Pessotto, un anno dopo:
“Ora non mi sento più solo
Grazie anche ai lettori di quotidiano.net”
(x.j.) Un anno dopo il terribile volo che mise a repentaglio la sua vita, Gianluca Pessotto ha concesso un’intervista esclusiva a QN Quotidiano Nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno) che la pubblica nella sua edizione odierna, a firma di Giulio Mola (il servizio è anche on line su www.quotidiano.net).
Un anno fa, anche i lettori di quotidiano.net si mobilitarono per testimoniare la loro simpatia e la loro solidarietà a Pessotto, al quale, in occasione del loro incontro a Torino, Mola ha consegnato le centinaia di post pubblicati sul blog Mister X.
Oggi, il team manager della Juve coglie l’occasione per ringraziare tutti con questa lettera che volentieri pubblichiamo e della quale gli siamo grati.
———————————————————–
Caro Direttore, seppur a distanza di tempo desidero ringraziarti per l’affetto e le belle parole avute nei miei confronti nei giorni terribili successivi al mio incidente.
Colgo l’occasione anche per ringraziare le numerose persone che tanto a cuore hanno avuto la mia storia e hanno pregato per me, in particolar modo tutti coloro i quali hanno scritto premurose mail sul giornale on line da te diretto.
Ho avuto modo di leggerle e mi sono commosso, e devo dirti che è anche grazie al sostegno di tanta gente comune che non ha fede calcistica, che sono riuscito a voltare pagina e a guardare la vita con più fiducia. Grazie di cuore a tutti, la vostra sensibilità mi dà energia per per andare avanti con ottimismo. A presto.
Gianluca Pessotto
25 Giugno 2007 alle 17:13
Mandi Gianluca,
o sòi contènt di viòditi in pìns e in saluut.
Ten bòt!
25 Giugno 2007 alle 17:15
Gianluca,
sei volte campione d’italia, campione d’Europa, ottimo team manager e, soprattutto, come ti ha definito Jacobelli, galantuomo.
Un abbraccio affettuoso a te e alla tua bellissima famiglia.
25 Giugno 2007 alle 17:56
Saluti al grande Pessotto, un esempio calcistico e un vero signore, come ce ne sono rimasti pochi.
Auguri e buona fortuna,
Maurizio De Paola
25 Giugno 2007 alle 17:59
…….A GIAN LUCA pESSOTTO persona ……bentornato ….e forza da un interista
25 Giugno 2007 alle 18:01
Mandi Tatanka, qui tutto ok, e li? Visto che scherzetto con Suazo… lo zio Fester ha perso gli ultimi peli che ancora aveva in t…
25 Giugno 2007 alle 18:27
Pesso hai una forza sovrumana!!
spero che anche la società di cui fai parte riesca a risorgere come hai fatto tu.
25 Giugno 2007 alle 18:32
X PUMARIO
MA TU SEI ITALIANO O NO? LA CAPISCI LA NOSTRA LINGUA? HO I MIEI SERI DUBBI.
QUESTO ARTICOLO PARLA DI PESSOTTO E NON DELL’INTER.
OH MA AVETE PROPRIO DEI COMPLESSI DI INFERIORITA’, MA DOBBIAMO PARLARE SEMPRE DELL’INTER.
VATTENE IN UN ALTRO BLOG PER FAVORE E PORTATI DIETRO ARIX E COMPAGNIA BELLA.
25 Giugno 2007 alle 20:02
Pumario sei proprio come il tuo presidente, perdi l’ennesima occasione per stare zitto.
GRANDE PESSO!!!!!!
25 Giugno 2007 alle 20:29
Forza Pessotto, a noi sportivi fa molto piacere che tu stia bene, ti auguriamo tanto bene.
25 Giugno 2007 alle 21:58
Gianluca Pessotto , una buona stretta di mano ed un caloroso abbraccio , ciao.
25 Giugno 2007 alle 22:01
Caro Pessotto
a pochi è concessa una seconda occasione.Tu sei una persona stupenda,un’anima buona,un uomo corretto e onesto.
Io credo che il tuo gesto ha smosso tutti i Santi del Paradiso,la tua vita non poteva finire in quel modo.
Sono felice per te e per la tua famiglia che tu sia ancora tra noi e con noi .
Tutto il mio affetto di mamma e juventina.
