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Archivio di Luglio 2007

Il verbale di Gianluca Paparesta:
“Sono una vittima del sistema Moggi
Bergamo e Pairetto, che scaricabarile”

Mercoledì 18 Luglio 2007

“Io vittima del sistema Moggi”

“La ragione del mio periodo di forzata inattività è imputabile al fatto che non ho garantito favori alla Juventus nella finale di coppa Italia 2004″. E’ uno dei passaggi della memoria difensiva presentata il 7 giugno da Gianluca Paparesta ai pm Beatrice e Narducci in merito al suo coinvolgimento in “Calciopoli”
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NAPOLI, 17 luglio 2007 - “Ero convinto, e lo sono tuttora, che la ragione del mio periodo di forzata inattività è imputabile proprio al fatto che io non ho garantito favori alla Juve in quella gara ed anzi, secondo qualcuno, l’ho danneggiata”. È il 7 giugno scorso quando l’arbitro Gianluca Paparesta si presenta spontaneamente ai pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci che lo hanno indagato dopo avergli attribuito la disponibilità di due delle schede sim segrete fornite dall’allora d.g. della Juve Luciano Moggi per conversazioni riservate.
SCHEDE SIM - In quel verbale - che era stato secretato dai magistrati e che ora è stato depositato dopo le 32 richieste di rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sugli illeciti nel calcio - Paparesta fornisce la sua versione dei fatti, negando favoritismi alla Juve e sostenendo che le schede, insieme ai telefonini, erano stati consegnati da Moggi non a lui ma a suo padre, Romeo Paparesta, ex arbitro, che chiedeva l’appoggio del dirigente bianconero per ottenere incarichi nel settore delle designazioni. Nello stesso tempo Paparesta punta l’indice contro il sistema di condizionamenti arbitrali, e in particolare contro i due designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto.
JUVE-LAZIO - L’interrogatorio di Paparesta, che pure ha negato ogni addebito, rappresenta per i pm una delle poche conferme all’ipotesi accusatoria che è giunta dall’interno del mondo arbitrale. L’arbitro barese si sofferma in primo luogo sulla finale di ritorno di coppa Italia Juventus-Lazio 2-2 del maggio 2004 al termine della quale gli fu contestato di non aver espulso il laziale Giannichedda. “Io percepii a fine gara - racconta Paparesta - che esisteva nei miei confronti un clima non benevolo da parte dei dirigenti juventini e credo anzi che quella mia direzione di gara, certamente non favorevole alla Juve, abbia determinato il fatto che proprio dopo quell’incontro io sia rimasto fermo per un mese circa prima di ritornare ad arbitrare una gara di serie B ovvero Atalanta-Salernitana a giugno. Non mi venne detto esplicitamente che la ragione del mio periodo di inattività era dovuto a questa circostanza, e quando chiesi conto a Paolo Bergamo perchè rimanevo inattivo, il designatore fece riferimento, in modo del tutto improprio in verità, al fatto che a fine gara io mi ero limitato a fare una battuta con un giornalista televisivo limitandomi a dire che il merito della mia prestazione positiva era imputabile soprattutto alla bravura dei calciatori. Bergamo mi contestò che io avevo rilasciato una vera e propria intervista non autorizzata, fatto questo certamente non vero, ed io replicai che, se ciò fosse stato vero, avrebbe dovuto procedere disciplinarmente e non invece estromettendomi di fatto dalla partecipazione alle gare del campionato di serie A e serie B”.
VAN DER ENDE - “A riprova del fatto che non esisteva un rapporto idilliaco tra me e i designatori - aggiunge Paparesta - ricordo ancora che nel luglio 2004 arbitrai un incontro Intertoto tra due squadre estere. L’osservatore della partita era l’olandese Van Der Ende, collega di Paolo Bergamo nella commissione Fifa. Nonostante l’incontro non avesse presentato alcun tipo di difficoltà dal punto di vista della conduzione di gara, inopinatamente l’osservatore olandese mi assegnò un punteggio al di sotto dell’8, ovvero 7,90, che significa non raggiungere la sufficienza. Quando chiesi a Pairetto la ragione del comportamento dell’osservatore, lui mi disse che l’olandese era un amico di Bergamo e che quindi dovevo comprendere: quando poi chiesi invece a Bergamo, questi mi disse l’esatto contrario, cioè che era un amico di Pairetto. In sostanza fecero uno scaricabarile l’uno addossando la colpa all’altro del fatto che l’osservatore mi aveva attribuito quel punteggio insufficiente”.


