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Archivio di Novembre 2007


Fra Kakà e Berlusconi
chi poserà nudo per Adriano?

Giovedì 22 Novembre 2007

tratto da www.francorossi.com

di Franco Rossi

Nora Hardwick è un’anziana signora inglese che per aiutare la sua squadra (amatoriale) in difficoltà (Ancaster Athletic) ha posato nuda per un calendario. Ha dichiarato al “Sun”: “ Ho bevuto un liquorino prima di spogliarmi…, ma dovevo farlo per il bene della mia squadra del cuore….” La centenaria ha posato nuda con la sola sciarpa della sua squadra a …fasciarle il seno, mentre Adriano ha posato con la maglia del San Paolo prima della conferenza stampa nella quale ha detto le solite cose: non c’entra l’Inter, è solo colpa mia, prometto che tornerò ad essere quello di prima.

Se la signora Hardwick per il bene dell’Athletic ha posato nuda, chi farà altrettanto per il bene di Adriano, visto che il bene dell’Inter (fortunatamente) non dipende dal brasiliano?

Poserà nudo Kakà che al Corriere della Sera ha detto di volersi ridurre lo stipendio pur di continuare a giocare nel Milan (ma non poteva dirlo a Galliani che sta impazzendo per fargliene uno ancora più faraonico di quello dell’anno scorso?) o sotto i riflettori andrà Cribari che ha già lanciato il grido d’allarme: Adriano potrebbe fare una brutta fine?

Magari sarà Berlusconi a posare nudo visto che spesso ha dichiarato che Adriano resta uno dei più grandi attaccanti del mondo e che lo vorrebbe con la maglia del Milan?

O sarà Julio Cesar che è arcisicuro di rivederlo con la maglia della Seleçao e che potrebbe dare veramente una mano al suo ex compagno di nazionale?

Tutti smaniosi di aiutare Adriano, in una gara di solidarietà che non si vedeva dal tempo in cui mezzo mondo si sollevò per quattro balene bianche che erano rimaste bloccate nei ghiacci dell’Artide.

La conferenza stampa di Adriano a San Paolo è stata variamente commentata dalla stampa di ogni dove, la stessa stampa che ieri lo vedeva in partenza per Londra, destinazione Arsenal, per Manchester, che oggi lo vede con la maglia del San Paolo o del Flamengo e che domani lo rifilerà al Werder Brema o al QPR di Briatore.

Ma la stessa Gazzetta dello Sport, uno dei giornali che sul mercato di Adriano ha scritto di più, oggi rivela: Adriano a San Paolo per il suo recupero avrà a disposizione quattro fisioterapisti, un fisiologo, un nutrizionista e due preparatori atletici.

E uno così, uno che ha bisogno di otto specialisti per rimettersi a posto, tra un mese e mezzo sarà in grado di giocare?
Come direbbe Totò: ma ci faccia il piacere…


Le inquietanti amnesie del prof.Rossi

Mercoledì 21 Novembre 2007

di Xavier Jacobelli

Strano Paese, il nostro. Sino alle 18, ora italiana, di sabato scorso, per i più Roberto Donadoni era un ct incapace, inesperto e raccomandato. Il battaglione dei detrattori aveva già preparato i coccodrilli di congedo e gli epinici per il ritorno di Lippi. Poi la Nazionale ha travolto la Scozia, ha dato spettacolo a Modena, ha stravinto il girone (qualcuno sa dove si sia sotterrato Domenech?) e c’è un nuovo tam tam: quando firma il nuovo contratto il ct? Che continua a comportarsi da uomo con la schiena dritta: non aveva piagnucolato se lo contestavano, non ha infierito quando ha trionfato, si rimette alle decisioni della Federcalcio, conscio che i risultati parlano per lui e pure Abete lo sa. Non è finita. Dopo mesi di silenzio, torna alla ribalta il prof. Guido Rossi, commissario della Federcalcio dal 16 maggio 2006 al 19 settembre 2006, quando è tornato alla presidenza di Telecom. Se non fosse stato per la fermezza di Petrucci, sarebbe pure rimasto in Federazione, incurante del gigantesco conflitto d’interessi di un commissario al tempo stesso anche sponsor del campionato e della Coppa Italia. Quale postiglione della diligenza di Donadoni, presa d’assalto in queste ore, Rossi ha ricordato che il ct l’ha scelto lui (e Albertini?), che nel calcio non è cambiato nulla né a livello di giustizia sportiva né di violenza negli stadi. Rossi accusa inquietanti amnesie. Vogliamo parlare dei processi farsa, celebrati a tempo di record per sottostare al diktat dell’Uefa, dei sei gradi di giudizio che hanno talmente stravolto i verdetti finali da impedirci di capire chi abbia davvero sbagliato e come? E le attese di pulizia totale tradite da Rossi? Vogliamo dire dell’assordante silenzio di Rossi che a Berlino non fiatò quando Blatter non premiò gli azzurri? E l’indecente squalifica inflitta dalla Fifa a Materazzi equiparato a Zidane, senza che Rossi protestasse? E chi ce l’ha tenuto Carraro all’Uefa e alla Fifa, Babbo Natale? Una cosa buona comunque, Rossi l’ha fatta: andato via lui, è arrivato Pancalli. Peccato non sia rimasto.


