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Archivio di Agosto 2007

A Venezia un film su Facchetti
Moratti:due giorni prima che se ne andasse
sono rimasto con lui. Non aveva paura di morire

Venerdì 24 Agosto 2007

VENEZIA - Le Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia rendono omaggio a Giacinto Facchetti ad un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 4 settEmbre del 2006, con la proiezione nella sezione Spazio Aperto del documentario «Il Capitano» di Alberto D’Onofrio. Alla proiezione-evento che si terrà il 3 settembre alle 20.45 alla Villa degli Autori del Lido sarà presente anche il presidente dell’Inter Massimo Moratti. Il documentario di Alberto D’Onofrio, prodotto da Rai Educational per la serie di Giovanni Minoli “La Storia Siamo Noi”, ricostruisce con la testimonianza di amici, parenti, colleghi e giornalisti, la vita e la carriera di un atleta indimenticabile e straordinario, un esempio nello sport e nella vita. «Il capitano dei capitani», lo definisce il giornalista Marco Civoli; «Un
esempio che tutti i giocatori dovrebbero seguire» secondo Roberto Mancini, allenatore dell’Inter. «Un rivoluzionario nella storia del calcio» per il giornalista del ‘Corriere della Serà Fabio Monti; «Un guerriero leggendario di un calcio che non c’è più» per il
cantante e tifoso Enrico Ruggeri. Nel film Moratti ricorda così gli ultimi giorni del campione, stroncato da un cancro: «Due giorni prima sono rimasto da solo con lui per 20
minuti. Ti aspetti che il malato ti chieda -come mi vedi? Come sto? - e invece quasi voleva rispettare il mio di sentimento. Come se non avesse nessuna paura». Il documentario di D’Onofrio, attraverso interviste anche ai figli Barbara e Gianfelice, racconta carriera e vita di questo grande giocatore: dai primi calci ad un pallone all’oratorio di Treviglio al provino con la grande Inter di Helenio Herrera dei primi anni ‘60, dagli anni della Nazionale Italiana alla presidenza del club neroazzurro. Oltre alla proiezione-evento ufficiale del 3 settembre, «Il Capitano» passerà al Lido anche domenica 2 settembre nella Sala
Volpi alle ore 21. Il documentario andrà poi in onda a settembre su Raidue nell’ambito della serie di Giovanni Minoli ‘La Storia Siamo Noi’ di Rai Educational.

Chi ha mandato la Nazionale allo sbaraglio

Giovedì 23 Agosto 2007

di Xavier Jacobelli

Come volevasi dimostrare, la Nazionale campione del mondo è stata mandata allo sbaraglio a Budapest e ha preso tre sberle. Non solo e non soltanto per la simultanea assenza di Gattuso, Perrotta, De Rossi e Camoranesi; per il grave infortunio che dopo un solo tempo ha tolto di mezzo Materazzi; per il disastroso Cannavaro; per l’insistenza di Donadoni con un tridente che non si può permettere. Il ct ha commesso i suoi errori, ma, vivaddio, ha tempo e modo di rimediare, così come quegli azzurri che, al contrario degli ungheresi, hanno preso sottogamba il test dello stadio Puskas. Ma le spiegazioni sulla batosta magiara devono darle altri. Sono il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete; il presidente della Lega, Antonio Matarrese e i club che come un sol uomo hanno fissato al 26 agosto il via della A nonostante Donadoni e gli azzurri avessero ripetutamente chiesto almeno una settimana d’anticipo per accelerare la preparazione pensando alla Francia (8 settembre) e all’Ucraina (12 settembre). Anzichè difendere la Nazionale dalla protervia delle società, Abete si è inchinato a Matarrese, felice come una pasqua per avere salvato gli stucchevoli teletornei estivi dei club, autentica saga del nulla, peraltro scandita da una serie di figuracce internazionali. L’importante è monetizzare e chissenefrega della Nazionale. La serie A si è conclusa il 27 maggio e ricomincia il 25 agosto, con due anticipi. Nessuno in Europa si è fermato per tre mesi. Noi sì. L’8 settembre, a San Siro, i francesi avranno nelle gambe 9 turni di Ligue 1, gli azzurri due gare di serie A. Agosto è un mese maledetto per il Club Italia: nel 2002 le ha prese dalla Slovenia, nel 2004 dall’Islanda, nel 2006 dalla Croazia e nel 2007 dall’Ungheria. Dice Buffon: «Noi giocatori non contiamo nulla». Sarebbe bello se la prossima volta che Abete e Matarrese si presentano davanti a loro gli urlassero in faccia: «Ora basta». La Francia è vicina. Sommessa richiesta ai campioni del mondo: dopo avere battuto Domenech, perchè l’impresa è ancora possibile, buttino giù dal loro carro i pavoni che salgono solo quando l’Italia vince.