Lucarelli allo Shakhtar
per 12 milioni in 3 anni
“Ma non ho tradito Livorno”

Domenica 15 Luglio 2007

“Sono arrivato 4 anni fa per un miliardo delle vecchie lire, adesso vado via portandone al club 16. Questi soldi mi permetteranno di creare posti di lavoro”. Il progetto prevede una cooperativa al porto e un nuovo quotidiano livornese.

LIVORNO - Dodici milioni di euro in tre anni sono l’ingaggio che lo Shakhtar Donetsk pagherà a Cristiano Lucarelli, ex capitano del Livorno dove molti si sono sentiti traditi. Ma, grazie anche al denaro guadagnato in Ucraina, Lucarelli fonderà una cooperativa e aprirà un nuovo quotidiano livornese.
“Vado via, ma non ho messo la pistola alla testa di nessuno - ha dichiarato il bomber livornese - Lo Shakhtar mi ha acquistato per una cifra inferiore alla clausola di rescissione. Vuol dire che anche la società, giustamente, ha fatto le sue valutazioni, avrà pensato che per un giocatore che va per i 32 anni, 8 milioni fossero una cifra importante. Condivido in pieno questa scelta, sono arrivato 4 anni fa a Livorno per un miliardo delle vecchie lire, adesso vado via portandone al club ben 16″. Lucarelli non nasconde che l’offerta economica del club ucraino è stata fondamentale per la sua scelta. “Se per una volta ho accettato l’offerta di un’altra società - ha dichiarato l’ex capitano amaranto -, ci saranno stati anche altri motivi, oltre a quello economico. Non nego che i soldi sono stati la ragione principale del mio addio, perchè mi permettono di realizzare il mio sogno, ovvero quello di dare e creare del lavoro alla mia gente, di avere degli operai, non per sfruttarli ma per cercare di farli stare bene. Se poi qualcuno pensa che da parte mia ci sia un tradimento, una mancanza di rispetto, chiedo scusa, ma sia chiaro che non voglio comprare nessuno con questa conferenza stampa. Voglio solo salutare la gente che in questi anni mi ha voluto bene e alla quale ho dato tutto me stesso. Non ho lesinato una goccia di sudore per la maglia amaranto, ci sono stati momenti in cui il Livorno è stato davanti anche alla mia famiglia. Oggi non finisce il mio rapporto d’amore con il Livorno, oggi per me si rafforza”.


Immenso Pistorius, secondo a Roma
Onore al coraggio e alla forza
di un campione straordinario

Venerdì 13 Luglio 2007

di Xavier Jacobelli

David Beckham, Cristiano Lucarelli, Oscar Pistorius. A modo loro, hanno fatto scelte di vita. I primi due le hanno foderate di milioni, il terzo di coraggio. Beckham a Los Angeles consacra la metamorfosi planetaria del calcio in business con tanto di reality sulla Nbc, Hollywood che strizza l’occhio a lui e alla moglie, tempestivamente neorinata Spice Girl nonchè amica e vicina di casa a Beverly Hills di Tom Cruise e Katie Holmes. Un euro al secondo per cinque anni nelle tasche di David per rilanciare il calcio americano, impresa in cui all’epoca non riuscirono Pelè, Beckenbauer e Cruyff. Dodici centesimi al secondo per tre anni di fila a Lucarelli, chiamato in Ucraina dagli sfolgoranti progetti di grandezza del signor Rinat Akhmetov che domani inaugura il suo nuovo stadio e confessa di avere appena incominciato a divertirsi. Ventiseimilacinquecento euro costano, invece, le protesi di Oscar Pistorius che di sé dice: «Non sono una persona disabile. Sono semplicemente una persona senza gambe». E in quell’avverbio c’è tutto il coraggio, la dignità, la passione di un ragazzo straordinario la cui storia entusiasma il mondo. Ogni scelta ha un prezzo, soprattutto le scelte di vita. Beckham e la signora vivono da almeno dieci anni sotto l’assedio mediatico, ma lo sopportano benissimo al punto da sguazzarci senza timore monetizzando ogni sospiro. Lucarelli deve fare i conti con la rabbia e la delusione dei livornesi che hanno bombardato il suo sito con tutto il sarcasmo di cui solo sono capaci. A Pistorius, invece, stasera a Roma sono bastati 46 secondi e 90 centesimi per emozionarci e per entusiasmarci su quei 400 metri che ha rischiato addirittura di vincere. E pazienza se il tempo minimo per andare ai mondiali di Osaka è 45″95. E chissenefrega se la federazione atletica mondiale è recalcitrante all’idea che il sudafricano possa partecipare ai Giochi di Pechino insieme con gli atleti non bisognosi di protesi. Sono i burocrati che hanno bisogno di cervello. Pensate alla Rai: ha mandato in differita la corsa di Pistorius anzichè trasmetterla in diretta, magari dentro un tg, magari al posto della solita tiritera politichese. Senza vergogna.

