Addio Liddas, grazie
per la lezione di calcio e di vita
di Giuseppe Tassi
Nils Liedholm era la faccia pulita del calcio. Quel soprannome Barone non era figlio del caso, ma dei suoi modi raffinati, del suo stile pacato, dell’ironia sottile che lo ha sorretto in ogni passaggio della vita. Innamorato del calcio e dei vini, questo svedese col cuore italiano ha passato gran parte dell’esistenza fra la tenuta di Cuccaro, nel Monferrato, e i campi da calcio.Nel suo buen retiro Nils smaltiva le tossine del pallone, per rituffarsi nella professione di allenatore ancora più forte e sereno, quasi impermeabile alle tensioni di un mondo nevrotico. Grande calciatore e poi tecnico di primo piano, Liddas (questo il vezzeggiativo coniato per lui dai tifosi del Milan) ha smentito la teoria secondo la quale un campione non può diventare un grande della panchina. Tra il ‘42 e il ‘49 vinse 4 scudetti con la maglia rossonera, era lui la mente del Gre-No-Li, l’indimenticabile trio svedese che fece sognare legioni di tifosi. Gren era la velocità, Nordhal la forza fisica, Liedholm l’idea, la lampadina che si accende. Già Barone con la palla fra i piedi, il grande Nils vinse anche la medaglia d’oro con la Svezia alle Olimpiadi del ‘48 e dieci anni dopo si arrese in finale al grande Brasile nel mondiale organizzato in casa. Lasciato l’agonismo a 39 anni, divenne allenatore nel 1963. E anche da tecnico si confermò un vincente. Portò allo scudetto il Milan di Albertosi, Collovati, Maldera, Bigon e Novellino nel 1979 e la Roma nel 1983. Quel successo nella capitale, dove nessuno era più riuscito a vincere il titolo dai tempi del regime fascista, resta l’impresa più bella del Barone. Liddas seppe coagulare intorno alla squadra la passione travolgente di una città intera. Era la Roma di Falcao e Ancelotti, del grande Di Bartolomei e del bomber Pruzzo, la Roma che fece sognare Antonello Venditti e una intera generazione di tifosi giallorossi. Nel più incendiario e scatenato degli ambienti, il Barone svedese seppe governare con calma olmpica e con suprema strategia. Le sue squadre erano avanti nel tempo, giocavano rigorosamente a zona, dispensavano scorci di gran calcio, erano brillanti e limpide come il loro creatore. Grazie, caro Liddas per la tua lezione di calcio e di vita. Non resterà scritta sulla sabbia.
5 Novembre 2007 alle 19:56
Si addio Liddas grande Barone, grazie per la lezione di calcio e di vita.
Per chi ti ha conosciuto, visto giocare e seguito nella tua carriera come me non c´é che ringraziarti con tutto il cuore, il tuo ricordo sará incancellabbile.
Crescenzo Montano
Barbro Montano
5 Novembre 2007 alle 20:03
6 Novembre 2007 alle 00:47
Vignetta in ricordo del Barone Nils:
www.panopticon.ilcannocchiale.it/
6 Novembre 2007 alle 09:55
con lui finisce per sempre la parte più nobile del calcio: come eravamo e come purtroppo non saremo più.
6 Novembre 2007 alle 12:42
Dopo l’avvocato Prisco se ne va l’ultimo personaggio che sapeva prendere il calcio con con la giusta ironia e autoironia rammentando a tutti che si tratta pur sempre di un gioco.
6 Novembre 2007 alle 14:50
penso che con la morte del Barone sia veramente finita la favola dolcissima del calcio.
Ha insegnato calcio come nesun altro, ha inventato l’ironia sana e pulita, ha reso grandi giocatori come conti, ancellotti, tassotti e falcao.
Ha cercato di insegnare le buone maniere a dirigenti, arbitri e giornalisti.Purtroppo non tutti lo hanno seguito.
9 Novembre 2007 alle 15:23
Ho conosciuto molti allenatori bravi e meno bravi. Due mi sono rimasti per la loro grande umanità e personalitaLIEDHOLM e BERNARDINI, il grande fuffo.