25 Giugno 2007 alle 22:19
Pumario ma quanto Picolit ti sei già fatto? qui si parla di una persona straordinaria come Pessotto e tu parli di acconciature, Galliani e Suazo.Non ho parole. Complimenti a Tatanka, Lu, Rocco e Crescenzo, che, nonostante non siano juventini hanno avuto belle parole per il Pesso.
26 Giugno 2007 alle 01:01
X PUMARIO.
Ancora una volta anche se non c’era bisogno dimostri di essere strafottente: vallo a fare da un altra parte e portati dietro anche ARIX e compagnia cantando non qui, qui ci sono dei (SIGNORI) che parlano non di signori come te e il tuo onesto presidente.
26 Giugno 2007 alle 09:15
Egr. Sig. Pessotto.
E’ strano il destino.Ad alcune persone viene concesso di vivere due volte.
Le due vite sono separate da un evento drammatico che può essere una grave malattia inspiegabilmente scomparsa o un episodio tragico come il Suo, ma, per un disegno superiore,quell’episodio, invece che segnare la fine di una vita,coincide con l’inizio di una nuova. Ognuno di noi ha una squadra del cuore,ma tutti abbiamo a cuore la vita e per questo facciamo il tifo per Lei.
Le auguro di affrontare questa nuova esperienza con serenità; lo faccia per se stesso,per chi le vuole bene ed anche per tutti coloro che non hanno avuto una seconda chance.
26 Giugno 2007 alle 09:56
PUMARIO , consentimi di dirti che il tuo commento e’ inopportuno da paragonarsi ad un entrata di Materazzi a gamba tesa in una partita di bocce . Mandi
26 Giugno 2007 alle 13:44
Un grande saluto e un abbraccio affettuoso da un milanista..
26 Giugno 2007 alle 15:34
Caro Pessotto
Una persona a me cara non ce l’ha fatta………purtroppo.
Lei non si scordi mai di che cosa grande sia veder crescere i propri figli.
Un imbocca al lupo sincero e affettuoso.
MAC
26 Giugno 2007 alle 19:24
Grande PESSO…..anche se non ti vedremo piu in campo, speriamo che tu rimanga in società per tornare tutti insieme ad avere una grande JUVE……..ormai ne son rimaste poche di persone come te……..FORZA JUVE FORZA PESSO………
26 Giugno 2007 alle 19:42
grande eterno ragazzo, sei un grande.
Un abbraccio.
27 Giugno 2007 alle 20:18
Grande Pessottino..un abbraccione ed un saluto affettuoso da tutta la fossa dei leoni!Da antagonista so che farai tornare grande la Juventus!
28 Giugno 2007 alle 18:18
La sciamo perdere Pumario , Arix , Tatanka etc… Inter o Milan o chicchessia .
Facciamo i complimenti a Pessottino, quello che gli é accaduto l’anno scorso ha scosso un po’ tutti .
Li’ non c’é piu’ bandiera, che sia Juve o qualsiasi altra squadra , c’é l’uomo !!!!!!!
Sono interista, e nonostante tutto devo riconoscere che Pessotto prima di essere un gran giocatore e soprattutto una brava persona a cui molti vogliono bene.
Ricordatevi alla coppa del mondo dopo italia - ucraina , tre n ostri giocatori a fine partita che cosa mostrarono al mondo intero ?
Un tricolore con un augurio per Pessottino, per la sua vita e per la sua famiglia .
Allora, lasciate perdere per una volta gli sfotto’ fra interisti, juventini etc…
AUGURI PESSOTTO !! questo é il mio augurio .
Se c’é qualcuno che non condivide , che cambi sport, forse é meglio ……..