Preziosi: Calciopoli?
Io avevo denunciato tutto
Per questo il Sistema
si è accanito contro di me

Venerdì 13 Luglio 2007

di GIULIO MOLA

Quando dodici anni fa Enrico Preziosi decise di entrare nel mondo calcio, forse si immaginava un mondo dorato e felice e ricco di soddisfazioni (è pur sempre riuscito a conquistare sette promozioni), ma anche qualche guaio in meno. Invece il destino si è divertito ad alternare momenti di grande esaltazione ad altri di forte depressione per il re dei giocattoli. Il quale, resistente come una roccia, va avanti. A dispetto di tutto e di tutti. Progetta un canale tv solo per i tifosi del Genoa, gli stessi che gli chiedono già oggi lo scudetto della stella.
Presidente, magari lei sarà pure entrato nel mondo del calcio per divertirsi, ma non è semplice gestire una squadra di calcio…
«E lo dice a me? Penso ci sia parecchia confusione sull’uomo Preziosi. Presi il Saronno quasi per hobby, riuscì a salire dai dilettanti ai playoff per la B, poi sono andato a Como dove ho ricevuto critiche e persino processi senza che fossi responsabile di quel che è accaduto…Per non parlare di quel che è accaduto al Genoa e che ha offeso la mia onorabilità».
D’accordo, ma ormai gli avversari la ricordano come l’uomo della valigetta…
.
Le motivazioni della nuova squalifica, rese pubbliche il giorno dopo la promozione, l’hanno disturbata?
«Nulla ha rovinato la mia gioia. Quello che non riesco a spiegarmi è perché continuino a esercitarsi in uno sport che non so dove li possa condurre…
«La Disciplinare la definisce una persona “sportivamente pericolosa”…
«Forse lo sono perché ho voglia di investire denaro. O forse perché rappresento una scheggia impazzita in un sistema dove non faccio parte di alcun consorzio e non ho protettori. Del resto ho troppe cose da fare, impiego il mio tempo in altra maniera. Ora che Pastorello diventerà presidente e io agirò nell’ombra forse vivrò più sereno».
Scusi, mica gliel’ha ordinato il medico di prendersi le squadre di calcio…
«Ha ragione. Infatti se tornassi indietro non rifarei tutto questo, anche perché nel calcio si entra per passione ma anche perché si è un po’ narcisisti. Ma gli errori sono stati fatti, e mi fa piacere sentire qualcuno che mi definisce il don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. Almeno ci provo perché ci credo, resto ancora un idealista e uno sportivo».
Lei è pure un personaggio scomodo…
«Lo ripeto, forse lo sono perché non ho correnti politiche che mi appoggiano, non sono iscritto ad associazioni e non sono uomo da salotto. Resta il fatto che la mia azienda (Giochi Preziosi, ndr) è la prima in Europa e la terza al mondo, ho duemila dipendenti che mi adorano, e sono ben felice di essere una persona importante che non fa parte di certe cordate e che non ha protezioni a destra o sinistra. Certo, contro di me è più facile scagliarsi…».
Quindi si sente più vittima che personaggio scomodo…
«Non lo so. Io reagisco, ma l’accanimento nei miei confronti dopo aver visto certe sentenze della giustizia sportiva è sotto gli occhi di tutti».
Lei che idea si è fatta di Calciopoli?
«E’ il risultato di un sistema che c’era da una vita e che io spiegai e illustrai quando decisi di mettere in vendita il Gioco del Calcio che di fatto rappresentava Calciopoli sotto ogni punto di vista. Io non sono sorpreso ora come non lo ero allora».
D’accordo, allora perché si è arrivati a tutto questo? Se si sapeva prima, si poteva anche parlare e fermare tutto…
«Guardi, non è semplice come crede. Non si possono imputare le colpe di questo sfascio alla Juventus o al Milan, o come ha fatto qualcuno al Genoa. Questo sistema si è sempre basato sulle complicità dove quasi tutti hanno un ruolo…Il problema è che dopo Genoa-Venezia sono stato accusato di associazione a delinquere dalla giustizia ordinaria senza una prova, e condannato ancor prima che iniziasse il processo dalla giustizia sportiva».