Riecco Guido Rossi: “Donadoni l’ho scelto io
Ora saltano tutti sul suo carro
Calciopoli e la violenza negli stadi?
In Italia non cambia mai nulla”

Martedì 20 Novembre 2007

PALERMO - Se Roberto Donadoni è sulla panchina della Nazionale azzurra, il merito è
di Demetrio Albertini e di Guido Rossi. L’ex commissario straordinario della Figc non esitò ad ingaggiare l’attuale ct quando il suo vice, Albertini, glielo propose per il dopo Lippi. In molti lo criticarono, adesso che Donadoni ha portato l’Italia agli Europei, Rossi si gusta la sua rivincita. «È una persona onesta, un grande manager, un capo-progetto - spiega Rossi in un’intervista al Corriere dello Sport e a Repubblica - L’ho sentito dopo la partita, è stato molto affettuoso, quasi mi dedicava la vittoria in Scozia. Gli ho detto che è tutto merito
suo, delle sue grandi capacità tecniche e di come è stato capace di affrontare tante difficoltà». Rossi rivela di sentire ancora qualche azzurro («Cannavaro, Buffon, Lippi, persone vere e capaci») e poi continua ad elogiare Donadoni. «Il suo successo testimonia la competenza che batte l’appartenenza, ha vintouno bravo - continua Rossi -, chiamato a svolgere un compito perchè capace e non perchè appartenesse ad ungruppo. Il contrario di quello che accade ovunque in Italia». Rossi poi spiega come nacque la scelta di Donadoni.
«C’era l’ombra di Lippi, sostituire un tecnico così non era facile. Serviva una persona capace e che rispondessesolo a se stesso. E per questo lo hanno sempre duramente attaccato. Non aveva padrini e padroni. Bergamasco duro, serio, umile, senza spocchia. Mi piacque molto, era sereno e disse una cosa molto semplice e onesta: professore io posso cercare di farcela«. Una bella frase. Caratterialmente opposto a Lippi che ha più carisma
e più presunzione». Rossi torna sulla qualificazione ad Euro2008 ottenuta da Donadoni. «Sono davvero contento perchè queste soddisfazioni se le merita proprio. E se pensa alla diffidenza da cui era circondato…Abete nei momenti più difficili l’ha sempre ricordato: ‘mica l’ho scelto io. Poi, come al solito, adesso tutti salgono sul carro dei vincitori.
Successe la stessa cosa con Lippi. È la storia di questo Paese».
La sodisfazione di Rossi per la qualificazione ad Euro 2008, si trasforma in amarezza quqando si parla di calciopoli e di violenza negli stadi. «Circa un anno fa, dopo la morte dell’ispettore Raciti, i responsabili dello sport dissero: fermiamoci a riflettere. Un anno dopo dicono: fermiamoci a riflettere. La verità è che loro non sono proprio capaci di riflettere. Parlano così, giusto per dire qualcosa che colmi un vuoto, un silenzio. E poi si ricomincia daccapo. La verità è che nessuno, nel nostro Paese, riesce ad andare oltre alla logica, devastante,
dell’emergenza». E qui Rossi chiude collegandosi al suo addio alla Figc e a Calciopoli. «Passata l’emergenza, hanno rimesso ai loro posti tutti quelli che io avevo cacciato e che mai avrebbero dovuto rientrare».


