedimenti relativi alle irregolarità contabili degli amministratori locali: «Dietro c’è uno scambio immorale tra qualcuno della maggioranza e funzionari che gravitano intorno al governo. Se il comma sta lì, qualcuno ha chiesto ai funzionari di mettercelo. A Prodi ho chiesto un’indagine per sapere chi è il funzionario. Voglio capire per chi lavorava, perchè tra di noi c’è uno di cui non ci si può fidare. Va chiarito perchè può colpire di nuovo».

Anche Citadinanzattiva all’attacco: Prodi dica chi ha fatto passare il provvedimento

Prodi assuma una posizione chiara e netta: individui chi, del Governo, ha fatto accolto e inserito nella Finanziaria il decreto che taglia I termini di prescrizione dei reati contabili e lo escluda da qualsiasi incarico nell’esecutivo”.
Queste le dichiarazioni di Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, in merito al Decreto inserito in Finanziaria che depenalizza I reati nella P.A. E le dimissioni del Presidente dell’Alto Commissario per la lotta alla corruzione.
“Sebbene avessimo più volte sollevato I nostri dubbi sull’operato del Commissario, ci preoccupano una serie di segnali di questo ultimo periodo”,ha continuato la Petrangolini. “Sebbene (grazie ad un emendamento presentato dall’opposizione) sia stata inserita nel maxi-emendamento la nostra proposta di legge sull’estensione delle norme antimafia ai beni dei corrotti, l’adozione del decreto sui termini di prescrizione dei reati contabili prima e l’annuncio delle dimissioni di Tatozzi poi ci preoccupano”.
“Crediamo quindi che il Presidente del Consiglio debba dare dei segnali forti”, ha concluso la Petrangolini, “per passare dalle tante dichiarazioni ai fatti. Anzitutto rimuovere chi si è fatto promotore nel Governo del decreto legge sui termini di prescrizione dei reati contabili e in secondo luogo adottando le giuste misure sia di rilancio dell’Alto commissario che per rendere veramente operative le norme del sequestro dei beni dei corrotti. Insomma, Prodi, se ci sei batti un colpo”.

Grasso:”L’Italia ratifichi le convenzioni”
(ANSA) - PALERMO, 8 dicembre - ‘’L'Italia non ha gli strumenti a livello internazionale per cooperare con gli altri Paesi nella lotta alla corruzione'’. Lo afferma il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, alla vigilia della giornata mondiale che si celebra domani, per la lotta alla corruzione. Il capo dell?Antimafia rivela che l’Italia non ha ancora ratificato due convenzioni Onu per la lotta alla corruzione:'’L'Italia e’ messa in una condizione menomata nella lotta alla corruzione. Non abbiamo questa possibilita’ per la mancanza di una legge di ratifica. Tutto cio’ ci pone in una posizione di minorata difesa per la lotta a questo fenomeno'’. Secondo Grasso si e’ arrivati a questo punto perche’ ‘’evidentemente non vi e’ stata la volonta’ politica di portare avanti un discorso di questo genere a livello internazionale. E quindi ci troviamo con i mezzi per combattere la corruzione che non sono all’altezza'’. L’Italia non ha mai presentato un disegno di legge di ratifica delle convenzioni Onu del 2000 e del 2003 che riguardano la lotta alla corruzione, che e’ entrata in vigore in 58 Stati il 14 dicembre 2005.

Arrestato funzionario della dogana di Lampedusa
(AGI) - Agrigento, 3 gen. - Un funzionario delle dogane in servizio a Lampedusa è stato arrestato con l’accusa di truffa e concussione perchè avrebbe chiesto tangenti per il rilascio di autorizzazioni e concessioni del demanio marittimo. All’uomo, Giuseppe Giardina, 43 anni, di Caltagirone (Catania), i carabinieri hanno notificato un ordine di custodia emesso dal gip di Agrigento Luigi Patronaggio su richiesta del sostituto procuratore Santo Scudieri. Al funzionario sono stati concessi gli arresti domiciliari. Secondo le indagini, avviate nell’agosto scorso, Giardina avrebbe preteso ‘mazzettèper agevolare l’iter delle domande di autorizzazione o concessione relative
al demanio marittimo. Tali atti vengono emessi a titolo gratuito, ma gli inquirenti ipotizzano che Giardina richiedesse pagamenti per velocizzare le pratiche.

Salerno, imponevano videogiochi: manette a tre finanzieri

(ANSA) - SALERNO, 8 GEN - Tre sottufficiali della Guardia di Finanza sono stati arrestati, oggi, a Salerno, insieme a tre imprenditori nell’ambito di una indagine avviata dalla Direzione distrettuale Antimafia nel settore dei video-games. Da quanto si e’ appreso i finanzieri, le cui generalita’ non sono state rese note, imponevano ai titolari di alcuni esercizi commerciali il noleggio degli apparecchi di videogiochi, in cambio di laute ricompense da parte degli imprenditori.
Due finanzieri erano ancora in servizio al Comando Provinciale di Salerno mentre il terzo da pochi mesi risultava in pensione. Gli imprenditori finiti in manette sono Raffaele Pierro, 40 anni di Pontecagnano, e Giuseppe Pierro, 45 anni di Montecorvino Rovella, che devono rispondere dell’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il terzo imprenditore arrestato e’ Vincenzo Nicastro, 51 anni di Giffoni Vallepiana. I due imprenditori sono indiziati di appartenere al clan Pecoraro Renna, che ha operato negli anni passati in provincia di Salerno. Per tutti e sei gli arrestati le ipotesi di reato formulate vanno dalla corruzione, alla concussione, al peculato, al segreto d’ufficio e al falso ideologico. Da quanto si e’ appreso i finanzieri, le cui generalita’ non sono state rese note, imponevano ai titolari di alcuni esercizi commerciali il noleggio degli apparecchi di videogiochi, in cambio di laute ricompense da parte degli imprenditori.

Vittorio Emanuele, la Cassazione conferma: l’inchiesta resta a Potenza

(AGI) - Potenza, 1 gen. - Le indagini sulla presunta associazione a delinquere che avrebbe avuto a «capo» Vittorio Emanuele di Savoia restano di competenza della procura della Repubblica di Potenza. A stabilirlo è stata la Cassazione, che ha respinto la richiesta di trasferimento degli atti alla Procura di Roma avanzata dai legali del principe. Vittorio Emanuele di Savoia era stato arrestato il 16 giugno scorso su richiesta del sostituto procuratore lucano, Henry John Woodcock, per una serie di reati, tra cui quelli di corruzione e di sfruttamento della prostituzione. Dopo alcune mesi è stata la stessa procura potentina a trasmettere gli atti per competenza, a Roma, per la presunta corruzione di funzionari dei monopoli di Stato, mentre a Como è stato consegnato il ramo di inchiesta sul casinò di Campione d’Italia (appalti slot machine, prostituzione, corruzione di amministratori comunali).

Lodo Mondadori, al via nuovo appello per Previti e altri

(ANSA) - MILANO, 18 DIC - E’ iniziato il nuovo processo d’appello nella lunga vicenda processuale per una presunta corruzione in atti giudiziari
riguardante l’annullamento del lodo arbitrale per il controllo della Mondadori, che dava ragione alla Cir di Carlo De Benedetti contro la Fininvest di
Silvio Berlusconi. Il nuovo processo, dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado da parte della Corte di Cassazione, si celebra davanti alla terza sezione della Corte d’appello di Milano, dove questa mattina uno dei due giudici a latere ha dato lettura di una relazione con cui si rievocano i fatti.
Gli imputati sono Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e l’ex giudice Vittorio Metta. Nessuno di loro e’ presente in aula. Erano stati
tutti condannati in primo grado e poi assolti in appello, fino all’annullamento della sentenza di secondo grado da parte della Cassazione.(ANSA).

Due ufficiali giudiziari arrestati per peculato
(AGI) - Catania, 16 dic. - I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catania hanno arrestato due ufficiali giudiziari, entrambi 51enni, della Corte
d’Appello di Catania. L’accusa è di peculato e falso. I due, in concorso, avrebbero chiesto la liquidazione dei mandati di pagamento delle spese
giudiziarie producendo distinte false e manomettendo le data.

Tremila denunce nella P.A. all’anno per corruzione
(ANSA) - COURMAYEUR (AOSTA), 15 DIC - Nell’ ultimo anno sono stati denunciati per reati di corruzione dal nucleo speciale tutela pubblica
amministrazione della guardia di finanza 2.932 funzionari pubblici, a seguito di 550 operazioni. Il dato e’ stato diffuso oggi dal generale Gaetano
Giancane, comandante della struttura operativa che opera su incarico dell’ Alto commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione.
L’ alto ufficiale, intervenuto a Courmayeur ad una conferenza dedicata alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, ha precisato
che il fenomeno di corruzione e’ emerso a seguito di indagini che hanno riguardato ‘’i sistemi di controllo interno delle attivita’ svolte dalle pubbliche
amministrazioni e delle relative procedure al fine di verificare in via preventiva la permeabilita’ della struttura amministrativa alla corruzione'’.