Erano i tempi in cui alla guida della Figc c’era Franco Carraro, la persona cui, assieme al generale Pappa, lei tolse pubblicamente il saluto dopo la promozione del Como…
«Parlo di Carraro e dico solo che il pesce puzza sempre dalla testa. Non si può pensare che Carraro abbia fatto bene alla luce di ciò che è emerso in calciopoli: o non ha controllato, o ha controllato male. Una volta mi disse che gli piaceva il potere, e quello è sempre stato il suo punto debole. Però non ha mai preso soldi, non ne aveva bisogno. Gli interessava solo la poltrona».
A proposito di potere: anche gli arbitri ne hanno sempre avuto parecchio, altro che sudditanza psicologica…
«C’è gente per bene e c’è gente disonesta, come in tutti i campi della vita».
Torniamo alla giustizia sportiva che emette sentenze anticipate…
«E’ stata e resta la pagina più nera di questa mia avventura calcistica. Ho sofferto molto, la giustizia va applicata con coscienza e non in maniera barbara. Se i processi in Italia vanno così capisco la disperazione di tanta gente. Perché fra quelli che ni hanno giudicato c’erano importanti esponenti della giustizia ordinaria».
Come le venne in mente di recuperare per terra certi bigliettini dove c’erano scritte frasi offensive e denigratorie nei suoi confronti?
«Fu un gesto istintivo, dettato dalla rabbia dopo aver visto sorrisini e allusioni fra i dieci componenti della commissione, a cominciare dal presidente. Dissi ai miei avvocati di rovistare fra i cestini, e trovammo quei fogliattini. Su uno c’era scritto: “Che faccia da scemo ha questo Preziosi…”».
Adesso è finito nei guai per la storia delle plusvalenze con il Como. Argomento d’attualità, visto quel che è successo a Milan e Inter…
«Tutto è partito da una denuncia dell’ex presidente del Bologna Gazzoni, ma una cosa deve essere chiara: nel calcio ci sono società di capitali, imprenditori che ci mettono l’anima e tanti soldi e tutto va gestito con la cultura d’impresa. Insomma, chi entra nel calcio deve per forza fare grandi sacrifici economici. Se il sistema calcio ha permesso certi artifizi non era certo per alterare i bilanci ma per andare incontro alle esigenze dei club che certe volte hanno tempi ristretti. Guardi che un presidente prima o poi i soldi li mette, e se mi parlate di anomalie di bilancio sono d’accordo, ma di falso proprio no. E poi, scusate, perché devono essere i periti a decidere di valutare il cartellino di un calciatore?»
Il fatto che la pratica fosse ricorrente e conosciuta da tutti non può però autorizzare certi trucchi…
«Le direi che ha ragione se solo esistesse una normativa specifica a tal proposito. Ma non c’è».
Cosa ne pensa di Galliani?
«Adriano è bravo, conosce bene il calcio ed ha pagato qualche eccesso non suo. Ma è sprecato che sia andato via dalla Lega».
Ha mai fatto affari con lui?
«Con lui ho cercato. Pensi, che ai tempi del Como gli avevo offerto Zambrotta. Poi Milito, che adesso è il capocannoniere della Liga. Mesi fa gli chiesi se gli interessava Criscito, ma mi disse di no…».
A Galliani aggiungo Della Valle, Moratti, Moggi, Gaucci, Lotito, Sensi e Zamparini. Ci faccia il nome di un amico e di un nemico, se vuole…
«Un amico è proprio Galliani. Nemici penso e spero di non averne, diciamo che ho avuto parecchi contrasti con Della Valle».
In serie A è meglio trovarsi qualche alleato. O comunque andare d’accordo con tutti…
«Vado avanti per la mia strada, ci attende un torneo difficilissimo ma a me piacciono le cose toste».
Farà investimenti folli?
«Se lei intende dire che prendiamo Recoba dico che non serve ingagiare giocatori che arrivano da grandi squadre e hanno la pancia gonfia. Puntiamo su giovani di valore, magari su qualche argentino. Federico Pastorello è in Sudamerica apposta. L’obiettivo? Nessun proclama, andiamo in serie A per restarci. E’ una promessa che faccio ai tifosi, così come ho rispettato l’impegno quando, dopo la retrocessione in C, dissi che non avrei mollato. Chi mi dileggiava ha capito che sono uno che sa fare cose importanti anche in questo mondo. E che mantengo la parola».