Materazzi operato a Pavia
L’intervento è riuscito
I medici: speriamo torni prima di Natale

Giovedì 23 Agosto 2007

PAVIA - Marco Materazzi è stato sottoposto ad un intervento di svuotamento dell’ematoma, evidenziato dagli esami eseguiti, per via endoscopica e sotto controllo ecografico». È quanto si legge in un comunicato apparso sul sito dell’Inter e che riguarda le condizioni del difensore nerazzurro, infortunatosi alla coscia destra ieri sera nel corso dell’amichevole tra Ungheria e Italia. Nella notte Materazzi era stato sottoposto a Ecodopler, ecografia muscolare e risonanza magnetica. L’intervento, durato circa un’ora, «ha avuto lo scopo di togliere l’ematoma senza ampie incisioni chirurgiche diminuendo la pressione all’interno della coscia in modo da evitare la necrosi muscolare
e quindi - conclude la nota - con i tempi che saranno stabiliti, attivare la rieducazione”.
I medici sperano che il giocatore possa rientrare in campo prima di Natale.
Marco Materazzi era stato ricoverato nella notte dopo essersi seriamente infortunato alla coscia destra ieri sera a Budapest. Di “serio versamento vascolare” aveva parlato il medico azzurro, il professor Andrea Ferretti. Materazzi allo scadere del primo tempo era caduto a terra con il peso di un avversario sulla gamba destra. Immediato il dolore. Talmente forte che nelle ore successive il difensore ha accusato anche un malore e conati di vomito. Si e’ pensato addirittura di non farlo salire sul charter che ha riportato la Nazionale in Italia e ricoverarlo a Budapest poi, dopo un consulto tra i medici azzurri e quelli dell’Inter, Materazzi e’ stato portato in aeroporto in ambulanza e ha viaggiato sull’aereo disteso sui sedili,con la borsa del ghiaccio e una bendatura rigida. Evidente la sua sofferenza.

Dopo la batosta in Ungheria
Donadoni torni al modulo di Lippi
E basta con gli esperimenti

Giovedì 23 Agosto 2007

di Enzo Bucchioni

Con la Francia dietro l’angolo e un posto agli Europei ancora da conquistare, non è questa l’Italia che ci voleva e (soprattutto) quella che ci vorrà tra due settimane. L’amichevole d’agosto è sempre scivolosa, a volte dannosa. La sconfitta contro una squadra minima come l’Ungheria conferma la tradizione negativa, ma va anche oltre fino a minare le poche certezze faticosamente costruite da Donadoni in un anno di lavoro. Tornano vecchi fantasmi, spuntano brutti presagi. La cattiva condizione atletica e la mancanza di ritmo-partita degli Azzurri hanno sicuramente una grande responsabilità in questo clamoroso crollo e confermano le perplessità sulla scelta della data di inizio del campionato italiano. Senza una gara vera nelle gambe, questi giocatori non potevano fare molto di più. E nelle prossime settimane sarà difficile trovare una condizione decente. Quello che sorprende e che deve preoccupare ancora di più è però la caduta verticale della personalità di una squadra che è pur sempre campione del mondo e che dovrebbe giocare con ben altra maturità e autorevolezza in qualsiasi condizione e in qualsiasi situazione. Molto dipende anche dall’assetto tattico e da alcune scelte di Donadoni che si ostina a schierare tre punte sguarnendo così il centrocampo e snaturando quel meraviglioso complesso che funzionava come un orologio. Il tridente è soltanto una bella utopia, in Nazionale serve un modulo più saggio e più utilitaristico. E deve giocare solo chi ha il carattere giusto. Rinunciare a De Rossi è incomprensibile, pensare che l’inesperto Quagliarella possa sempre ripetere gol casuali come quelli con la Lituania è un’ingenuità pagata a caro prezzo. Forse carissimo.