Finanziaria: il governo fa marcia indietro. Niente confisca dei beni per l’abuso d’ufficio
(Adnkronos) -15-DIC-06 ABUSO D’UFFICIO: Non sarà più prevista la confisca dei beni per il reato d’ abuso d’ufficio. In pratica, viene modificata così la norma introdotta alla Camera che prevedeva l’applcazione delle norme previste per il sequestro di beni alle organizzazioni mafiose anche per reati contro la
pubblica amministrazione, come per esempio corruzione, concussione ma anche l’ indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

Frosinone: corsi regionali fantasma, 11 arresti
(AGI) - Frosinone, 19 dic. - Una truffa da sette milioni e mezzo di euro ai danni della Regione Lazio e di decine e decine di operai in cerca di lavoro. Undici persone sono finite in manette, questa mattina, in tutta la provincia di Frosinone con il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
Nella rosa degli arrestati, però, ci sono le presunte menti dell’organizzazione che dovranno rispondere anche di concussione e corruzione. L’indagine portata avanti dal Sostituto Procuratore di Roma Luisanna Figliolia in collaborazione con la Squadra Mobile di Frosinone ed il Reparto di Prevenzione Crimine Settebagni di Roma, riguarda la truffa che il titolare della società ciociara æEuroconsulting’, Roberto Perciballi, ha perpetrato a danno dell’Unione Europea e della Regione Lazio. L’uomo, quarantunenne residente ad Isola del Liri, avrebbe organizzato una settantina di corsi di formazione con fondi messi a disposizione dai due enti ma che in realtà non sono mai esistiti. Secondo quanto accertato dagli investigatori del questore Alfonso Maria La Rotonda e del vice questore Cristiano Tatarelli, capo della Mobile, l’associazione a delinquere, con artefizi e raggiri, sarebbe riuscita ad ottenere fondi per oltre sette milioni di euro in tre anni. Oltre che a Roberto Perciballi a finire nel carcere di Regina Coeli sono stati Egisto Giovannini, cinquant’enne di Velletri; Stelio Cardarelli, cinquantaquattrenne di San Donato Valcomino; Armando Perciballi, fratello di Roberto, di trentanove anni, residente ad Isola del Liri; Luana Sforza, trentacinquenne di Castrocielo che è stata trasferita nel carcere femminile di Rebibbia; Franco Schina, direttore dell’assessorato regionale alla pubblica istruzione, formazione e scuola attualmente in carcere perchè coinvolto nella vicenda di ‘Lady Asl’. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Tiziana Fransosa, moglie di Roberto Perciballi, di trentanove anni residente a Sora; Roberto De Carolis, trentaduenne di Isola del Liri; Alberto Pizzuti, commercialista di quarantadue anni di Isola del Liri; Giovanni Perciballi, padre di Roberto e Armando, di sessantadue anni residente a Ceccano; Tiziana Esposito, moglie di Armando Perciballi, di trentasei anni residente a Sora. In base alle indagini, partite lo scorso anno e che nel mese di maggio hanno avuto un primo exploit con l’arresto di Roberto Perciballi e con l’iscrizione nel registro degli indagati di dieci persone (quelle oggi arrestate). Ad agosto, quando Perciballi è tornata in libertà, secondo quanto emerso dalle numerose intercettazione telefoniche ed ambientali, ha proseguito nella sua reiterazione del reato cercando anche nuovi contatti con
l’attuale giunta regionale. Ognuno degli arrestati aveva all’interno dell’organizzazione in ruolo ben preciso. Gestire società per l’emissione di false fatture e trovare i nomi delle persone che avrebbero dovuto partecipare ai corsi ‘fantasmà. La tranche più grande di fondi, oltre tre milioni di euro, la æEuroconsulting’ è riuscita ad ottenerla per poter formare, alla realizzazione di una macchina ad aria, la ‘Eolò, tutti gli operai dell’ex
Schumberger, una fabbrica che produceva contatori elettrici e che è poi stata chiusa. I dipendenti dell’azienda, una volta chiusi i battenti sono stati messi in cassintegrazione con la promessa che presto sarebbero tornati a lavorare per l’innovativo brevetto. Quei corsi di formazione, in realtà, si sono tenuti in parte. O meglio le ore di pratica sono state fatte svolgere all’interno dello scatolificio di Giovanni Perciballi. I corsisti hanno raccontato di essere stati costretti a lavorare anche per quindici ore di filato in cambio della promessa di un’assunzione. Ad oggi, padre di famiglia di oltre cinquant’anni aspettano di essere chiamati a lavorare. Nella vicenda ci sono anche una numerose persone indagate. Le indagini non sono concluse. (AGI)

Inchiesta Asl: fatture gonfiate, altri tre arresti a Roma
(ANSA) - ROMA, 15 dic - Transazioni con l’ ufficio legale di una importante Asl capitolina per consentire il pagamento di importi ‘gonfiati’ e creare guadagni consistenti invece di pagamenti esemplari. E’ l’ ennesimo capitolo della maxi-inchiesta della procura di Roma su tangenti e sanita’ nel Lazio. Oggi, tre nuovi arresti e una quarta persona ancora ricercata. Quest’ ultima sarebbe un’ imprenditrice appartenente a una delle piu’ note famiglie proprietarie di strutture sanitarie private della capitale.
In manette, su ordine del gip Luisanna Figliolia ed in accoglimento delle richieste dei pm romani Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri, sono finiti il responsabile dell’ ufficio affari legali della Asl Rm/c Sergio Aiello, la sua convivente Sofia Jessuf Mohammed, e Maurizio Porcari, amministratore delegato della ‘Sacli’, societa’ che gestisce alcune cliniche della capitale. Gli arresti si inseriscono nel solco delle indagini su una serie di tangenti che, secondo l’ accusa, sarebbero state versate da imprenditori a funzionari di Asl romane. Decine gli arresti finora eseguiti, tra questi anche esponenti politici.
Tutti, inquisiti dopo l’ impulso all’ inchiesta dato dalle ammissioni fatte da Anna Iannuzzi, piu’ conosciuta come ‘Lady Asl’. Gli arresti di oggi sarebbero conseguenza di meccanismi ‘illegali’ che sarebbero stati portati alla luce dagli investigatori. Dalle indagini sarebbe emersa l’ esistenza di fatture ‘gonfiate’, pagate addirittura due volte. Un meccanismo ‘avallato’ dal capo dell’ ufficio legale dell’ Asl Rm/c, che avrebbe portato a maggiorazioni degli importi di una serie di ‘decreti ingiuntivi’ avanzati da ditte del settore sanitario.
Tre sarebbero gli episodi di corruzione scoperti dagli investigatori, uno di questi della consistenza di 600 mila euro. Una truffa che ammonterebbe a diversi milioni di euro. E a questo si aggiungerebbe un sequestro di conti correnti sui quali erano stati depositati diversi milioni di euro.
Intanto si e’ appreso che l’ ex assessore regionale ai trasporti Giulio Gargano, in carcere dal luglio scorso per l’ accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e tuttora ricoverato nell’ ospedale romano Santo Spirito a causa delle sue precarie condizioni di salute, e’ stato nuovamente interrogato dai pm titolari dell’ inchiesta sulle truffe in danno del Servizio sanitario regionale. Due ore di interrogatorio con indicazioni emerse che sarebbero valutate dagli inquirenti come di ‘interessante rilievo probatorio’. (ANSA).

Mazzette dai commercianti per evitare multe. Sei vigili condannati a Roma
Roma, 15 dic. (Adnkronos) - Con 6 condanne e 2 assoluzioni si è concluso oggi in Tribunale, a Roma, il processo contro un gruppo di vigili urbani, tra i quali l’ex comandante Andrea Cataluddi, per reati che a seconda della posizione processuale andavano dalla corruzione, alla concussione al favoreggiamento, al falso ideologico e alle minacce. I giudici dell’ottava sezione, presieduta da Nunzia Cappuccio, accogliendo in larga parte le richieste del pubblico ministero Vincenzo Barba hanno condannato Andrea Cataluddi ad un anno e 6 mesi di reclusione per falso ideologico e minacce, i vigili Fausto Balestrieri e Franco Federici per reati di corruzione e soppressione di atti rispettivamente a 5 anni e 6 mesi e a 5 anni di reclusione.
Un anno è stato inflitto al vigile Pietrino Liburdi per falso ideologico e omessa denuncia. Un anno e 2 mesi al vigile Pietro Bono anch’egli per falso ideologico e omessa denuncia, un anno e 6 mesi al commerciante Gualtiero Fares per corruzione. Assolti invece i vigili urbani Sebastiano Potena e Roberta Castori. A Federici il Tribunale ha condonato 3 anni della pena inflitta in applicazione del recente condono, uguale beneficio anche per Balestrieri. Per tutti il Tribunale ha disposto la sospensione condizionata della pena e la non menzione sul certificato penale.
All’esame del Tribunale ci sono stati una serie di episodi avvenuti tra il marzo del
‘99 e l’inizio del 2001 riguardanti presunte mazzette richieste ad alcuni commercianti per «chiudere un occhio» su eventuali violazioni.
Nel corso del procedimento numerosi episodi contestati sono stati ridimensionati e così oggi molti dei capi di imputazione contestati sono stati ritenuti dal Tribunale non fondati tanto che buona parte delle imputazioni sono state dichiarate insussistenti.
Pesanti erano state due settimane fa le richieste del pubblico ministero Vincenzo Barba, che aveva chiesto condanne varianti dai 7 anni per
Balestrieri e 6 anni e 6 mesi per Federici e 4 anni e 6 mesi per lo stesso Cataluddi e altri 2 imputati.

Commissario Anticorruzione: no a prescrizione reati contabili
(AGI) - Roma, 15 dic. - L’ipotizzata sanatoria nel maxiemendamento alla finanziaria per i reati contabili mette a rischio di chiusura l’esistenza
dell’Alto Commissario Anticorruzione. È quanto paventa una nota dello stesso organismo per il quale «la notizia dell’introduzione nel maxiemendamento del governo alla legge Finanziaria di una norma che comporterà la prescrizione di fatto di tutti gli illeciti contabili e quindi anche di quelli conseguenti ad accertati fatti di corruzione, dimostra come si vada sempre più diffondendo a tutti i livelli istituzionali un’allarmante insensibilità su questo tema». «Di tale insensibilità - viene sottolineato - sono peraltro dimostrazione anche i reiterati ed ostinati tentativi di pervenire alla soppressione dell’Alto Commissario anticorruzione, che nel nostro paese costituisce l’unico organismo di contrasto al fenomeno e che fu istituito sulla base di chiari impegni internazionali assunti dall’Italia».