Ciao Nino
29 Giugno 2007 alle 09:40
Grande Nino , sono le persone come te che ammiro ed ammirero’ sempre . Gli sfotto’ fra tifosi si fanno e si possono fare al momento opportuno , ma quando c’e’ l’uomo ,come dici tu, bisogna riconoscere il suo valore , la sua forza , la sua intelligenza e la sua vita. Condivido al 100% quanto hai scritto , io non cambiero sport , altri dovrebbero farlo………… Ciao
7 Luglio 2007 alle 00:54
Pessotto, sei tutti noi e noi siamo e siamo sempre stati con te. Ti prego di ascoltare una cosa: cerca la verità. La verità su quello che ti è successo forse non la sa nessuno, forse qualcuno, ma quasi di sicuro non hanno potuto saperla con certezza i tuoi psichiatri, che non hanno fatto altro che riferirti la verità ufficiale, “trovata” in modo raffazzonato e molto affrettato. Come ben saprai, molti non accettano ancora il verdetto per cui il tuo sarebbe stato un tentato suicidio. Potrebbe trattarsi di una fabbricazione esterna. Tu non hai mai ricordato spontaneamente nulla dei fatti accaduti quel dannato giorno. Sono stati gli psichiatri che te lo hanno fatto ricordare, vero? E, questo, ne converrai, dire che adesso tu ricordi quel fatto è un po’ dire di ricordare le proprie vite passate dopo essere stato “aiutato” da un guru, per quanto sia in buona fede.
Il ricordo rischia di essere un costrutto esterno, inautentico. In effetti tu non ricordi fatti di quel momento, ma solo le tue emozioni negative. Inoltre oggi, alla domanda come ti senti dentro, dichiari che ti senti come se fosse ci fosero stati degli “alieni che hanno tentato di divorarlo”… è come se queste tue parole indicassero che c’era qualcosa di altro, non è stata una tua scelta. Insomma, ti prego di non considerare di avere in pugno la verità su quello che ti è successo.
Perché l’ipotesi del tentato suicidio è sbrigativa e da rivedere. I veri fatti. Le interpretazioni. L’insostenibile leggerezza dell’ipotesi di tentato suicidio. Il lavoro giornalistico: giustificare lo pseudofatto e trasformarlo in “fatto”
PESSOTTO E CALCIOPOLI(ASP) TORINO – Perché l’ipotesi del tentato suicidio è sbrigativa e da rivedere I fatti Pessotto, da un mese team manager della Juventus, la mattina del 27 giugno, due giorni prima del maxiprocesso di Calciopoli, che inizia il 29 giugno e coinvolge anzitutto la Juventus, si reca nel suo ufficio della sede bianconera, in corso Galileo Ferraris a Torino, si tratta di una sede privata a cui non tutti possono avere accesso. Egli, apparentemente era solo nel suo ufficio al secondo piano. A un certo punto Pessotto è ritrovato sull’asfalto del cortile interno. Due automobili vicine parcheggiate lì sotto sono ammaccate da sopra, evidentemente colpite da Pessotto, e si tratta dell’Alfa 147 del vicepresidente dimissionario Roberto Bettega, e di una Lancia Phedra accostata. Pessotto è ritrovato con un rosario in mano. Pessotto, ha riportato fratture multiple cadendo dal tetto della sede della Juventus a Torino. Non si sa ancora com’è che Pessotto si è ritrovato in quelle condizioni. Questa la notizia. Questi i fatti. Il resto è altro. Il resto sono ipotesi investigative, storie, pseudofatti, pruriti, sciacallaggi, violazioni della privacy, e via violando. Eravamo all’ipotesi. E siamo ancora all’ipotesi investigativa. Subito dopo il fatto, qualcuno ha giustamente parlato di “giallo”. Ma tutto è stato archiviato dopo poche ore, di punto in bianco. Tutti i giornali si sono affrettati a trasformare l’ipotesi in “fatto”. Il supposto “fatto” del tentato suicidio. Ma ricostruiamo cos’è accaduto dopo i fatti. L’insostenibile leggerezza dell’ipotesi di tentato suicidio. Il suicidio, in un’indagine seria, deve essere l’ultima ipotesi, non la prima. O meglio, può essere indagata come prima ipotesi in modo che, se è il caso, si può subito escluderla. Ma il suicidio è sempre la prima ipotesi e l’ipotesi più facile, innocua, adatta e comoda per tutti, ma proprio tutti: inquirenti, giornalisti, possibili sospetti di omicidio, e anche per lo stesso Pessotto e famiglia, come vedremo ecc. Mai sentito parlare della parola defenestrazione? In ogni caso, bisogna procedere per esclusione. In questo caso, si sono escluse ipotesi diverse dal tentato suicidio? No, ci si è subito diretti all’ipotesi facile facile, facile per tutti, e l’ipotesi più favorevole a Calciopoli e ai relativi