Commenti a: Italiani più protetti, ma la Nato ha una strategia? http://www.blogquotidiani.net/bianchi/?p=36 di Lorenzo Bianchi Fri, 10 May 2013 21:19:04 +0000 http://wordpress.org/?v=2.0.4 di Lorenzo Nannetti - Bologna http://www.blogquotidiani.net/bianchi/?p=36#comment-3689 Tue, 22 May 2007 19:53:39 +0000 http://www.blogquotidiani.net/bianchi/?p=36#comment-3689 Credo l'articolo manchi un punto fondamentale, che è la chiave di tutto e spiega anche il perché certe operazioni di peacekeeping/peaceenforcing vengano condotte in un certo modo e secondo certe modalità. Le truppe ISAF, e con loro le truppe dell'Operazione Enduring Freedom, partecipano alla medesima missione di "pacificazione" dell'Afghanistan. I nomi diversi delle operazione non ingannino, essi sono più ad uso delle forze sul campo che degli "spettatori" a casa, per quanto siano questi ultimi, non capendo, a usarli come giustificativi per le proprie considerazioni. Per pacificare una regione come l'Afghanistan la strategia NATO è su 2 fronti. Agire solo su uno è il modo migliore per fallire, giacché nessuno dei due ha speranza di riuscita senza l'altro. Il primo "fronte" è quello della ricostruzione e dell'aiuto umanitario: impegnati in questo fronte sono ad esempio gli Italiani, con gli aiuti per la ricostruzione, il supporto ai progetti umanitari, l'aiuto al governo e alle istituzioni locali perché si ricostituiscano, l'addestramento delle forze di polizia ed esercito che un giorno prenderanno il controllo, l'aiuto diretto alla popolazione. Il secondo "fronte" è quello militare per sconfiggere o almeno indebolire sensibilmente i Talebani. Perché servono tutti e due? Perché ovviamente l'opzione militare da sola non basta, bisogna dare al paese i mezzi per, in futuro, poter camminare da solo. Bisogna dare una speranza concreta alla popolazione. Ma allo stesso tempo non bastano solo opzioni come le azioni umanitarie o addirittura "la conferenza di pace": a che servono se i Talebani uccidono o schiavizzano (come hanno già fatto in passato e fanno tuttora, ricordiamolo bene) chi non la pensa come loro anche e soprattutto nel popolo afgano. Se rapiscono e uccidono giornalisti e operatori delle ONG. Se sono pronti a schiacciare ogni diritto delle donne. Qualunque opera umanitaria verremme distrutta o anche solo scacciata dal paese (come, lo ricordo, è già successo...) Troppi scordano che la guerra in Afghanistan non è arrivata con l'invasione USA, ma esisteva anche prima, ricordate l'Alleanza del Nord di Massud? Non confondete mai il popolo Afgano con i Talebani: i due termini non coincidono, soprattutto da quando molti jihadisti esteri si sono uniti ai miliziani del Mullah Omar. Confondereste "gli Italiani" con le BR? Ovviamente le due cose devono essere bilanciate: l'intervento militare non deve compromettere lo sforzo umanitario e di ricostruzione, ma rimarreste stupiti da quanti in Afghanistan abbiano il terrore di vedere i soldati NATO ritirarsi, perché non avrebbero più altra difesa. Per loro, la maggior parte della popolazione, non siamo certo occupanti. Nonostante i tanti tragici errori, che comunque andranno ridotti (non dico eliminati perchè la perfezione non esiste). Se i Talebani verranno indeboliti così tanto da essere costretti a negoziare, la ricostruzione avrà molte più chance di successo, perchè potrà essere eseguita in sicurezza. E allo stesso tempo l'operazione militare avrà successo se lo sforzo di ricostruzione continuerà e sarà efficace là dove la pace già c'è, come modello per il resto del paese. Vi chiedete se la NATO ha una strategia? Ce l'ha eccome. E la sta eseguendo. Con tanti errori, certo, ma anche con molti più successi di quanto non sembri qui da casa. Da dove molta gente non ha la minima idea di cosa serva davvero laggiù in Asia. Credo l’articolo manchi un punto fondamentale, che è la chiave di tutto e spiega anche il perché certe operazioni di peacekeeping/peaceenforcing vengano condotte in un certo modo e secondo certe modalità.
Le truppe ISAF, e con loro le truppe dell’Operazione Enduring Freedom, partecipano alla medesima missione di “pacificazione” dell’Afghanistan. I nomi diversi delle operazione non ingannino, essi sono più ad uso delle forze sul campo che degli “spettatori” a casa, per quanto siano questi ultimi, non capendo, a usarli come giustificativi per le proprie considerazioni.
Per pacificare una regione come l’Afghanistan la strategia NATO è su 2 fronti. Agire solo su uno è il modo migliore per fallire, giacché nessuno dei due ha speranza di riuscita senza l’altro.
Il primo “fronte” è quello della ricostruzione e dell’aiuto umanitario: impegnati in questo fronte sono ad esempio gli Italiani, con gli aiuti per la ricostruzione, il supporto ai progetti umanitari, l’aiuto al governo e alle istituzioni locali perché si ricostituiscano, l’addestramento delle forze di polizia ed esercito che un giorno prenderanno il controllo, l’aiuto diretto alla popolazione.
Il secondo “fronte” è quello militare per sconfiggere o almeno indebolire sensibilmente i Talebani.
Perché servono tutti e due?
Perché ovviamente l’opzione militare da sola non basta, bisogna dare al paese i mezzi per, in futuro, poter camminare da solo. Bisogna dare una speranza concreta alla popolazione.
Ma allo stesso tempo non bastano solo opzioni come le azioni umanitarie o addirittura “la conferenza di pace”: a che servono se i Talebani uccidono o schiavizzano (come hanno già fatto in passato e fanno tuttora, ricordiamolo bene) chi non la pensa come loro anche e soprattutto nel popolo afgano. Se rapiscono e uccidono giornalisti e operatori delle ONG. Se sono pronti a schiacciare ogni diritto delle donne. Qualunque opera umanitaria verremme distrutta o anche solo scacciata dal paese (come, lo ricordo, è già successo…)
Troppi scordano che la guerra in Afghanistan non è arrivata con l’invasione USA, ma esisteva anche prima, ricordate l’Alleanza del Nord di Massud? Non confondete mai il popolo Afgano con i Talebani: i due termini non coincidono, soprattutto da quando molti jihadisti esteri si sono uniti ai miliziani del Mullah Omar.
Confondereste “gli Italiani” con le BR?

Ovviamente le due cose devono essere bilanciate: l’intervento militare non deve compromettere lo sforzo umanitario e di ricostruzione, ma rimarreste stupiti da quanti in Afghanistan abbiano il terrore di vedere i soldati NATO ritirarsi, perché non avrebbero più altra difesa. Per loro, la maggior parte della popolazione, non siamo certo occupanti. Nonostante i tanti tragici errori, che comunque andranno ridotti (non dico eliminati perchè la perfezione non esiste).

Se i Talebani verranno indeboliti così tanto da essere costretti a negoziare, la ricostruzione avrà molte più chance di successo, perchè potrà essere eseguita in sicurezza. E allo stesso tempo l’operazione militare avrà successo se lo sforzo di ricostruzione continuerà e sarà efficace là dove la pace già c’è, come modello per il resto del paese.

Vi chiedete se la NATO ha una strategia? Ce l’ha eccome. E la sta eseguendo. Con tanti errori, certo, ma anche con molti più successi di quanto non sembri qui da casa. Da dove molta gente non ha la minima idea di cosa serva davvero laggiù in Asia.

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