(il sole 24 ore radiocor) - roma, 15 dic - «la notizia dell’introduzione, con la finanziaria, di una norma che comporterà la prescrizione di fatto di tutti gli illeciti contabili e quindi anche di quelli conseguenti ad accertati fatti di corruzione, dimostra come si vada sempre più diffondendo a tutti i livelli istituzionali un’allarmante insensibilità su questo tema». Così l’alto commissario anticorruzione, secondo il quale «di tale insensibilità sono peraltro dimostrazione anche i reiterati ed ostinati tentativi di pervenire alla soppressione dell’alto
commissario anticorruzione, che nel nostro paese costituisce l’unico organismo di contrasto al fenomeno e che fu istituito sulla base di chiari impegni internazionali assunti dall’italia». (radiocor) 15-12-06 15:58:00

(ANSA) - ROMA, 15 dic - ‘’Si sta sempre piu’ diffondendo a tutti i livelli istituzionali un’allarmante insensibilita’ ‘’ alla lotta alla corruzione, e la riprova
e’ la norma contenuta nel maxiemendamento del governo alla Finanziaria che ‘’comportera’ la prescrizione di fatto di tutti gli illeciti contabili e
quindi anche di quelli conseguenti ad accertati fatti di corruzione'’. Ad affermarlo e’ Gianfranco Tatozzi, Alto Commissario per la lotta alla
corruzione che lancia l’allarme anche per il rischio di un’imminente chiusura della struttura da lui guidata dal 2004.
Tatozzi parla di ‘’reiterati ed ostinati tentativi di pervenire alla soppressione dell’Alto Commissario anticorruzione'’. Dopo un primo tentativo poi
scampato di cancellare, attraverso il ddl Nicolais sulla semplificazione, l’ organismo nato per prevenire e contrastare la corruzione nella pubblica
amministrazione, Tatozzi indica ora un imminente pericolo: ‘’l'art. 29 del decreto Bersani prevede che la soppressione di quegli enti che entro il 4
gennaio prossimo non provvedano a un riordino attraverso un Dpr. Non c’e’ ovviamente tempo. E’ ovviamente un tentativo silente e surrettizio di
cancellare l’Alto Commissario anticorruzione'’. Si tratta - sottolinea Tatozzi - dell’ ‘’unico organismo di contrasto al fenomeno, che fu istituito sulla
base di chiari impegni internazionali assunti dall’Italia'’.
(ANSA). RED 15-DIC-06

Di Pietro protesta: Previti via dal Parlamento
(ANSA) - ROMA, 14 DIC - L’Italia dei Valori protesta in Piazza Montecitorio per chiedere che Cesare Previti ‘’non rimanga in Parlamento'’. La manifestazione, promossa dal capo della segreteria politica del partito di Antonio Di Pietro, Stefano Pedica, anche contro la legge Gasparri sulle concessioni tv, avviene nel giorno in cui la Giunta per le elezioni dovrebbe pronunciarsi sulla decadenza di Previti dal mandato parlamentare, dopo la condanna in via definitiva per corruzione nel processo sulla vicenda Imi-Sir. I manifestanti, circa una cinquantina, con il supporto di due giovani sui che passeggiano sui trampoli, gridano: ‘’Fuori Previti dal Parlamento. Molla la poltrona'’. L’iniziativa, alla quale hanno aderito deputati e senatori dell’Italia dei Valori, ha avuto anche il plauso - ha affermato Pedica - di singoli deputati della Lega e anche del ministro delle Comunicazioni Gentiloni che si e’ fatto portavoce della seconda richiesta, il cui obiettivo ‘’e’ la modifica della legge Gasparri'’. ‘’Si tratta di un’altra legge ad personam - sostiene Pedica - che ha fatto decadere una concessione a Europa 7 a favore di Retequattro'’.(ANSA). 14-DIC-06

Modena, scoperto traffico rifiuti
MODENA - (Agi), 11 dic. - Il Corpo forestale dello Stato, nucleo investigativo di polizia ambientale di Modena, ha scoperto e interrotto un traffico illecito di rifiuti in Emilia Romagna, arrestando quattro persone con l’accusa, oltre che di traffico illecito di rifiuti, anche di truffa e corruzione. Sono finiti agli arresti (due in carcere e due ai domiciliari) due dirigenti dell’impianto di trattamento dei rifiuti sito in provincia di Modena, che è stato sequestrato, e due dipendenti della discarica gestita da HERA. Sono state inoltre effettuate quindici perquisizioni in altrettante aziende di Modena, Piacenza, Parma, Ferrara, Padova e Rovigo. L’operazione, conclusa in mattinata con l’impiego di un centinaio di forestali diretti dal Nucleo investigativo di Modena e coordinati dalla locale Procura della Repubblica, era iniziata a luglio dell’anno scorso ed è andata avanti attraverso 2.440 ore di appostamenti, 9.696 ore di filmati e 1.440 ore di intercettazioni telefoniche che hanno consentito di documentare
minuziosamente l’illecito traffico di rifiuti. In pratica, i dirigenti dell’impianto di smaltimento modenese, attraverso la compiacenza di addetti al controllo e alla sorveglianza della discarica gestita da HERA (che non è coinvolta nelle indagini ed anzi ha collaborato attivamente con gli inquirenti) e con la presentazione di documenti falsi, smaltivano a condizioni economiche particolarmente agevolate tonnellate di rifiuti che non avevano subito alcun processo di trattamento. Dalle indagini è emerso che, solo in quest’ultimo anno e mezzo, il traffico illecito di rifiuti è stato pari a oltre 15mila tonnellate di rifiuti, con una evasione della ecotassa pari a 115.000 euro ai danni della Regione Emilia Romagna e una truffa di circa 65.000 euro ai danni di Hera. Annualmente, l’evasione ammonterebbe a circa 160mila euro e la truffa a circa 2 milioni di euro.

Nuovo ordine di custodia per sindaco di Montesilvano
(ANSA) - PESCARA, 12 DIC - Secondo ordine di custodia cautelare per l’ex sindaco di Montesilvano (Pescara), Enzo Cantagallo. E’ stato emesso
nell’ambito della seconda parte dell’operazione ‘’Ciclone'’ che quasi un mese fa aveva condotto in carcere, tra gli altri, il primo cittadino e
l’assessore alle finanze della quinta citta’ d’Abruzzo nell’ambito di indagini su presunte tangenti su lavori per le fognature cittadine.
Il reato ipotizzato e’ corruzione aggravata in concorso. Altri due ordini di custodia cautelare in cui si ipotizza lo stesso reato sono infatti stati emessi anche nei confronti di un funzionario comunale, Rolando Canale, 56 anni, pescarese, e Bruno Chiulli (41), di Cugnoli (Pescara), titolare della ditta ‘’Green Service srl'’ . I nuovi provvedimenti scaturiscono, anche in questo caso, da una complessa attivita’ di indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Pescara, indagine tuttora in corso nei confronti di una serie di persone gravitanti intorno alla disciolta Amministrazione Comunale di Montesilvano. A Cantagallo, gia’ detenuto, il provvedimento e’ stato notificato in carcere. Canale e’ stato condotto nel carcere di Pescara. Chiulli e’ stato posto agli arresti domiciliari.

Variantopoli, pm di Arezzo chiede 14 rinvii a giudizio
AREZZO, 8 dic.(Adnkronos) - Dopo un anno esatto dall’inizio dell’ inchiesta aretina denominata ‘Variantopolì, il pm Roberto Rossi ha chiesto il rinvio a giudizio per 14 persone. Per gli ex consiglieri comunali Alessandro Cipolleschi, Pietro Alberti, Andrea Banchetti e l’imprenditore Paolo Duchi il pm ha ipotizzato il reato di concussione e sempre per concussione, ma relativamente alla vicenda della discoteca ‘Quattrocentò, è stato chiesto il rinvio a giudizio per l’ ex assessore Francesco Chianini. Per Dino Badiali, anch’ esso ex consigliere comunale, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per concussione e abuso d’ ufficio, mentre il solo abuso d’ ufficio è il reato che viene contestato a Luigi Lucherini, ex-sindaco di Arezzo e al figlio di quest’ ultimo, Marco, professionista nell’ omonimo studio e all’ architetto Pier Paolo Nencioli.
Per la vicenda della multisala, il pm Rossi ha chiesto il rinvio a giudizio per estorsione nei confronti del parlamentare forzista Roberto Tortoli e per l’ imprenditore Stefano Bertini mentre, per la stessa vicenda, la richiesta di rinvio a giudizio per concussione dovrebbe raggiungere l’ ex amministratore diessino Enzo Grilli.
Richiesta di rinvio a giudizio per corruzione anche per l’ex assessore di An Francesco Macrì, che ha già richiesto il rito abbreviato, dell’ imprenditore Piero Mancini, presidente dell’ Arezzo calcio, e dell’ex consigliere comunale Pietro Alberti per il contratto di consulenza di quest’ultimo.

Per il 48% degli italiani il governo non fa abbastanza contro la corruzione
Il 48% degli italiani ritiene che il governo non intraprenda azioni efficaci per contrastare la corruzione e l’11% ritiene addirittura che la incoraggi. Una percentuale allarmante, ma inferiore a quella europea che è del 56%.
È questo il quadro che emerge dal ‘Barometro sulla percezione della corruzione globale 2006′ elaborato da Transparency International (TI), un’organizzazione non governativa, impegnata nelle azioni di contrasto alla corruzione nel mondo.
Nell’ambito delle manifestazioni per la giornata mondiale contro la corruzione, prevista per il 9 dicembre, TI ha presentato oggi a Bruxelles i risultati del sondaggio condotto su circa 60 mila persone, in 62 nazioni nel mondo, sul giudizio che esse hanno degli sforzi realizzati da ciascuno governo nella lotta alla corruzione. Purtroppo le risposte sia a livello mondiale, che a livello italiano sono scoraggianti. «Per l’Italia -si legge in una nota di Transparency International- il danno della corruzione viene calcolato in 50 miliardi di dollari. Una lotta che
vale quasi due finanziarie e che chiediamo venga intrapresa con urgenza». Dall’indagine appaiono alcune aree di preoccupazione o in peggioramento rispetto ai precedenti Barometri, soprattutto l’area della politica, giudicata «sana» solo dal 4,8% degli italiani, contro un 15,5% della media mondiale. In particolare l’89% degli italiani ritiene corrotti o mediamente corrotti i partiti politici, il 72% i media e gli uffici delle imposte, il 67% il sistema giudiziario. Si salvano invece le organizzazioni non governative che, sono giudicate sane da sei italiani su dieci, insieme al settore educazione e ai corpi religiosi. La percezione degli italiani è in linea con quella degli intervistai dei 62 paesi, i quali quasi all’unanimità concordano nel ritenere le parti politiche le più corrotte, seguite dai parlamentari, deputati e polizia.

Asl romane, chiesti 17 rinvii a giudizio
ROMA, 5 dic. (Adnkronos) - Con la richiesta dei 17 rinvii a giudizio tra i quali gli ex assessori regionali Giulio Gargano e Giorgio Simeoni nonchè di Anna Iannuzzi conosciuta come lady Asl e di suo marito Andrea Cappelli, il pm Giovanni Bombardieri e Giancarlo Capaldo hanno concluso un’altra tranche dell’inchiesta sulla sottrazione di fondi dalle Asl della capitale. Associazione per delinquere, abuso d’ufficio, corruzione, peculato, falso, sono i reati ipotizzati per gli imputati a seconda della loro posizione processuale. I fatti presi in esame si riferiscono alla richiesta e alla liquidazione ad alcune società di proprietà della Iannuzzi per servizi in favore delle Asl ma che in realtà non furono mai prestati. Tra l’altro, tra le varie irregolarità anche quella di aver trasferito dalla Asl A alla Asl B l’accreditamento di società sempre della Iannuzzi con gravi danni economici per le finanze della sanità regionale.