poteri forti: l’ipotesi dei don Abbondio. E con che leggerezza ora i giornalisti la presentano come un fatto! I giornalisti riferiscono che alcune circostanze fanno propendere gli inquirenti per l’ipotesi del tentato suicidio: A) Pessotto sarebbe salito fino a un abbaino da cui avrebbe potuto gettarsi da solo. B) Alla reception hanno raccontato che Pessotto, giunto in auto, l’ha portata nel garage sotterraneo e non nel cortile come faceva di solito. Ma neppure questa è un prova certa. Non è ancora dimostrato nulla. Pessotto avrebbe benissimo potuto parcheggiare l’auto nel garage perché nel cortile c’erano altre auto o per qualunque altro motivo diverso dal tentativo di suicidarsi. E se avesse voluto mettere nel garage la sua auto per non crearle danni, comunque, ha urtato comunque delle auto, lui che era così rispettoso e sportivo: e ha danneggiato l’Alfa 147 del suo collega e vicepresidente dimissionario Bettega. Un’ANSA dice che “L’ allarme è scattato alle 11, mentre nella sede della Juventus c’ era il vicepresidente dimissionario Roberto Bettega”, eppure solo alle 12,30. Però la prima richiesta di intervento al 118 era giunta solo verso le 12,30. Solo errori di stampa o c’è dell’altro, nell’arco di quest’ora e mazza? E Pessotto era solo (come dicono alcune fonti) oppure no? Che non fosse solo lo dice IL RESTO DEL CARLINO (27 giu): “Il primo ad accorrere e’ stato Giovanni Cobolli Gigli, futuro presidente della Juventus, accorso dall’Ifil - spiega Andrea Griva, portavoce dell’Ifil - al momento dell’accaduto erano presenti in sede l’ex vicepresidente Roberto Bettega e il direttore sportivo Alessio Secco. Non e’ stato trovato alcun biglietto nel quale Pessotto abbia lasciato qualche dichiarazione”. C) Sul davanzale dell’abbaino, dal quale si sarebbe gettato, sono state trovate le chiavi dell’auto e il suo telefono cellulare. Perché mai avrebbe dovuto lasciare sul tetto il telefono cellulare? Forse per evitare che potesse comunicare a qualcuno le ultime parole, quello che sapeva? D) Si è subito cercato di far credere che la cosa più probante circa il “tentato suicidio” sarebbe la presenza di un rosario fra le mani di Pessotto (mai restituito alla moglie e, forse, mai visto da questa)! Nulla di più ridicolo e assurdo. Il rosario non va a supporto di nessuna ipotesi, ma anzi resta elemento sospetto. Come se vedere un cattolico che si suicida con un rosario fra le mani fosse la norma! Ci rendiamo conto? Era cattolico, aveva il rosario in mano, quindi si è voluto suicidare! Che logica è questa? Rosario, simbolo di fede, fra le mani di chi avrebbe osato un atto estremo di infedeltà. Se Pessotto ha avuto la lucidità di impugnare il rosario e pensare alla fede in chi dà la vita, come ha potuto compiere quel gesto di togliersi la vita, di compiere uno dei peccati più gravi della fede cattolica? Abbiamo dunque un’ipotesi di tentato suicidio, ossia qualcosa che è ancora uno pseudofatto, assunto però come fatto. I giornalisti si affrettano ad avallare l’ipotesi del suicidio, proprio come si affrettano a farlo i dirigenti bianconeri. Pessotto e’ giunto al pronto soccorso di chirurgia delle Molinette ancora cosciente: ‘’Si lamentava per il dolore'’, ha detto un testimone. Non si sa cos’altro abbia detto. Di certo, Pessotto non ha ancora confermato nessuna ipotesi di tentato suicidio. Né aveva mai lasciato dubitare nessuno che avrebbe potuto compiere tale gesto. Per sapere la verità bisognerebbe far parlare Pessotto, il vero e unico diretto interessato, che non ha ancora aperto bocca in merito. E non sarebbe ancora abbastanza. Secondo alcune voci, che certo non trovano la minima conferma ufficiale, Pessotto, neodirigente bianconero e che per molti resta una delle (non molte) “facce pulite” del calcio, a conoscenza di alcuni illeciti relativi Calciopoli, avrebbe manifestato l’intenzione di sporgere denuncia e successivamente ignoti lo avrebbero minacciato di gravissime ritorsioni contro la sua famiglia, cosa che gli impedirebbe, anche nel caso in cui sopravvivesse, di rivelare la verità (visto il rischio di trascorrere la vita non solo da possibile disabile, ma anche sotto scorta, lui e tutta la famiglia). Perché dovremmo credere così facilmente che un padre di famiglia trentasettenne con due figlie e moglie, con mamma, papà, fratello (anche lui professionista