I pm di Napoli: Calciopoli non è finita
Che delusione la giustizia sportiva
Ci sono altre 15 partite, compresa Juve-Milan 0-0

Giovedì 12 Luglio 2007

NAPOLI - (Ansa) ‘’La delusione e lo scetticismo per le istituzioni sportive credo sia generale. Alcuni risultati erano stati raggiunti nella sentenza di primo grado, poi sono stati annacquati fino agli arbitrati, avvantaggiati da un clima che in Italia muta facilmente: o forcaioli o lassisti. Il garantismo e’ un’altra cosa'’. Cosi’ il pm di Napoli Filippo Beatrice titolare dell’inchiesta su calciopoli insieme con il collega Giuseppe Narducci in un’intervista che i due magistrati hanno rilasciato all’ ‘’Espresso'’ e di cui il settimanale ha diffuso oggi un’anticipazione. Il pm e’ convinto inoltre che il cosiddetto sistema Moggi abbia falsato piu’ campionati, oltre quello 2004-2005 al centro dell’inchiesta: ‘’E’ evidente che e’ cosi’. Ci sono fatti che fanno capire che le cose non siano nate certo nell’autunno 2004.
Occorreva pero’ la collaborazione delle persone che non c’e’ stata'’. Il mondo del calcio e’ cosi’ marcio? ‘’Non e’ molto diverso dall’Italia, riflette una serie di meschinita’ del paese'’, ha risposto il magistrato. E Narducci ha sottolineato che il calcio ‘’andrebbe rifondato'’. ‘’Guido Rossi - ha affermato - e’ durato troppo poco. Del resto dopo la politica e l’imprenditoria
restavano i santuari del calcio'’. I pm hanno ipotizzano sviluppi anche sul piano della giustizia sportiva: ‘’Le ultime carte che abbiamo inviato all’ ufficio di
Francesco Saverio Borrelli sono quelle del secondo avviso di chiusura delle indagini e contengono 15 nuove partite, tra cui Juve-Milan 0-0. Anche queste carte configurano gravi ipotesi di illeciti. Non si puo’ dire ancora l’ultima parola'’, ha detto
Beatrice. I pm della procura di Napoli si sono anche soffermati sui
commenti alle sentenze sportive fatti da magistrati che si sono occupati della vicenda. ‘’Subito dopo la sentenza di secondo grado - ha ricordato Narducci - mi colpi’ l’intervista a Mario Serio, componente del collegio, che spiegava perche’ la Caf aveva
ridotto le sanzioni di primo grado. Se fosse stata rilasciata da un qualsiasi giudice ordinario avrebbe comportato iniziative anche gravi. Valutazioni dell’illecito sportivo sopravanzate da altre di ordine generale: gli umori dell’opinione pubblica, l’auspicio di provvedimenti di clemenza, la partecipazione dell’Italia ai Mondiali. Non scherziamo, giudici ordinari,
amministrativi, sportivi: tutti dobbiamo avere l’assoluta certezza che i magistrati chiamati a giudicare lo facciano sulla base rigorosa dei fatti e non di elementi al di fuori del processo. Invece certi commenti post sentenza, anche quelli del presidente della Corte federale Piero Sandulli, mi hanno inquietato'’.