Cuneo, denunciate la corruzione senza paura
(ANSA) - CUNEO, 22 NOV - E’ una tirata d’ orecchi inaspettata
quella che il procuratore di Cuneo, Alberto Bernardi, ha fatto ai cittadini del suo circondario in tema di corruzione e concussione nella pubblica amministrazione: ‘’Basta con la pratica della denuncia anonima, in continua espansione, non dovete avere paura di nulla e di nessuno'’.
L’ appello l’ ha letto stamani ai giornalisti, alla presenza del colonnello Enrico Maria Pasquino, comandante provinciale della Guardia di Finanza. Prende spunto dall’ arresto, il 24 ottobre scorso, di un ufficiale delle Fiamme gialle, il tenente colonnello Maurizio Caboni, sorpreso il 24 ottobre scorso a Fossano (Cuneo) mentre intascava una busta con denaro che gli era stato dato da un imprenditore (ma si trattava di una trappola). Le parole del Procuratore fanno scalpore in una tranquilla e ricca provincia, da sempre a basso tasso di fenomeni criminosi.
Eppure Bernardi deve pensare che sotto sotto la corruzione sia assai piu’ estesa di quanto appaia e che i rapporti fra i numerosi imprenditori
cuneesi e la pubblica amministrazione non siano proprio adamantini: ‘’Chiedo ai cittadini di voltar pagina, se vogliamo davvero smascherare i concussori, i corrotti e i corruttori che si nascondono all’ interno delle varie articolazioni della pubblica amministrazione e costituiscono una vergogna nazionale che non ha eguali in Europa'’.
Il procuratore ha ricordato che il successo nell’ indagine che ha riguardato l’ ufficiale della Gdf colto con le mani nel sacco e’ stato ‘’raggiunto grazie all’ imprenditore che ha denunciato l’ accaduto'’. Ed ecco allora l’ incitamento a non avere paura, ne’ ‘’della pubblica amministrazione, ne’ dei responsabili dei pubblici uffici e delle istituzioni, perche’ e interesse di tutti che le pecore nere siano scoperte e punite'’.
Bisogna dunque ‘’diffondere la cultura e la pratica della legalita”’, anche se, conclude, ‘’bisogna evitare le generalizzazioni ingiuste e dannose'’.

Tangenti a Torino per pagare in ritardo le tasse
(Adnkronos)_ TORINO, 22 nov. - Un impiegato dell’Uniriscossioni arrestato e un commercialista denunciato entrambi con l’accusa di concussione. È il risultato di un’inchiesta della Procura torinese che ha portato alla scoperta di una ventina di episodi di raggiri per circa 60 mila euro pagati da alcuni clienti che erano stati convinti dai due che avrebbero dovuto versare delle tangenti di qualche migliaio di euro per poter ottenere la dilazione dei pagamenti delle cartelle esattoriali. L’indagine, coordinata dal pm Andrea Bascheri è partita da una segnalazione che ha dato il via ad accertamenti e intercettazioni durante le quali i due indagati sono stati sentiti pronunciare frasi del tipo «bisogna pagare stile prima Repubblica». Secondo quanto accertato dagli inquirenti in alcuni casi l’impiegato avrebbe indirizzato chi chiedeva la rateizzazione a un commercialista di Giaveno (Torino) che spiegava ai mal capitati che non era possibile dilazionare il pagamento delle cartelle, cosa assolutamente non vera, dicendo loro che avrebbero dovuto versare due o tre mila euro per evitare spiacevoli ripercussioni fiscali. I due sono però stati smasherati e venerdì è scattato l’arresto dell’impiegato che durante il pri mo interrogatorio, a cui ne seguirà a breve un altro, avrebbe fatto solo vaghi accenni relativi a una somma minima. Al contrario il commercialista ha ammesso agli addebiti facendo riferimento a una ventina di casi.

Tangenti, comune Ospedaletti chiede danni a ex sindaco
(ANSA) - SANREMO (IMPERIA), 22 nov.- Il Comune di Ospedaletti, parte civile nel processo panale per corruzione che vede imputato l’ex sindaco Flavio Parrini, ha presentato oggi il conto al giudice collegiale di Sanremo dei danni patrimoniali e di immagine provocati dai sette imputati accusati di aver messo in piedi un giro di tangenti attorno al mercato dell’edilizia privata. Il Comune, rappresentato in giudizio dall’avvocato Luca Ritzu, ha gia’ quantificato in 634.900 euro i danni di natura patrimoniale (urbanistici e finanziari), mentre e’ stata chiesta la liquidazione equitativa al collegio per i danni di immagine. I danni urbanistici, nel dettaglio, sono stati stimati in 527.110 euro; quelli finanziari (comprensivi di interessi di mora) ammontano a 107.790 euro. L’avvocato Ritzu ha poi chiesto il sequestro cautelativo sui conti correnti di Parrini, dell’ex vicesindaco Massimo Carli e del geometra ed ex consulente, Vincenzo Palmero, fino all’ammontare della somma per la quale e’ stato chiesto il risaricmento. Nel corso dell’udienza e’ stato anche comunicato l’accordo tra il Comune di Ospedaletti e gli imprenditori milanesi Gianluigi e Marco Redaelli (padre e figlio per i quali il pm ha chiesto l’assoluzione).

Oil for Food, dall’Irak all’Italia si indaga per tangenti
MILANO, 20 NOV - La Guardia di Finanza di Milano ha eseguito quattro perquisizioni nell’ambito di un’inchiesta parallela all’indagine ‘Oil for Food’ condotta dal pm milanese Alfredo Robledo. Le Fiamme Gialle si sono presentate negli uffici della Silvani Spa e di un suo intermediario per acquisire documentazione relativa a presunte tangenti per un valore di circa un milione di dollari pagate a funzionari pubblici iracheni per ottenere commesse per forniture umanitarie nell’ambito del programma per la ricostruzione socio economica dell’Iraq posto sotto l’egida delle Nazioni Unite. Forniture che in questo caso erano attrezzature antincendio. Nel mirino degli inquirenti ci sono alcuni dirigenti della Silvani e l’intermediario: per loro l’accusa e’ corruzione di funzionari di stati esteri. Anche la stessa Silvani e’ stata iscritta nel registro degli indagati in base alla legge sulla responsabilita’ delle persone giuridiche. Secondo le indagini, i contratti stipulati tra le societa’ irachene e quelle che aderivano al programma passavano attraverso l’Onu che li visionava e ne autorizzava il pagamento con i fondi derivati dalla vendita del petrolio iracheno, e depositati su un conto corrente gestito dalle stesse Nazioni Unite. Dopo la stipula dei contratti con le Nazioni Unite, una serie di aziende di tutto il mondo, tra cui 112 italiane, concludevano ulteriori contratti, questa volta fittizi, con le autorita’ del Paese arabo in modo da mascherare il versamento di tangenti (circa il 10 per cento del contratto Onu) su conti correnti riservati e riconducibili a funzionari pubblici iracheni. In sostanza, secondo la ricostruzione degli inquirenti, i contratti di forniture pagati con il denaro prelevato dal conto gestito dall’Onu venivano chiusi ad un prezzo maggiorato del 10 per cento.

Pista italiana per lo scandalo delle tangenti Siemens in Germania
BOLZANO, 20 NOV - C’e’ una pista italiana, che fa capo al faccendiere Giuseppe Parrella, nell’inchiesta che in questi giorni sta coinvolgendo il colosso tedesco delle telecomunicazioni Siemens, con arresti di dipendenti accusati di avere distratto fondi aziendali per la corruzione di potenziali clienti. Dopo le perquisizioni ordinate dalla magistratura tedesca a Monaco di Baviera nei giorni scorsi, oggi sono state avviate indagini anche a Innsbruck, capoluogo della regione austriaca del Tirolo. Proprio a Innsbruck la procura di Bolzano aveva individuato un conto corrente sul quale nel giro di quattro anni sarebbero passati 140 milioni di marchi, vale a dire 70 milioni di euro, ipotizzando che si trattasse di fondi neri Siemens. E come gestore di questo fondo l’accusa aveva individuato Keil von Jagemann, che figura tra coloro che sono finiti in carcere nei giorni scorsi in Germania per l’indagine su Siemens. Nel 2003 - 2004 la procura bolzanina aveva svolto perquisizioni, con rogatoria internazionale, proprio nella sede bavarese della Siemens, oggi nel mirino dell’inchiesta tedesca. Una parte dei fondi neri austriaci, 10 milioni, sarebbero finiti al faccendiere italiano Giuseppe Parrella e la procura di Bolzano, che da anni indaga su tangenti nella telefonia degli anni ‘90, soprattutto per quanto riguarda la figura di Parrella, aveva scoperto che dal conto di Innsbruck
un flusso di danaro sarebbe finito addirittura in Nigeria. Come risulta dalla documentazione dell’istituto bancario austriaco, acquisita a suo tempo dal pm di Bolzano Guido Rispoli, una parte dei 70 milioni di euro - che tra il ‘95 e il ‘99 erano passati su questo conto corrente - e’ stata dapprima trasferita a Londra per poi finire in Nigeria nelle
tasche di alcuni ministri e generali di allora. Non e’ pero’ del tutto chiaro se questi personaggi fossero i veri destinatari dei fondi oppure se fungessero soltanto da prestanome per far poi tornare i soldi in Italia. Nel 2000 un processo per corruzione a carico di alcuni di questi personaggi in Nigeria era finito con un nulla di fatto.
Nato a Benevento e residente a Bolzano, Parrella e’ un nome di spicco in alcune inchieste degli anni ‘90. Parrella compi’ una lunga carriera statale giunta al suo vertice nell’87, quando fu nominato direttore generale dell’ Asst, l’Azienda di Stato per i servizi telefonici. Il pool Mani pulite di Milano gli contesto’ di avere svolto il ruolo di collettore di tangenti per appalti nella telefonia. Secondo l’accusa, Parrella avrebbe ricevuto dieci miliardi delle vecchie lire per la mediazione per l’affare Italtel Spa, una fusione di Italtel-Sit e Siemens Telecomunicazioni Spa avvenuta nel ‘96.