del calcio), ovviamente senza problemi economici, che si è sempre dimostrato emotivamente equilibratissimo (come ha dimostrato sul campo), cattolico praticante e ben conosciuto dal suo parroco, che da pochi giorni aveva assunto con entusiasmo impegni lavorativi di prestigio anche come commentatore per Sky TV, svegliandosi una mattina qualunque, cercherebbe di suicidarsi. Pessotto, conosciuto per la sua grande sportività, e definito da Cannavaro “l’uomo più buono del mondo” avrebbe davvero potuto compiere un atto così antisportivo nei confronti, anzitutto, dei suoi cari, neppure degnati di un biglietto di addio? Lo sgomento degli azzurri ha ragioni profonde: tutti in fondo sanno che Pessotto non avrebbe potuto fare, da solo, una cosa simile. L’ipotesi del tentato suicidio dunque non trova la benché minima giustificazione ed è quindi scarsamente credibile. Ma è poco credibile anche la modalità del tentato suicidio. Sospetta è la sede dell’episodio: perché proprio nell’ambito privato del nucleo nevralgico di Calciopoli? Ma soprattutto è sospetto il tipo di “suicidio” che avrebbe scelto, che non dà la sicurezza di morire ma dà la quasi certezza di una sopravvivenza problematica, con rischio di paralisi vita natural durante. Ebbene, perché dovrebbe prendere una decisione così azzardata, approssimativa, inefficace, lui, un trentasettenne laureato in legge, soprannominato ‘professore’ e “certamente di una categoria superiore dal punto di vista intellettuale”? (Massimo Moratti, TGCOM, 27 giu). È abbastanza chiaro che Pessotto non aveva esattamente l’intenzione di suicidarsi. Se davvero l’avesse avuta, avrebbe scelto fra mille altri metodi più efficienti, a meno che non fosse, cosa indimostrata, sotto l’effetto di LSD o di qualche circostanza, di qualche fortissima pressione esterna che in quella mattina, in quella sede lavorativa, lo avrebbe costretto a un gesto disperato. Il lavoro dei giornalisti: giustificare lo pseudofatto e trasformarlo in “fatto”Lo pseudofatto del tentato suicidio come si giustifica? Può trovare mille diverse motivazioni. Alcune sono comode per Calciopoli e altre scomode (come possibili pressioni esterne). Subito però, stranamente, si è puntato verso le motivazioni più comode in assoluto per Calciopoli e la dirigenza juventina: litigi con la moglie, stato di depressione. Come ha detto Filippo Facci, sul “Giornale”, “sarà che i tentati suicidi per definizione non esistono, perché chi vuole trovare la morte difficilmente sbaglia; il gesto di un Gianluca Pessotto, dunque, viene sovente interpretato come il disperato richiamo di chi ha camminato verso la morte ma voltato all’indietro, dandole le spalle, cercando il nostro aiuto. Sui giornali lo schema è sempre quello: chi ipotizza una malattia incurabile, chi debiti, chi una disperazione giudiziaria, su tutte una sbrigativa certezza, era probabilmente depresso. Fior di studi dimostrano che tra i depressi la propensione al suicidio non è maggiore che tra i malati di artrite”. Vari giocatori della nazionale ricordano la felicità loro e di Pessotto quando era venuto a far visida alla nazionale in Germania. Addirittura, Antonello Valentini, capo ufficio stampa della Federcalcio, spiega di aver incontrato l’ex giocatore azzurro pochi giorni fa. “Ho incontrato Pessotto nell’intervallo della partita di Amburgo contro la Repubblica Ceca. Ci siamo abbracciati, lui era contento. Per tutti noi Pessotto è stato sempre un grande esempio, per competenza e serietà. Pensavo proprio che questo nuovo incarico nella Juventus gli desse entusiasmo”. Questo naturalmente non dimostra che Pessotto non soffriva di depressione, ma è utile per capire che Pessotto era tutt’altro che percepito come un ragazzo in gravi difficoltà. Comunque sia, “da indiscrezioni provenienti da ambienti investigativi vicini alla Juventus si apprende che Gianluca Pessotto era in cura da un medico per depressione e oggi aveva preso un appuntamento col sanitario. Il suo stato depressivo sarebbe stato legato a problemi personali” (IL RESTO DEL CARLINO, 27 giu). I giornalisti ancora una volta sono gentilmente instradati laddove non potranno ledere interessi calciopolistici. E i giornalisti colgono la palla al balzo. Non sia mai che anche loro sian costretti a dire qualcosa che può mettere ancora più in difficoltà Calciopoli. Ricapitolando. Pseudofatto: il ragazzo ha voluto suicidarsi. Ora, troviamo una giustificazione. Ah, sì, il ragazzo era “debole”, “malato”, “aveva litigato”. Ora possiamo accettare lo pseudofatto tranquillamente, con naturalezza! E Calciopoli non c’entra nulla. Non era lui, ragazzo forte, limpido, leale, onesto, che poteva essere scomodo per Calciopoli. Non sia mai! Lui era fragile! Dire che uno si è suicidato per la depressione non vuol dire nulla, eppure soddisfa le menti dando l’impressione di “ah, ecco la spiegazione, era depresso!” Ma non significa nulla. Non è scritto da nessuna parte che depressione = suicidio. Né che dalla depressione consegue necessariamente il suicidio. Il suicidio è un atto meditato, coordinato. Non esiste nessuna supposta “malattia mentale” né nessuna “malattia organica” che comporti necessariamente un atto coordinato e volontario come il suicidio. Un atto coordinato come quello è il frutto di fattori esperienziali e culturali ben precisi. Credere al “suicidio per depressione” è un modo facile facile per eludere la questione di quali siano questi fattori esperienziali e culturali. Il suicidio o tentativo di suicidio, se è tale, è anche voluto con la testa per via di eventi ambientali e relative interpretazioni dell’aspirante suicida. Altrimenti non è suicidio né tentativo di suicidio, ma qualcos’altro. Eppure lo stato di depressione viene dato per scontato come giustificazione sufficiente a determinare il suicidio. Così si trattava di giustificare lo stesso stato di depressione. E subito facinorosi imprecisati insinuano l’idea (comodissima per Calciopoli) di un male incurabile, da cui sarebbe derivato uno stato depressivo e un tentativo di suicidio. Il medico della Juventus, Agricola, con sdegno, ha subito detto: “E’ un’idea ridicola, come coloro che la sostengono. Una cosa che mi fa ridere, roba da pazzi. Posso dire soltanto questo” (AG GRT, 27 giu). Ma questa non è che una delle irrealistiche e affrettate insinuazioni giustificatorie del supposto tentativo di suicidio. Peraltro, sulle domande circa le possibili cause della depressione, Agricola non ci aiuta certo a risolvere gli inquietanti interrogativi dicendo che «ci sono motivazioni che non posso dirvi. Si tratta di problemi psicologici che possono colpire chiunque. Ne soffriva da poco». E così si sono fatte presto circolare altre ipotesi sul gesto dell’ex calciatore bianconero: sarebbe stato in cura da un medico per una forma di depressione e proprio oggi aveva preso un appuntamento col sanitario. Anche la moglie, Reana Pessotto, propende per una “giustificazione depressiva”. Ma punta in direzioni diverse, punta verso un ambito pubblico e lavorativo, non certo all’ambito privato e personale. Finora ha dichiarato che “lui da tempo soffriva di depressione. Era diventato molto fragile: una depressione nera per il nuovo ruolo che ha nella Juventus, in fondo non gli piaceva veramente come aveva creduto all’inizio Da un mese e mezzo la mattina faceva fatica ad andare in ufficio: la proposta di diventare Team manager della Juventus lo aveva allettato, ma poi si era reso conto che quella non era la vita adatta a lui. Ma forse per lui era presto per appendere le scarpette al chiodo” (da “Affari italiani”). Dunque Pessotto sembra fosse effettivamente in stato di depressione e fragilità. Ma è la stessa moglie di Pessotto a suggerire il legame fra questa depressione e l’inizio dell’attività come dirigente bianconero. Allora viene da chiedersi come si ponesse Pessotto in relazione alle crisi giudiziarie di Calciopoli. Ebbene, non si poteva senz’altro dire sempre preoccupato, ma anzi ottimista e a volte quasi entusiasta. In una conferenza sul calcio giovanile dichiarò ai microfoni che “Dopo questo polverone potremo iniziare a divertirci”. Un atteggiamento decisamente controcorrente, non certo di compromesso. Contrariamente alla moglie Reana, diversi colleghi di Pessotto hanno cercato di ricondurre il suo stato depressivo alla sfera privata e personale, anziché a quella lavorativa. Insistenze e convergenze che iniziano ad apparire più che sospette. Se poi si dovesse dare retta ad Alberto Custodero, che ne l’“Espresso” (19 maggio 2006) parla di come il sistema-Moggi coinvolgeva anche le forze dell’ordine, tutte le questioni qui sollevate diventerebbero enormemente imbarazzanti e sconvolgenti.