Preziosi: “Avrei voluto i milanisti a Marassi
Ma rispetto la decisione del Prefetto
Galliani? Non dimentico ciò che ha fatto per me”

Mercoledì 22 Agosto 2007

di GIULIO MOLA

PRESIDENTE Enrico Preziosi, tutto avrebbe voluto tranne che la visita a domicilio dei campioni d’Europa per festeggiare il ritorno in serie A del Genoa…
«Sicuramente come prima partita non è il massimo, anche perché noi abbiamo qualche problema in difesa e parecchi infortunati, e per questo sarebbe stato meglio affrontare il Milan più avanti. Però, visto che ci siamo, togliamoci subito “il dente”, anche se non vogliamo passare per le vittime sacrificali. Forse il vantaggio di questa sfida è che non siamo noi a rischiare, perciò il risultato non è scontato. Dobbiamo solo cercare di non fare figuracce. La permanenza ce la giocheremo contro Catania e Livorno, perché sia chiaro, è quello il nostro primo traguardo».
Sarà un debutto di fuoco, certamente una “prima” blindatissima. Il Prefetto di Genova ha deciso di vietare l’ingresso allo stadio alla tifoseria milanista organizzata. Lei cosa si sente di dire?
«E’ una sconfitta per il calcio. Avrei voluto vedere uno stadio aperto a tutti nella speranza di assistere ad una gara senza patemi d’animo. Dopo quel che è successo a Catania in febbraio è assurdo pensare di dover ancora andare allo stadio a rischiare la propria incolumità se non addirittura la vita. Perciò avrei consentito l’accesso anche ai tifosi milanisti, oggi i facinorosi si possono contare e isolare. Ma capisco pure che 12 anni dopo la morte del povero Spagnolo c’è il rischio di disordini, e rispetto le decisioni delle autorità competenti. Posso però assicurare che quella del Genoa è una tifoseria seria e matura, e sono convinto che a Marassi vedremo solo spettatori in festa».
Intanto lei sarà seduto accanto al collega Galliani. Come sono i vostri rapporti dopo anni di battaglia in Lega?
«Considero Galliani una persona perbene. Dirò di più, un amico, visto che non mi ha abbandonato nei momenti per me più difficili. Con lui ci sono stati confronti e scambi opinioni, magari anche forti, ma mai uno screzio come invece è successo con altri presidenti con cui ho discusso in maniera animata».
Berlusconi a maggio venne a Genova e promise: “Se i rossoblù salgono in serie A li rinforzo con due giocatori”. E invece?
«Alla fine ci ha dato Borriello (pausa e sorriso…) e ho dovuto pure pagarlo bene. Però sono contento, resta una degli attaccanti più forti in circolazione, non gli manca nulla. Aveva bisogno solo della fiducia di una società che credesse in lui, il Genoa gliel’ha data…Ma guardi, anche io ho offerto dei miei calciatori al Milan…».
E cosa le hanno risposto?
«Anni fa avevo proposto loro l’attaccante Milito che adesso vale 20 milioni di euro. Peccato, fossero stati più attenti…E poi il difensore Criscito, ma loro cercavano gente più esperta. Restano dirigenti fra i più bravi, e comunque i rapporti sono ottimi».
Visto che Berlusconi e Galliani non scenderanno in campo, chi toglierebbe dalla formazione del Milan?
«Non ho dubbi, Kakà. Quello mi farà ammattire la difesa, ne sono sicuro…Ma in una squadra che ha vinto la Champions c’è da temere e rispettare tutti».
Proprio in questi giorni i vostri cugini hanno presentato in “pompa magna” Cassano. Sia sincero, prova un pizzico d’invidia per la Sampdoria?
«Le confesso di no. I tifosi hanno fatto bene ad accogliere con entusiasmo il giocatore, ma non sempre bastano i grandi nomi per ottenere grandi risultati. Non invidio la Samp perché anche io avrei potuto cercare il colpo a sensazione, che magari non sarebbe stato utile alla squadra. Io devo accontentare i miei tifosi, perché a Genova il derby lascia il segno: ma stiano tranquilli…».
Lei torna in serie A nella stagione del nuovo corso arbitrale, quello di Collina. Però, se le premesse sono quelle della settimana scorsa, quando il romano Valeri ha diretto in maniera disastrosa la vostra partita contro l’Ascoli, c’è poco da stare allegri…
«E’ vero, in Coppa Italia siamo stati vittime di errori clamorosi, così evidenti che non capisco come possano essere sfuggiti. Ma non penso alla malafede, diamo tempo anche agli arbitri di sbagliare, così come sbagliano calciatori e presidenti. Purtroppo errori ce ne saranno sempre, mi preoccupa uno come Inzaghi che balla sempre sulla linea del fuorigioco».
Chiosa finale. E’ bello risentirla parlare di calcio con grande serenità…
«Ma io non posso dimenticare ciò che ho passato negli ultimi due anni. Mi sento tranquillo e felice per aver riportato il Genoa in serie A ed alla vigilia della partita con il Milan sono emozionato come un bambino. Però dimenticare, quello no…».