Corruzione nella Sanità del lazio, Gargano in ospedale
Roma, 20 nov. - Giulio Gargano è stato riportato al Centro Clinico del carcere di Regina Coeli, dopo il ricovero nell’ospedale Sandro Petrini.
A darne notizia è il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Roma, Gianfranco Spadaccia, che oggi ha visitato in carcere l’ex assessore regionale, finito in manette nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti nella sanità laziale. Le condizioni di salute di Gargano, fa sapere il Garante, «continuano ad essere precarie come attesta la perizia d’ufficio che pure le ha ritenute compatibili con il protrarsi del regime carcerario». Per Spadaccia, «non si comprende la ragione della decisione di riportare il detenuto al Centro clinico di Regina Coeli, dato che lo stesso perito ha sostenuto l’opportunità di una permanenza presso il reparto protetto dell’Ospedale Pertini in quanto struttura in grado di offrire una più adeguata garanzia per il monitoraggio delle condizioni cliniche di Gargano».
Dato il risultato di questa perizia, ha dichiarato Spadaccia, «criticata dai consulenti di parte, è augurabile che quando Gargano deciderà di affrontare l’operazione per l’introduzione di un peacemaker, il pubblico ministero prenda seriamente in considerazione la posssiblità che venga effettuata in un ospedale di sua scelta». (AGI)

Montesilvano, dopo lo scandalo elezioni in primavera
20 nov. - Si tornerà alle urne nella prossima primavera al Comune di Montesilvano, la quinta città d’Abruzzo dove alcuni amministratori, tra cui il sindaco Enzo Cantagallo, sono stati arrestati mercoledì scorso per presunte tangenti negli appalti pubblici. Infatti, sono state protocollate alle 12.17 di stamani le dimissioni dei 23 consiglieri del centrosinistra. Come preannunciato, tutti gli esponenti della coalizione di governo si sono riuniti intorno alle 11 nella sala Giunta del Palazzo di Città e hanno apposto la propria firma sul documento rassegnando ciascuno le proprie dimissioni e decretando, in questo modo, lo scioglimento del Consiglio comunale. Assieme ai membri della coalizione di governo, si sono dimessi anche tutti gli assessori in carica, quale atto formale, e anche il consigliere di Rifondazione Comunista Cristian Odoardi. Espletata la procedura formale, Massimiliano Pavone, presidente del Consiglio uscente, ha consegnato i tre atti formali al segretario generale che, a sua volta, ha protocollato i documenti alle 12.17 ed ha comunicato le dimissioni del Consiglio al prefetto di Pescara Giuliano Lalli. Il rappresentante del governo centrale dovrà ora nominare un commissario che si insedierà al Comune di Montesilvano entro ventiquattro ore. Il sindaco Cantagallo aveva rassegnato le sue dimissioni dal carcere già nei giorni scorsi. Ma se la maggioranza dei consiglieri non avesse rassegnato le dimissioni per lo scioglimento dell’assemblea si sarebbero dovuti attendere 20 giorni, periodo nel quale il primo cittadino avrebbe potuto anche ritirare le proprie dimissioni. (AGI)

Sono state perfezionate nella tarda mattinata di oggi, dopo una riunione di tutti i gruppi del centrosinistra, le operazioni di dimissioni dei consiglieri di Montesilvano (Pescara), la quinta città d’Abruzzo, finita nel ciclone giudiziario mercoledì scorso, per un’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco Enzo Cantagallo (Dl) e di altre cinque persone per un giro di appalti e tangenti. I 23 consiglieri di centrosinistra hanno apposto la firma delle proprie dimissioni in un documento unitario che di fatto sancisce lo scioglimento dell’assemblea civica e la nomina, tra qualche giorno di un commissario prefettizio. Il prefetto di Pescara, Giuliano Lalli, attiverà in queste ore le procedure necessarie legate allo scioglimento del Consiglio comunale e che porteranno poi alle elezioni anticipate già nella primavera prossima.

(AGI) - Pescara, 16 nov. - Il sindaco di Montesilvano (Pescara), Enzo Cantagallo, e l’assessore alle Finanze, Paolo Di Blasio, arrestati dalla Squadra Mobile di Pescara nell’ambito dell’operazione «Ciclone», avrebbero riscosso tangenti per 32 mila euro ciascuno, dal primo gennaio 2005.
A pagarle sarebbero stati gli imprenditori Ferretti, padre e figlio, in cambio dell’affidamento di lavori pubblici avvenuto in violazione della legge. Nell’indagine sono coinvolti anche altri politici, tra cui anche altri assessori della giunta Cantagallo, e proprio su queste ed altre persone l’attività investigativa sta proseguendo. Secondo quanto si è appreso la ditta Ferretti, sulla base dei rapporti intessuti con gli amministratori comunali, era certa di ricevere anche l’incarico per la costruzione del terzo ponte sul fiume Saline. I Ferretti avevano ottenuto il primo appalto dal Comune di Montesilvano nel 1991 (quando Di Blasio era sindaco), poi prorogato nel corso degli anni, con la scadenza ultima nel 2008. Oltre ad eseguire gli arresti, ieri gli investigatori hanno effettuato una serie di perquisizioni, ed hanno rinvenuto e sequestrato documenti ritenuti utili alle indagini. Tra l’altro, si è saputo che con una lettera anonima indirizzata a suo tempo al Procuratore della Repubblica, al Questore, al Prefetto e ad altre autorità, si è cercato di delegittimare moralmente il dirigente della Squadra mobile che ha condotto le indagini, ma la Procura, e in particolare il procuratore capo Nicola Trifuoggi, ha disposto gli arresti di ieri. L’operazione «Ciclone» ha riguardato solo un primo gruppo di persone sulle quali si è soffermata l’attenzione della magistratura che, con i sei arresti di ieri, ha effettuato un primo stralcio del voluminoso fascicolo investigativo. Tra le persone coinvolte anche un ingegnere che ha collaborato fino a qualche settimana fa col Comune di Pescara. Fu lui a promuovere la prima delibera per l’affidamento senza gara d’appalto ai Ferretti. Gli investigatori hanno acquisito, tra l’altro, copie di assegni in favore Di Blasio e del sindaco Cantagallo.

Fondi neri mediaset, inizia il processo a Berlusconi
(Apcom) - I pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo sono pronti a formulare la contestazione suppletiva in relazione agli atti di indagine del fascicolo su Mediatrade anche al fine di evitare la prescrizione al processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset che inizierà domani davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano e che vede tra gli imputati Silvio Berlusconi (falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale), il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l’avvocato inglese David Mills (riciclaggio), l’uomo d’affari di origine egiziana Faorouk Agrama detto Frank e altre 7 persone.

Mediatrade spa è la società controllata dal Gruppo Berlusconi che ha preso il posto, a partire dal febbraio 1999, della maltese Ims nell’acquisto dei diritti tv. La procura avrebbe scoperto massici trasferimenti di denaro della Wiltshire Trading società intestata a Farouk Agrama a favore di conti svizzeri nella disponibilità di personaggi Mediaset, depositi nominati “Trattino”, “Teleologico”, “Litoraneo”, “Sorsio”, “Clock” e “Pache”. Questo filone di inchiesta nasce dalla testimonianza di un dirigente Paramount, Bruce Gordon, che definisce Agrama come “agente di Berlusconi” e “rappresentante Fininvest”. Farouk Agrama è considerato l’interfaccia di Daniele Lorenzano ex capoacquisti di Mediaset in America.

Per l’accusa Berlusconi sarebbe stato socio occulto di Agrama. Secondo la procura l’accumulazione dei fondi neri sarebbe continuata anche oltre il 1999 e almeno fino al 2002 cioè quando Berlusconi era già da un anno presidente del Consiglio.
La circostanza allungherebbe i tempi della prescrizione evitando al processo di “morire” a novembre del 2007. Mediatrade fu perquisita nell’ottobre del 2004 dalla gdf su ordine della procura. Il fascicolo di inchiesta relativo a Mediatrade all’epoca della perquisizione contava su un solo indagato, Agrama, che rispondeva di frode fiscale e apppriazione indebita.
Successivamente finivano sul registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita gli ex manager del gruppo Giovanni Stabilini, Gabriella Ballabio e Roberto Pace.

In relazione al caso Mediatrade c’è il rischio che alla società venga contestata la violazione della legge 231 sulla cosiddetta responsabilità oggettiva, frutto di una direttiva europea entrata in vigore del 2001. La norma sanziona le aziende che non predispongono modelli organizzativi adatti a prevenire la commissione di reati.

Recentemente Agrama, sentito in videoconferenza da Los Angeles in collegamento con il palazzo di giustizia di Milano, nel corso di un’udienza con la formula dell’incidente probatorio, riportando quanto riferitogli dai suoi legali aveva definito l’indagine Mediatrade “un processo politico”. Alle richieste di spiegazioni formulate dal pm De Pasquale attraverso il gup Fabio Paparella l’uomo d’affari aveva replicato in riferimento alle parole pronunciate una manciata di secondi prima: “Io non ricordo”.

Il rinvio a giudizio di Berlusconi e degli altri imputati era stato deciso dal gup Paparella il 7 luglio scorso. Il processo sarà presieduto da Edoardo Davossa (a latere Maria Teresa Guadagnino e Irene Lupo) il giudice noto per aver assolto in primo grado il “governatore” della Lombardia Roberto Formigoni dall’accusa di abuso in atti di ufficio a scopo patrimoniale in relazione alle vicende della fondazione Bussolera Branca.
Sempre nell’ambito dell’inchiesta sui diritti tv Berlusconi sarà processato a partire dal prossimo marzo con l’accusa di corruzione in atti giudiziari insieme all’avvocato Mills.

MESSO A PUNTO MANIFESTO STATI GENERALI ANTIMAFIA
(Adnkronos) - «Il tempo è scaduto. Non facciamo più sconti a nessuno. La politica deve dare in tempi brevi risposte a una platea così numerosa a partire dai familiari delle vittime di mafia». Lo ha affermato il presidente di ‘Liberà Don Luigi Ciotti che oggi ha chiuso ‘Contromafiè- gli Stati generali dell’Antimafia che si sono svolti a Roma. All’evento, duranto tre giorni hanno partecipato: 6.000 persone, 50 relatori nelle sedute plenarie, 500 contributi nei gruppi di lavoro, 200 testate accreditate di cui 40 straniere, 2000 persone per la ‘Notte Bianca di Contromafiè. Don Ciotti ha illustrato il Manifesto degli Stati generali dell’Antimafia che sarà consegnato al presidente della Camera dei deputati Fausto Bertinotti. Libera chiede al governo un impegno su trenta punti per dimostrare la volontà di sconfiggere le mafie. Tra le priorità individuate da Libera l’approvazione in tempi rapidi di un Testo unico della legislazione antimafia e l’istituzione dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alla mafia.
Ancora, l’associazione presieduta da Don Ciotti chiede che vengano colpiti i legami tra mafia e politica attraverso la revisione del reato dei voti di scambio, della normativa dei comuni sciolti per mafia e con l’estensione ai reati di corruzione della legge sull’utilizzo sociale dei beni confiscati. Libera chiede inoltre di riconoscere alle persone oggetto della tratta di esseri umani la condizione di vittime e che venga istituita un’Autority indipendente per contrastare il fenomeno del riciclaggio dei capitali di provenienza illecita.
Durante la manifestazione alcuni ragazzi hanno contestato al neo presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione la presenza in seno alla commissione di Alfredo Vito (Fi) e Cirino Pomicino (Dc-Psi). Forgione ha sottolineato che «Per quanto riguarda i parlamentari, il Parlamento è regolato da uno statuto che si chiama Costituzione. Quindi io credo che tutti parlamentari hanno gli stessi diritti. È responsabilità politica dei partiti fare le scelte che siano le più trasparenti. Come presidente non rispondo della Composizione».
«L’antimafia deve fuori uscire dai vincoli dell’azione giudiziarie - ha spiegato Forgione - quando dico questo vuol dire assicurare alla magistratura, alle forze dell’ordine agli apparati investigativi tutto il sostegno, la strumentazione adeguata a colpire le mafie a livello delle sfida che quotidianamente ci lanciano, ma deve uscire dalla dimensione giudiziaria, per incontrare la dimensione sociale, l’attacco ai patrimoni, ai capitali, alla confisca dei beni». Don Ciotti ha tenuto a precisare che le polemiche non fanno altro che aiutare la mafia.