La Curva dell’Atalanta chiusa sino al 31 marzo
Ruggeri: “Pena pesante, ma nessuna obiezione”
Ma il presidente del Taranto non ci sta:
dovevano dare lo 0-3 anche all’Atalanta

Martedì 20 Novembre 2007

BERGAMO - “Pena molto pesante ma dobbiamo combattere per cambiare le cose”. Ivan Ruggeri, presidente dell’Atalanta non ha “nessuna obiezione” sulla decisione del giudice sportivo di squalificare per quattro mesi (sino al 31 marzo) la curva dei sostenitori
bergamaschi in seguito ai disordini di domenica 11 novembre. “Il giudice giudice sportivo ha tirato le somme e non faccio nessuna obiezione sulla decisione che non voglio commentare”, ha detto il patron dei bergamaschi. “E’ una pena molto pesante e dobbiamo ringraziare chi ci ha messo in questa situazione”, ha aggiunto. “Rischi di ordine pubblico? Non mi riguarda più, non è di mia competenza e purtroppo non posso rispondere io su questo argomento. Dovrò badare alla mie cose - ha aggiunto Ruggeri - non a ciò che succede fuori. Mi auguro, però, che non accada nient’altro visto che è già successo abbastanza”. Tutta la società atalantina ha reagito con sdegno alla furia dei tifosi bergamaschi, stigmatizzando gli episodi diviolenza seguiti alla morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. “Non c’è un modello-Atalanta per affrontare queste situazioni - spiega Ruggeri - ma deve essere un modello di tutti. Denunciare certe situazioni è un dovere dei cittadini e delle società. Mi auguro che queste iniziative abbiano seguito da parte della Lega e di tutte le associazioni di categoria per cercare di cambiare qualcosa, perchè noi vogliamo cambiare e non siamo disposti
ad accettare ciò che è successo in passato”. Ruggeri auspica che il mondo del calcio faccia fronte comune: “Se rimarrò solo vuol dire che tutto ciò che èsuccesso ce lo siamo meritato. Non è pensabile rimane così senza far niente e accattare quello che è successo. Se a qualcuno va bene così vuol dire che non c’è la volontà di cambiare. Solo combattendo certe situazioni se ne viene a capo. Se stiamo in poltrona ad aspettare gli aventi non faremo mai niente e andrà sempre peggio”. Di tutt’altro parere Luigi Blasi, presidente del Taranto. «Vergognoso, semplicemente vergognoso»: ha dichiarato in un’intervista concessa a ‘Calciomercato.it’. «Non riesco a capire -prosegue il massimo dirigente del club rossoblù- come abbiano potuto comminare sanzioni tanto differenti a noi e all’Atalanta». La sconfitta per 0-3 a tavolino e le 4 giornate di squalifica (a fronte della ripetizione a porte chiuse diAtalanta-Milan) al presidente jonico proprio non vanno giù: «E per due motivi ben precisi. Innanzitutto non si possono giudicare con due pesi e due misure gli episodi, ma soprattutto va rivisto completamente l’istituto dellaresponsabilità oggettiva. Questa regola nasce negli anni Sessanta, per reprimere atti irregolari o violenti da parte di tesserati: ma io posso controllare dirigenti, staff tecnico e giocatori, come posso intervenire con
ventimila persone? Questo è compito di altri, visto che non sono io a gestire lo stadio, bensì il Comune, nè la
sicurezza, che come è ovvio spetta alle Forze di Polizia. Però quando si tratta di ‘pagarè invece tocca a me, a
noi presidenti…No, non è giusto». Per Blasi la soluzione per eliminare il problema della violenza negli stadi è semplice: «Lo stadio deve essere di proprietà delle società, così come avviene in Inghilterra, con evidenti benefici economici ma anche organizzativi, in termini di sicurezza. Anche in Gran Bretagna avevano il problema degli hooligans, ma lì la Thatcher ha adottato il pugno di ferro e in sei mesi ha risolto il problema. Come? Chi fa gazzarra allo stadio va in galera e lì rimane. In
Italia questo non è possibile. Se li immagina Abete o la Melandri che si prendono la briga di fermare tutto per
fare pulizia e poi ricominciare? Eppure certi interventi non sono più differibili, bisogna agire prima che tutto ci
sfugga di mano: io non accetto più di farmi dare 4 giornate per un ‘cretinò che spacca un vetro». Il presidente del Taranto aveva minacciato, giorni fà, di ritirare la squadra dal campionato di serie C1. La decisione del Giudice sportivo di oggi aumenta questa possibilità, come spiega lo stesso Blasi: «Se fino a ieri avevo un 50% di intenzioni di ritirare la squadra dal campionato, adesso sono arrivato al 70%. Cosa manca per arrivare al 100%? Il prossimo 26 novembre abbiamo l’assemblea di Lega.Dirò tante e tali cose che il presidente Macalli mi farà sbattere fuori e allora vorrà dire che siamo arrivati alla
fine. Non temo ripercussioni economiche -continua il presidente- perchè di soldi ne ho già persi tanti, e con 4 gare interne in campo neutro ne perderei anche di più: c’è la pubblicità che non mi verrà pagata, gli incassi scemeranno, e poi ho già speso 200.000 euro solo di verbali. Il nostro avvocato Chiacchio aveva presentato un ricorso che non è stato nemmeno
preso in considerazione, non so, a questo punto, perchè dovrei continuare. L’amore per il calcio? Potrebbe essere l’unico motivo, ma in Italia ti fanno passare anche la passione. Purtroppo dovremmo essere un punto di riferimento per il calcio Mondiale, ed invece sembriamo un Paese in via di sviluppo».