7 Luglio 2007 alle 01:49
segnalo anche questo illuminante articolo di Alberto Custodero (”L’espresso”, 19 maggio 2006) che spiega come la Juventus di Moggi avesse le mani bene in pasta nella polizia. Quella stessa polizia che ha compiuto le indagini sul “tentato suicidio” di Pessotto!
Nel 2004-2005 una sconcertante “guerra per il potere” nella Questura di Torino con la regia del dg juventino
“La Digos? La comanda Moggi”
Cene, omaggi e trasferte gratis per le Fiamme Gialle e un pm
Arbitri, giocatori allenatori, la «combriccola romana». Ma anche carabinieri, finanzieri, poliziotti. E magistrati. Il sistema-Moggi era una piovra che aveva tentacoli dappertutto. L´equazione su cui si fondava la Spa del «Signore del calcio» era «pallone uguale soldi. E soldi uguale potere». A Torino Lucky-Luciano dispensava favori e regalie ad alti ufficiali dell´Arma e generali delle «fiamme gialle», a patto che fossero «sensibili» alle sue esigenze. La «riconoscenza» delle forze dell´ordine veniva ripagata con biglietti, inviti a trasferte all´estero, orologi, magliette e cene. Il direttore generale della Juventus sapeva di essere potente. Al punto da «fare la guerra al Questore di Torino», vincendola. Dalle telefonate intercettate dai carabinieri del Lazio, coordinati dalla procura di Napoli, emerge un quadro inquietante di come funzionasse la Questura. In via Grattoni, negli uffici più delicati, quelli della Digos, Moggi aveva un fedelissimo, Dino Paradiso, ispettore capo, che faceva parte della «squadra calcio», le cosiddette scorte addette all´incolumità dei calciatori. Quando l´ex capo della Digos, Giovanni Sarlo, lo cacciò perché «noi siamo poliziotti, non dipendenti della Juventus», Lucky Luciano andò su tutte le furie. Era l´ottobre del 2004. A Sarlo, nel frattempo, era succeduto il suo vice, Giuseppe Petronzi. Paradiso si era lamentato con il suo «superiore» (Moggi, non Petronzi), del fatto di essere stato tolto dalla sezione calcio. Ecco cosa disse al «suo» ispettore il Dg della Juventus a proposito del Questore Rodolfo Poli e del nuovo capo della Digos. «Ma comunque devono andà in culo, solo che devono stare attenti praticamente da come si comportano perché sennò poi dopo ci so anche le note di qualifica per Questore e per tutti e….». Furibondo, la voce alterata, minaccioso, insomma, Moggi nei panni di Lucky Luciano: «Gli dico chiaro chiaro al Questore: vuole la guerra? Io la guerra gliela faccio, eh? Lui con me, a me mica mi conosce tanto bene come so fatto». Il questore ha poi avuto occasione di conoscere come era «fatto» Moggi quando dal Ministero degli Interni qualcuno gli ha telefonato imponendogli di ripristinare Paradiso alle sue mansioni juventine. Deve essere stata una telefonata talmente importante da costringere anche un funzionario irreprensibili fino all´esagerazione come Poli (che non usa neppure l´auto di servizio), a ordinare a Petronzi, verbalmente, il re-integro dell´uomo di Moggi. «Io - si vantava Moggi - quando uno vuole esagerà, e quando uno esagera, poi batte sempre la testa e. Ma gliele abbiamo sgominate tutte. Dino, Dino glieli faccio abbassà io, vai tranquillo…». Sia Poli, che Petronzi, i due più alti dirigenti della polizia torinese, dopo l´intervento dall´alto, hanno dovuto «abbassà» la testa. La Questura di una città importante come Torino s´è dovuta piegare alle volontà