ANTIMAFIA. CASELLI: DESTRA E SINISTRA SCORDANO QUESTIONE MORALE
(DIRE) Roma, 17 nov - “La nostra giustizia e’ un malato grave, ma curabile, purche’ la politica metta in campo azioni che rispondono alla domanda di giustizia dei cittadini”. E dispiace che nei programmi politici dei diversi schieramenti si “accantoni la questione morale”. Cosi’ il procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli, intervenendo all’assemblea degli Stati generali dell’antimafia a Roma. Parlando di fronte al presidente del Consiglio, Romano Prodi, e del ministro della Giustizia Clemente Mastella seduti in prima fila assieme ad altri esponenti del governo all’Auditorium di via della Conciliazione, Caselli lancia un duro attacco ai metodi usati dalla politica per contrastare i fenomeni mafiosi.
“Il sistema giudiziario nel nostro Paese purtroppo non funziona e funziona male- dice il procuratore di Torino- soprattutto in quegli ‘angoli ombra’ dove non sono puntati i riflettori. Oggi assistiamo addirittura all’attacco di quel magistrato che indaga sui fenomeni di corruzione mafiosa accusandolo di fare lui politica per svalutare i risultati del suo lavoro”.
Per Caselli questo atteggiamento si accompagna “all’accantonamento di fatto della questione morale”. E accusa: “Mi dispiace dirlo ma nei programmi elettorali sia del centrodestra che del centrosinistra ormai e’ quasi scomparsa l’evocazione della questione posta nel rapporto tra etica e politica, senza alcun recupero della questione morale”.

Convenzione Onu contro la corruzione, l’Italia deve firmare
Bruxelles, 14 NOV - L’approvazione da parte del Parlamento europeo della ratifica della Convenzione Onu contro la corruzione e’ ‘’un passo importante'’ e ora ‘’urge'’ che i paesi che non lo hanno fatto, inclusa l’Italia, ‘’lo facciano velocemente'’. E’ quanto sottolinea Giusto Catania, eurodeputato del Prc e relatore del provvedimento approvato in plenaria, secondo il quale ‘’il cancro della corruzione si annida anche nei meandri delle istituzioni europee'’. ‘’E’ inquietante - rileva Catania - che la Corte dei conti dell’Ue si rifiuti di approvare il bilancio comunitario perche’ nutre seri dubbi sul corretto utilizzo del denaro. Ed e’ altrettanto imbarazzante che la magistratura belga abbia avviato procedimenti giudiziari contro dipendenti della Commissione Ue per presunte tangenti per l’acquisizione dei fondi stanziati per il disastro nucleare di Cernobyl o addirittura sugli acquisti di mobili per gli uffici della Commissione a Bruxelles'’.
‘’La lotta contro la corruzione - conclude Catania - deve essere una priorita’ politica dell’Ue al suo interno e nelle relazioni con i paesi terzi e candidati'’. (ANSA).

Patente di guida col trucco
Palermo, 18 nov. - I pubblici ministeri di Palermo, Marco Bottino e Amelia Luise, hanno chiesto le condanne di 11 dei 26 imputati del processo per gli esami di scuola guida col trucco: esaminatori con pochi scrupoli, cioè, avrebbero ricevuto piccole somme di denaro in cambio di un aiuto ai giovani aspiranti a una patente, clienti di alcune autoscuole. Il lungo tempo trascorso dall’epoca dei fatti, che risalgono alla prima metà degli anni ‘90, ha portato alla cancellazione per prescrizione di molti dei reati di falso e corruzione.
Secondo la tesi dell’accusa i titolari delle autoscuole non avrebbero avuto altra scelta che pagare gli esaminatori, per non subire troppe bocciature, cosa che avrebbe pregiudicato il gradimento degli «studenti». Le condanne a 4 anni sono state proposte per gli esaminatori Agostino Alaimo, Gioacchino Calandrino, Santo Carollo, Rosario Chimenti; tre anni per Rosario Fricano, Tommaso Galante, Giovanni Porcaro, Annamaria Riso, Pasqualina Spanò, Antonina Dioguardi; due anni e cinque mesi per Giuseppe Basile. (AGI)

TANGENTI SANITA’, SIRCHIA: RINVIANDO ANTIFUMO MI SAREI ARRICCHITO
Milano, 20 nov.(Apcom) - “Se avessi voluto arricchirmi a dismisura mi sarebbe bastato rinviare di sei mesi l’entrata in vigore della norma antifumo perché in questo modo le multinazionali delle sigarette mi avrebbero ricoperto d’oro”. Lo ha detto l’ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia, in sede di dichiarazioni spontanee davanti al Gup milanese Curani, nell’udienza che lo vede imputato di corruzione e appropriazione indebita.
Sirchia ha spiegato che i soldi ricevuti vanno ricondotti ad attività di consulenze regolari e a interventi in congressi scientifici.

Ucraina, multa di 50 euro pert corruzione al Ministro Interni!
Roma, 20 nov. (Apcom) - Il tribunale ucraino di Pechersky ha multato il ministro degli interni Yury Lutsenko per corruzione. Il giudice Inna Otrosh ha dichiarato Lutsentko responsabile e per questo soggetto a un’ammenda di 340 hryvni (poco più di 50 euro). Ma la responsabilità del ministro è soltanto di tipo amministrativo, e non finanziario. Lo riporta l’agenzia di stampa Interfax. In precedenza il vice Procuratore Generale Kuzmyn aveva annunciato che era stato aperto contro Lutsenko un caso per abuso di potere. Il tutto legato a seri problemi di corruzione all’interno delle forze dell’ordine, che avrebbero portato anche all’omicidio del colonello Roman Yerokhin,scrive Interfax. Lutsenko ha detto che ricorrerà in appello.

Alto Commissario da Mancino, vice presidente Csm
ROMA, 20 nov - Studiare nuove modalità di collaborazione tra l’Alto Commissario anticorruzione e la magistratura. E’ questo l’obiettivo della visita di domani, a Palazzo dei Marescialli, dell’Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione, Gianfranco Tatozzi, che verra’ ricevuto dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino. L’incontro - si legge in una nota dell’Alto Commissariato - nasce dall’esigenza di nuove forme di collaborazione per permettere all’Anticorruzione di ‘’avere in tempo reale informazioni a carattere generale e poter intervenire tempestivamente in chiave preventiva sulle criticita’ normative e organizzative che rientrano nelle competenze dell’Alto Commissario'’. (ANSA).

22MLN SEQUESTRATI DIMENTICATE AI TANGENTISTI DI MANI PULITE
(ANSA) - ROMA, 7 nov - Il ministro della Giustizia dara’ disposizione al suo ispettorato di compiere ‘’accertamenti'’ sulle somme dimenticate dopo essere state depositati sui conti aperti presso la banca interna del Palazzo di Giustizia di Milano. ‘’Si tratta di milioni di euro abbandonati per incuria. E di certo la responsabilita’ non e’ mia'’, ha detto il Guardasigilli nel corso della trasmissione ‘Ballaro'’. La circostanza che oltre 22 milioni di euro, per lo piu’ frutto di tangenti e sequestrato durante l’inchiesta Mani Pulite, non siano stati ancora recuperati dallo Stato e’ stata denunciata domenica scorsa dalla trasmissione ‘Report’. Mastella esclude che si tratti di responsabilita’ dei
magistrati: ‘’Credo che siano fatti di natura amministrativa - ha detto - visto anche che il dottor Greco ha formulato delle proposte in proposito. Comunque, i soldi poi vanno a Padoa Schioppa, e non a me'’. (ANSA).

SOLO OGGI SENTENZA PRIMO GRADO PER LAVORI DI ITALIA ‘90.
(ANSA) - NAPOLI, 3 NOV - Assoluzioni e prescrizioni per tutti gli imputati del processo sulle presunte tangenti versate per la ristrutturazione dello stadio San Paolo di Napoli. La sentenza che ha messo fine al processo di primo grado, iniziato nel 1995, e’ stata emessa stasera dalla prima sezione del Tribunale di Napoli (presidente Adriano D’Ottavio). Le accuse contestate, per la gran parte delle quali il pm aveva chiesto l’applicazione della prescrizione, vanno dalla concussione (poi per tutti derubricata in corruzione), alla truffa e all’abuso di ufficio. L’inchiesta sugli appalti dei Mondiali del ‘90 fu tra le piu’ importanti avviate dalla procura di Napoli sulla cosiddetta tangentopoli. La prescrizione e’ stata dichiarata per l’ex assessore Dc Aldo Perrotta, l’ex consigliere comunale Pri Vincenzo Molisso, l’ex assessore regionale Dc Aldo Boffa, l’ex consigliere comunale Dc Diego Tesorone, l’ex assessore Ds Luigi Manco, l’ex consigliere. Assoluzioni per l’ex sindaco Psi Pietro Lezzi, l’ex assessore Dc Giovanni Della Corte, l’ex consigliere comunale del Msi Amedeo Laboccetta, l’ex subcommissario Francesco Gagliardi, l’ingegnere Gaetano Perrella, il direttore dei lavori Marcello Picone, l’ex segretario comunale Arcadio Martino, l’ex ragioniere capo del comune Dario Bassolino, gli imprenditorie Domenico Freda e Salvatore Paliotto. Il Tribunale ha accolto le richieste degli avvocati Arturo Frojo, Alfonso Furgiuele, Alfredo Sorge, Clemente Biondi, Salvatore Pane, Sebastiano Fusco, Ester Siracusa, Valerio De Martino, Giampiero Anelli e Pasquale Coppola.(ANSA).