Una Grande Italia trionfa in Scozia
Donadoni firma il suo capolavoro
alla faccia di Abete, Matarrese e dei gufi

Sabato 17 Novembre 2007

di Xavier Jacobelli

E’ l’Italia più bella di Donadoni che ha firmato il suo capolavoro di ct. E’ l’Italia più bella che abbiamo mai visto in campo dopo la finale mondiale del 9 luglio 2006 a Berlino. E’ l’Italia che per la prima volta dopon avere vinto un mondiale si qualifica alla fase finale dell’Europeo. E’ l’Italia che volevamo: a Glasgow come a Berlino, ancora una volta ci ha riempiti di gioia. Ne avevamo bisogno, ne aveva bisogno il nostro calcio al termine di una settimana tremenda, listata a lutto dall’omicidio di Gabriele Sandri e dalle bestiali violenze dei criminali che il nostro calcio vogliono liquidare. Gli azzurri hanno ricordato al mondo chi sono i più forti e l’hanno fatto con una prestazione memorabile. Più forti di un arbitro piccolo piccolo, a nome Mejuto Gonzales, capace di annullare il gol regolare firmato Di Natale e di convalidare il gol segnato da Ferguson in fuorigioco. Più forte di una Federazione miope e di una Lega egoista che, in estate, si erano pervicacemente opposte a dare il via alla serie A all’inizio di agosto, come Donadoni e gli azzurri avevano espressamente richiesto per guadagnare tempo sulla preparazione. Bisogna ripeterlo oggi forte e chiaro per sturare le orecchie ai sordi riuniti attorno ad Abete e a Matarrese che, con quella cervellotica decisione, non avevano certo aiutato la Nazionale. Ma, ancora una volta, questa squadra ha trovato dentro di sè la forza e il carattere per superare ogni ostacolo, anche questa indomabile Scozia che dall’Italia è andata a lezione di calcio, ma all’Italia ha impartito una straordinaria lezione di civiltà sportiva e di correttezza in quel santuario dello sport che risponde al nome di Hampden Park. Adesso che si scatena la rincorsa degli ex gufi al carro di Donadoni, bisogna ricordare che un mese fa, dopo la Georgia, il signor Abete ebbe l’improntitudine di affermare pubblicamente che avrebbe cambiato ct se l’Italia avesse fallito in Scozia: all’anima dell’incoraggiamento al selezionatore nel momento decisivo del suo lavoro. Adesso che, grazie all’Italia, anche la Francia si è qualificata, bisogna ricordare all’arrogante Domenech che i campioni del mondo siamo noi. Lui è solo il vice. Anche per questo, se capiterà di nuovo a tiro nel giugno 2008, ci sarà ancora più gusto a ribatterlo.