del «padrone del calcio». Una volta tornato al suo posto, Paradiso ha cominciato un´attività, diciamo così, di seduzione del suo capo, inferocito. Non è stato facile, per Petronzi, uno dei poliziotti di punta dell´Ucigos nella lotta in Italia al terrorismo islamico e anarchico, farsi mettere i piedi in testa da un suo sottoposto, un «semplice» ispettore capo. Paradiso iniziò a invitarlo a cene, trasferte in Italia (Firenze), all´estero (Madrid), a caffè e aperitivi. Le provò tutte, pur di ingraziarselo. Portò nell´ufficio del suo capo magliette, qualche biglietto. Compito non facile. Paradiso a Moggi: «Ma….non lo so, perché poi sai che cos´è, Petronzi alla fine quello è pure rattuso, perché lui le prende queste cose e non dice nulla!». Petronzi, in realtà, alla fine modificò atteggiamento. Dopo il muso duro dei primi giorni fece buon viso a cattiva sorte. Finse sempre di accettare gli inviti, per poi disdirli all´ultimo momento, inducendo Moggi & C. a pensare che si fosse «allineato». Ecco i passi più significativi delle conversazioni fra il Dg juventino e il suo fedelissimo poliziotto. Paradiso: «Il dirigente Petronzi ha chiesto se poteva essere invitato a seguire la trasferta di Madrid. (ride). Eh, lo facciamo venire, dai! Eh! Hai visto? Poi so tutti uguali! So tutti uguali, no?» Moggi: «Lo faccio per te!». Paradiso: «No, no, tu fai quello che pensi sia meglio fare!» Moggi: «No, no, no, lo faccio per te ! Anche perché capiscono in pratica che devono star tranquilli! Lasciami fare, digli di si! Va bene! Va bene! Ok!». In questo caso, l´ispettore millantò. Le cose sono andate un po´ diversamente: Paradiso aveva invitato il suo dirigente alla partita di Firenze. Come al solito, Petronzi aveva inventato una scusa per declinare l´invito rispondendo che avrebbe partecipato alla prossima trasferta all´estero, Madrid appunto. Anche nel caso della partita in Spagna, tuttavia, si era ripetuto il copione, con la disdetta dell´invito all´ultimo momento. Luciano Moggi, che esercitava un enorme potere in Questura (al punto di far intervenire la Digos per aiutare Lua, la colf clandestina della sua fidanzata bloccata senza documenti a Catania), «trattava» con carabinieri e guardia di finanza. Il generale delle «fiamme gialle» Giuseppe Mango, «partecipava a cene istituzionali con Moggi che lo aveva invitato alla trasferta madrilena». L´ufficiale - si legge - richiedeva gadget e biglietti omaggio. «Per la partita con il Real Madrid - si giustificò Mango - mi stanno distruggendo da Roma». «Istituzionali» pure i rapporti a con il colonnello Angelo Agovino, comandante provinciale dei carabinieri, che a natale ricevette un «pensierino», due orologi da 500 euro l´uno. Moggi frequentava anche i magistrati, come l´amico di vecchia data Beppe Marabotto. Ma dei procuratori non aveva grande considerazione. Significativo il rapporto con Rinaudo che, in un´occasione, aveva chiesto a Moggi «una cena più intima senza la presenza della squadra». Lucianone parlò con Tonino Esposito, un uomo indagato negli anni Ottanta perché, secondo un pentito, avrebbe dovuto ammazzare Zampini su ordine di Franco Froio (accusa rivelatasi infondata). Moggi: «È nà rottura di palle»…Tonino: «Ma non fa niente. Tanto questi qua so tutti la stessa pasta, so´ sti magistrati».
7 Luglio 2007 alle 02:31
PESSOTTO DEFENESTRATO: MOLTO PROBABILE