Istantanea di una settimana all’italiana

9 novembre
Roma : arrestato l’ex direttore generale dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, Antonio Palumbo, con l’accusa di peculato. L’inchiesta della procura di Roma sulla gestione delle Asl capitoline ha portato a numerosi arresti tra i quali quello dell’ ex assessore regionale ai Trasporti della Regione Lazio Giulio Gargano.

10 novembre

Vibo Valentia: arrestata Patrizia Pasquin, 52 anni, presidente della sezione civile del tribunale di Vibo Valentia, su ordine della Procura antimafia di Salerno. Al giudice vengono contestati i reati di corruzione semplice, corruzione in atti giudiziari, falso, truffa e abuso.Insieme alla Pasquin sono stati arrestati un’ imprenditrice, un geometra dell’ufficio tecnico del Comune di Parghelia e un imprenditore vicino alla cosca Mancuso. Sono 33 gli indagati nell’inchiesta, tra questi anche l’ex governatore della Calabria Giuseppe Chiaravalloti e due magistrati, Michele Sirgiovanni e Francesca Romano del tribunale di Vibo Valentia e il sindaco di Parghelia.

Crotone: la procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha notificato 21 avvisi di garanzia e sequestrato 146 conti correnti bancari e postali, cassette di sicurezza e quote societarie per un valore complessivo di 7 milioni di euro, nell’ambito di una operazione contro la criminalità organizzata che si sarebbe accaparrata circa 28 milioni di euro di contributi pubblici.L’inchiesta, nella quale sono coinvolti anche il capo Ufficio tecnico del Comune di Isola Capo Rizzuto, accusato di corruzione e il parroco della chiesa di Santa Chiara di Crotone, tocca altre sette regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia.

Monza: aperta un’inchiesta con l’accusa di riciclaggio nei confronti di Primarosa Battistella, vedova del finanziere Nino Rovelli, il titolare della Sir. L’inchiesta riguarda 500 miliardi di lire (circa 250 milioni di euro) che la vedova Rovelli avrebbe riciclato. Quei soldi sarebbero provenienti da un fatto di corruzione, quello per cui i suoi coimputati nel processo milanese Imi-Sir sono stati condannati (lei invece venne assolta) e il figlio Felice Rovelli ottenne il proscioglimento per prescrizione.

13 novembre

Udine: 11 arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’ inchiesta su presunti maltrattamenti ad anziani nella casa di riposo ‘’Umberto Primo'’ di Latisana (Udine). I reati ipotizzati nelle ordinanze variano dai maltrattamenti alle lesioni personali, al sequestro di persona, all’ abbandono di persone incapaci non autosufficienti, alla corruzione, alla truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Altri reati ipotizzati sono falso materiale e ideologico commessa da pubblico ufficiale, produzione di false prescrizioni di farmaci, peculato e abuso di ufficio.

Milano: il pm Lucilla Tontodonati ha chiesto il rinvio a giudizio per una trentina di persone, tra cui venti poliziotti, accusati di aver costituito tra il 2002 e il 2005, un’associazione per delinquere finalizzato al peculato, al falso in atto pubblico, al furto e alle perquisizioni illegittime, alla corruzione e alla detenzione e spaccio di droga, alla detenzione illegale di armi da guerra.
Nell’ambito di quest’indagine, furono arrestati, nel gennaio scorso, otto poliziotti appartenenti al gruppo delle ‘Volantì e alle scorte della Questura di Milano.

Perugia: si è aperto ed è stato subito rinviato il processo a 42 imputati rinviati a giudizio, a vario titolo, al termine dell’inchiesta su un presunto giro di tangenti per l’assegnazione di lavori per
grandi opere dalla seconda metà degli anni Ottanta alla metà dei Novanta.I legali degli imputati della cosiddetta Tangentopoli Due ritengono già prescritti o coperti dall’indulto la quasi totalità dei reati contestati.

Pescara: chiedevano una tangente del 5% sugli appalti per le fogne. Sono finiti in carcere il sindaco di Montesilvano Enzo Cantagallo, l’assessore alle Finanze Paolo Di Blasio, il capo di gabinetto del Comune Lamberto Di Pentima e un’imprenditore. Ai domiciliari sono stati posti il figlio dell’imprenditore e un geometra dell’ufficio tecnico comunale. Sindaco e assessore dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione aggravata e calunnia, tutti gli altri di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione aggravata, calunnia e favoreggiamento personale.

BARTOLOZZI (FI) SARA’ PROCESSATO PER TRUFFA ALLA UE
(ANSA) - BARI, 13 MAR - Il gup del tribunale di Bari Marco Guida ha rinviato a giudizio l’ex parlamentare europeo Paolo Bartolozzi (Fi), ora vicepresidente del Consiglio della Regione Toscana. Bartolozzi sara’ processato per associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’Ue, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per due episodi di corruzione.
Il dibattimento comincera’ il 28 maggio prossimo dinanzi al tribunale di Foggia dove compariranno altri imputati coinvolti nell’indagine e accusati anche di associazione mafiosa. Per truffa ai danni dello Stato e’ stato rinviato a giudizio oggi anche l’imprenditore del foggiano Rosario Marrone. Sia Bartolozzi sia Marrone sono imputati nello stralcio di un procedimento che inizialmente era a carico di 41 persone (meta’ delle quali saranno processate dal gup Guida con riti alternativi) per le quali la Dda di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio al termine dell’inchiesta sui finanziamenti concessi dal ministero delle Attivita’ produttive alla societa’ finanziaria Soficoop. I fatti contestati fanno riferimento al 2002-2004: per quattro delle cinque societa’ coinvolte nell’indagine e’ gia’ stato disposto il rinvio a giudizio.
L’inchiesta riguarda una presunta associazione finalizzata alla truffa per il conseguimento di finanziamenti pubblici, alla corruzione, all’abuso e alla rivelazione dei segreti d’ufficio, reati finalizzati ad agevolare gli interessi della Soficoop - attiva nell’erogazione di fondi della cosiddetta legge Marcora sui finanziamenti alle cooperative per l’occupazione

Potenza, un arresto a >Potenza per truffa alla Ue
(AGI) - Potenza, 6 ago. - Campi dichiarati incolti ma coltivati, poderi riconvertiti ad inesistenti colture biologiche, grazie a false attestazioni per poter assegnare ai proprietari contributi europei. Un presunto sistema illecito e ramificato in Basilicata su cui ha indagato il sostituto procuratore di Potenza Henry John Woodcock, che ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per un dirigente della Regione e la sospensione dal servizio per altri otto dipendenti. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere alla concussione, al falso in atto pubblico ed alla truffa aggravata. Secondo la ricostruzione degli inquirenti le domande degli agricoltori per ottenere i sussidi (fino a 100 mila euro) venivano approvate senza alcun controllo sul posto. I vantaggi per i funzionari sarebbero stati di tipo economico, ma anche beni in natura. Con questo sistema sarebbero stati concessi contributi non dovuti per circa due mln di euro.
(ANSA) - POTENZA, 6 AGO - Un funzionario pubblico e’ da stamani agli arresti domiciliari e altri otto sono stati sospesi dall’incarico nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, su una presunta truffa - per due milioni di euro - ai danni dell’Unione Europea, che ha erogato contributi non dovuti ad aziende agricole della provincia di Potenza. L’arresto e la sospensione dagli incarichi sono stati decisi dal gip del capoluogo lucano, Gerardina Romaniello, con un’ordinanza eseguita dai Carabinieri. Le indagini coordinate da Woodcock sono durate circa un anno: le accuse agli indagati, che sono in totale 30, sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere, falso in atto pubblico e truffa aggravata.
La persona agli arresti domiciliari e’ un ex dirigente dell’Arbea, l’azieda lucana per le erogazioni in agricoltura; le otto persone sospese dall’incarico sono dirigenti e ispettori del dipartimento agricoltura della Regione Basilicata e dirigenti e funzionari dell’Arbea. Il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di sette imprese agricole, la maggior parte delle quali con sede in Val d’ Agri. I Carabinieri hanno accertato che era stato creato un ‘’sistema per falsificare le pratiche'’ e poterle cosi’ liquidare, cioe’ ottenere contributi comunitari, in alcuni casi in cambio di denaro o altri favori.(ANSA).

TRUFFA ASL: FUNZIONARIO INFEDELE VERSI 8 MLN DI EURO
“Somme stornate da bilancio mai ritrovate” Roma, 3 ago. (Apcom) - Una provvisionale immediatamente esecutiva di quasi 7 milioni e mezzo di euro a beneficio dell’Asl Rm C più altri 210.671,52 euro per l’Asl Rm B. La III sezione della Corte d’appello di Roma ha, sì, concesso un sconto di pena per un ex funzionario del Servizio sanitario regionale infedele, ma gli anche imposto un maxi risarcimento. E così Paolo Ippopotami, più volte raggiunto da ordinanze di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulla truffa alle Asl del Lazio, ha beneficiato di uno sconto di pena di dodici mesi, ottenendo alla fine una condanna a 5 anni e 4 mesi. In primo grado Ippopotami era stato condannato con rito abbreviato, nel luglio dello scorso anno, dal gup Maria Teresa Covatta. Ippopotami, insieme ad altri, sarebbe responsabile di una lunga serie di falsi mandati di pagamento alle Asl per decine di milioni di euro. Insieme con lui erano stati inflitti 7 anni a Mario Celotto, l’ex direttore amministrativo dell’Asl Rm/B ed Rm/C, 3 anni e 4 mesi a Massimiliano Berardi (legale rappresentante della ‘Thill Italia’ ed ex genero di Ippopotami) e ad Alessandro Visca (responsabile legale della ‘2000 sas’ nonchè cognato di Celotto), e 2 anni e mezzo a Ferdinando D’Alise (amministratore unico della ‘Roma Carni’) per reati che, a seconda delle posizioni, andavano dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al falso, al riciclaggio e all’accesso abusivo a un sistema informatico.
Accogliendo la tesi dell’avvocato Gaetano Martini (che è parte civile per l’Asl Rm/C), i giudici d’appello spiegano: “Vi era la prova delle somme stornate dalle casse delle Asl e che quindi costituivano, dette somme, il parametro oggettivo (e nemmeno contestato da nessun imputato) del danno sicuramente provato e che quindi poteva essere oggetto di assegnazione di provvisionale immediatamente esecutiva, giustificata dalle condizioni personali degli imputati (nel caso, Ippopotami) che hanno già occultato i proventi del reato, dal momento che le indagini effettuate non hanno rinvenuto nella loro disponibilità quanto sottratto alle Asl”.
Novecento casi di corruzione nel partito comunista cinese
(ANSA) - PECHINO, 3 AGO_ Sono piu’ di novecento i casi di corruzione e di violazione disciplinari scoperti all’interno del Partito Comunista Cinese. A rivelarlo e’ Gan Yisheng, della Commissione Centrale per l’Ispezione Discplinare del Partito Comunista Cinese che ha condotto, a partire del 2003, un’ispezione a livello nazionale. I presunti colpevoli dovranno rispondere delle loro azioni davanti a un giudice. Anche piu’ di mille funzionari dello stesso livello sono stati accusati di corruzione. ‘’Ogni ispezione - spiega Gan - era guidata da un funzionario ministeriale e si occupava di un posto per circa due o tre mesi. I membri della commissione ispettiva hanno ascoltato un gran numero di funzionari locali e hanno istituito una mailbox o una linea diretta per avere il riscontro dei cittadini'’.
Gan precisa anche che i commissari ‘’non hanno fatto indagini sui vari casi, ma hanno presentato un rapporto di cio’ che hanno scoperto alla Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare'’. Gan precisa, infine, che i commissari hanno compiuto ispezioni anche su alcune banche d’affari e su imprese-chiave di proprieta’ statale. (ANSA)
Tangenti EniPower/EnelPower: l’accusa chiede il processo per 61 e dirigenti 24 società
(ANSA) - MILANO, 2 AGO - La Procura di Milano ha chiesto 85 rinvii a giudizio a conclusione dell’inchiesta, durata tre anni, sulle presunte tangenti pagate a ex dirigenti EnelPower e EniPower da alcune aziende per essere favorite nell’assegnazione di appalti, anche in Medio Oriente. Nel 2003 il mondo dell’energia fu messo sottosopra da undici arresti: tra questi, quello dell’ ex amministratore delegato di Enel produzione, Antonino Craparotta e dell’ex Ad di Enel Power, Luigi Giuffrida. I pm milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino hanno quindi operato una scrematura tra le 78 persone fisiche e le 30 societa’ che furono raggiunte dall’avviso di chiusura delle indagini nel luglio dell’anno scorso e hanno sensibilmente ridotto il numero di coloro per cui vogliono il processo: 61 persone fisiche e 24 societa’, iscritte nel registro degli indagati in base alla legge 231 del 2001, che impone alle aziende la costituzione di modelli organizzativi che prevengano gli illeciti. I passaggi illegali di denaro accertato furono 77 per un totale di 27,5 milioni di euro, mentre i reati contestati sono: associazione a delinquere, corruzione aggravata anche internazionale, appropriazione indebita, riciclaggio, ricettazione, falso in bilancio, emissione di fatture false e presentazioni di dichiarazione dei redditi fraudolenta. Stralciate, invece, le posizioni di Enelpower, Enipower e Snam Progetti, e questo potrebbe preludere a una richiesta di archiviazione. Gli indagati sono accusati di aver concordato con le aziende tangenti fino al 10% sugli appalti, in Italia e all’estero. Denaro che le societa’ pagatrici avrebbero tratto da disponibilita’ extra-contabili. Per questo erano stati predisposti conti off-shore, per effettuare versamenti estero su estero, oppure i pagamenti avvenivano attraverso falsi contratti di consulenza. ‘’E’ stato ritenuto che Enipower ed Enelpower fossero state vittime dei comportamenti di alcuni loro ex funzionari - ha spiegato uno dei legali delle due aziende, Mario Zanchetti - e, quindi, per loro potrebbe avvicinarsi l’archiviazione'’. (ANSA).

103 denunce a Foggia per truffa all’inps
Foggia, 1 ago. - (Adnkronos) - Truffa aggravata ai danni dell’Inps: è l’accusa nei confronti di 103 persone denunciate dalla Compagnia della Guardia di Finanza di San Severo, in provincia di Foggia, alla Procura della Repubblica del capoluogo dauno. Il raggiro veniva compiuto attraverso la fittizia disponibilità di terreni e la falsa assunzione di numerosi braccianti agricoli. I finanzieri hanno individuato 99 braccianti e un’azienda il cui titolare, senza avere potenzialità e struttura imprenditoriale, con l’intermediazione e la complicità del responsabile del Centro per l’Impiego e dietro compensi in denaro, dichiarava false giornate di lavoro da parte degli operai. L’imprenditore si avvaleva della collaborazione di altri professionisti incaricati di ritirare e di compilare i fogli dei registri di impresa all’Istituto di previdenza di Foggia. La truffa ammonta a 798 mila euro tra contributi non riscossi e indennità pagate.
Previdi Story: riassunto delle puntate precedenti.
È una storia giudiziaria infinita, ricca di colpi di scena e polemiche, quella vissuta da Cesare Previti, corsa di
pari passo con le sue glorie politiche. Poco prima del suo terzo mandato parlamentare tra gli scranni di Forza Italia, nel 2001, l’avvocato viene messo sotto inchiesta per la presunta corruzione dei giudici romani nel 1985, finalizzata a favorire la cordata di Barilla, Ferrero e Finivest contro la Cir, nell’ambito della vicenda Sme. Il 22 novembre 2003, in primo grado, Previti viene condannato a 5 anni di carcere.Una sentenza confermata in appello un anno dopo, ma entrambi i verdetti sono annullati, il 30 novembre 2006, dalla Cassazione perchè il Tribunale di Milano era, a giudizio della Suprema Corte, incompetente a istruire il procedimento. Gli atti vengono trasferiti a Perugia, ma la scure della prescrizione cadrà presto sulla vicenda, chiudendo almeno questo sipario, pochè i fatti contestati a Previti risalgono al 1991. Anno a cui risale una presunta dazione di 434mila dollari che, da un conto riconducibile alla Fininvest, sarebbero transitati su uno di Previti per approdare all’ex capo dei gip capitolini, Renato Squillante. Quanto alla vicenda processuale Imi - Sir/Lodo Mondadori, l’altro grande capitolo del romanzo giudiziario di Previti, il 29 aprile 2003 vede la sua condanna a 11 anni con l’accusa di aver concorso ad aggiustare a favore della Sir la controversia legale con l’Imi e a corrompere il giudice Vittorio Metta. Quest’ultimo intervenne nelle cause civili che portarono a un risarcimento di mille miliardi di lire alla famiglia Rovelli da parte dell’Imi e anullò il lodo arbitrale che assegnava a Carlo De Benedetti il pacchetto di azioni Mondadori della famiglia Formenton e, di fatto, il controllo del gruppo editoriale. Il 4 maggio 2006, la Cassazione fissa in maniera definitiva la pena a sei anni. Il giorno successivo, il parlamentare forzista si dimette dalla carica e si presenta al carcere di Rebibbia; dopo soli 5 giorni di carcere, ottiene gli arresti domiciliari, grazie anche alla legge ex Cirielli, in base alla quale non è prevista la detenzione negli istituti carcerari per gli ultra - settantenni, salvo eccezioni. L’avvocato viene affidato, per qualche tempo, al Centro Italiano di Solidarietà come consulente legale.
Dopo la condanna definitiva della Cassazione, il 13 luglio 2007, a un anno e sei mesi per la vicenda Mondadori, in continuazione coi sei anni per l’Imi- Sir, Previti è tornato ai domiciliari. La Suprema Corte cristallizza la verità giudiziaria per la quale Previti, insieme ad altri imputati, corruppe Metta nella sentenza che, il 14 gennaio 1991, dava la maggioranza della Mondadori a Berlusconi. (AGI) .

Patenti facili, arresti a Enna
(AGI) - Enna, 31 lug. - La polizia di Enna ha eseguito nella nottata numerosi arresti nei confronti di funzionari della Motorizzazione civile e titolari di autoscuole. Le accuse sono di associazione per delinquere concussione, corruzione, abuso di ufficio. L’operazione è stata battezzata «Novantaquattro» perchè questa è la percentuale delle persone promesse agli esami per il conseguimento della patente di guida, riportata dalle statistiche nazionali. Dopo che questa percentuale che è la più alta d’Italia è stata pubblicata con clamore dalla stampa nazionale le persone arrestate avrebbero deciso dio aumentare il numero di bocciati per allontanare i sospetti. Le indagini scolte dalla Digos e dalla squadra mobile di Enna hanno accertato che era sufficiente pagare somme di denaro per conseguire la patente, spesso senza nemmeno sostenere gli esami. (AGI).

Variantopoli: tutti a processo i tredici indagati
(ANSA) - AREZZO, 31 LUG - Tutti rinviati a giudizio i tredici indagati nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata ‘’Variantopoli'’ su una serie di presunti illeciti commessi nell’ambito della gestione delle varianti urbanistiche al Comune di Arezzo. Il gup Vincenzo Denaro, rigettando anche le ultime eccezioni di competenza territoriale, stamani ha accolto le richieste del pm Roberto Rossi e ha fissato la prima udienza per il prossimo 6 novembre. I tredici rinviati a giudizio, tra i quali figurano anche l’ex sindaco di Arezzo Luigi Lucherini, l’esponente di Forza Italia ed ex sottosegretario all’Ambiente Roberto Tortoli e il presidente dell’Arezzo calcio Piero Mancini, saranno chiamati a rispondere, a vario titolo, dei reati di corruzione, concussione, estorsione e abuso d’ufficio. Altri due indagati nell’inchiesta, Enzo Grilli, ex dirigente diessino, e Francesco Macri’, ex assessore al Comune in quota Alleanza nazionale, nel corso delle udienze passate hanno chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato, che si svolgera’ a ottobre. L’inchiesta, nata nel dicembre 2005, porto’ all’arresto dei vertici della commissione assetto del territorio del Comune e, in seguito, all’iscrizione nel registro degli indagati dell’allora sindaco Lucherini, del sottosegretario azzurro Tortoli, del presidente dell’Arezzo e di altri amministratori, politici e imprenditori.

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1 Commento a “Tangente blues, in diretta dal fronte della corruzione”

  1. Nardo Bonomi scrive:

    Caro Autore,
    Grazie per le informazioni raccolte.
    Sono un cittadino che ha subito le ritorsioni di un comune del Chianti per aver scritto contro la speculazione edilizia.
    Per una più facile lettura ti consiglio di mettere anche l’anno dei fatti
    Buon lavoro

    NB

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